sipario. in scena quattro generazioni della famiglia telfair, scalpellini neri di louisville, kentucky. il protagonista, ben, ha imparato dal nonno papaw che "un muro e fatto allo stesso modo in cui e fatto il mondo. una casa, un tempio". cosi, ora che la vocazione del taglio della pietra in famiglia si va esaurendo, ben dovra fare come la casa e il tempio, e come quelli resistere e restare. l?ultima opera ancora inedita dell?autore di "il passeggero" e "la strada", l?unica nata in forma teatrale, vede la stampa dopo quasi quarant?anni dalla sua stesura, e incastona la tessera finale in un mosaico immaginifico che non cessa di stupirci. scritto alla fine degli anni ottanta, poco dopo "meridiano di sangue", pubblicato nel 1994, contemporaneamente alla "trilogia della frontiera", il dramma in cinque atti "il tagliapietre" non ha avuto la stessa fortuna dei capolavori suoi coevi e non ha mai visto una rappresentazione scenica se non parziale. perche? ben telfair, protagonista dell?opera nonche suo deus ex machina, chiamato a riflessioni dall?alto peso specifico, e uno scalpellino nero poco piu che trentenne che ha abbandonato gli studi in psicologia per dedicarsi alla lavorazione della pietra come suo nonno, l?ultracentenario papaw. a legare i due uomini non c?e solo l?arte della costruzione muraria - "il mestiere" come papaw ama definirlo, quasi non ve ne fossero altri. cio che ben ha scelto di abbracciare e un intero sistema di valori, improntato a rettitudine e onesta. il resto della famiglia ha scelto diversamente: la moglie di ben, maven, ambisce alla professione di avvocato; suo padre, big ben, alla pietra ha preferito il cemento e le ricchezze che e in grado di produrre, mentre suo nipote, soldier, ha fatalmente ripudiato un materiale come l?altro. ben ha radici solide e crede di poter aggiustare tutto. ma non puo. per quale ragione, dunque, questo quintessenziale paladino mccarthiano non ha mai trovato posto su un palcoscenico? troppo ricco il linguaggio, e sta
la vita di eilis lacey a long island, accanto al marito tony, ai due figli adolescenti e a una famiglia italo-americana troppo ingombrante, all?improvviso e andata in pezzi. ma tornare in irlanda dopo vent?anni significa per eilis ritrovare una madre che non l?ha mai perdonata, le amicizie di una giovinezza ormai tramontata, e poi lui, jim farrell, l?amore che avrebbe potuto essere e non e stato. sapra trattenerla questa volta il freddo mare d?irlanda? sapra trattenerla jim? nella casa di eilis lacey, a long island, suona il campanello. alla porta c?e uno sconosciuto, irlandese come lei, che viene a portarle una notizia sconvolgente. la vita di eilis negli ultimi vent?anni e scorsa piuttosto tranquillamente: i due figli ora adolescenti, larry e rosella, il marito idraulico tony, e nelle casette adiacenti due dei suoi cognati, enzo e mauro, con le rispettive famiglie, oltre alla torreggiante suocera francesca. una tipica famiglia italo-americana degli anni settanta, che lavora, mangia, dorme, decide, vive insieme, molto presente e disponibile ma almeno altrettanto voluminosa e invadente. per quella famiglia, per quell?uomo, tony fiorello, vent?anni prima a enniscorthy, in irlanda, eilis ha lasciato un mondo intero: una madre ora anziana che non ha mai accettato la separazione dalla figlia, i tre fratelli che le sono rimasti, jack, pat e martin, dopo la morte dell?amata sorella rose, l?amica d?infanzia nancy, e poi quell?uomo, jim, di cui si era innamorata troppo tardi. ora le parole dello sconosciuto alla porta la spingono a riconsiderare le sue scelte di allora. si avvicina l?ottantesimo compleanno di sua madre, e un?ottima occasione per tornare in irlanda e cambiare aria per un po?. i suoi figli la raggiungeranno a breve e conosceranno quel mondo che scorre loro nelle vene e di cui nulla sanno. a enniscorthy, eilis ritrova un modo di vivere, di pensare e di amare che non era sopito in lei. ritrova gli affetti di un tempo e, con una chiarezza acuita dalla distanza e
dopo "l?architettrice", melania mazzucco torna a raccontare un intero mondo nel destino di una donna. "nessuno sa chi sia. ma e unica, strana, diversa da tutte. non la dimenticheranno". straniera e misteriosa, la protagonista di questa storia arriva in italia nel 1914. nulla di cio che racconta e vero, perche e allo stesso tempo in fuga e alla ricerca di se. non sa ancora esattamente cosa vuole, ma puo essere tutto: scrittrice, pittrice, musicista. diventera invece attrice cinematografica, e col nome di diana karenne sara una delle dive degli anni d?oro del cinema muto italiano: la regina del silenzio. melania mazzucco ha inseguito l?ombra di diana karenne e le sue mille identita negli archivi, nelle biblioteche e nelle cineteche di tutta europa, e in questo romanzo l?ha raccontata con passione, divertimento, dolore e rispetto. perche la letteratura e il contrario del silenzio. nelle sue molte vite, diana karenne e stata qualsiasi cosa: straniera misteriosa, femme fatale, zingara, cantante, imprenditrice cinematografica, spia, suora strappata al convento, santa, contessa, regina, zarina. prima che il tempo ne cancellasse ogni ricordo, fra il 1916 e il 1919 e stata soprattutto la piu affascinante diva del cinema muto italiano. ma non solo. scrive lei stessa i soggetti dei suoi film, inizia a dirigerli, diventando una delle prime registe cinematografiche della storia, e da un certo punto in poi li produce come imprenditrice. irrequieta e sfuggente, diana si destreggia fra aristocratici, diplomatici, produttori dalla fama di banditi, attori a caccia di conquiste, sempre inseguita dal sospetto di essere una spia. si sposta da roma a torino, da milano a napoli e genova. e ammirata dalle spettatrici, che vedono in lei un modello di liberta e indipendenza, e temuta dagli uomini per l?imprevedibilita e gli amori tempestosi. nulla rivela del suo passato, in nessun luogo mette radici. crede per prima alle bugie che racconta, fino a creare una realta alternativa, e una donna n
e` la forma d`arte piu` contraddittoria di tutte. visionaria e insieme classica, pop ma anche snob, fieramente ignorata da molti eppure capace di muovere il mondo. la moda e` un prisma: cultura e industria, sogno irraggiungibile e necessita` quotidiana, haute couture e fast fashion. ma in tutti questi anni, come l`ha raccontata la letteratura? e cosa ne sappiamo noi, veramente? tra grandi nomi e riscoperte che non potremo piu` dimenticare, in questa raccolta scintillano voci, sguardi e immaginari diversissimi, cuciti in un disegno audace, eclettico e divertente, pieno di intelligenza. un viaggio dai salotti sfarzosi di inizio novecento fino alle passerelle e ai flash dei giorni nostri, dai fruscii dell`atelier ai corpi iconici di domani. la moda e` un linguaggio universale, che ci parla di noi e del tempo in cui viviamo. ogni giorno, ogni volta che usciamo di casa, stiamo decidendo come mostrarci al mondo: dobbiamo sapere che tutto cio` che indossiamo e` una forma d`arte progettata per noi da chissa` chi. maria luisa frisa quest`arte la conosce benissimo, la teorizza e la narra da anni. e in questa raccolta si serve di alcuni grandi racconti per dar forma al suo moda-pensiero, usando la letteratura come strumento per parlare di corpi, e degli abiti con cui si mostrano, e delle societa` che attraversano. immaginando la moda come un affaccio panoramico sul mondo. troverete, tra gli altri, joyce carol oates che racconta di ragazze, consenso e abuso nell`america profonda, pier vittorio tondelli con una riflessione su musica, stile e cravatte, bret easton ellis che mette in scena la ricca disperazione del jet set di los angeles. mentre stefano pistolini parte dal mito fondativo di woodstock per capire l`impatto delle ondate giovanili sulla societa` dei consumi, flavia piccinni ci mette in guardia sui pericoli delle sfilate per bambini e ci fa entrare in quell`universo parallelo che e` la moda per l`infanzia. e poi scoprirete la parabola di un artista fuori dagli schemi c
come una visita medica, un film di fantascienza, un pomeriggio d`amore, questo e` un viaggio nel corpo. di tutti i libri sul tema, l`unico segnato da una virgola: "corpo, umano". virgola che impone una pausa, respiratoria e mentale, dentro la quale cercare il proprio, di corpo, oggi al centro di mille attenzioni, ma di nessuna cura: la medicina lo scompone in oggetti parziali, la vita online lo sottrae alle relazioni toccanti, la politica lo strumentalizza. vittorio lingiardi lo riporta con sensibilita` al centro della scena e ci racconta gli organi che lo compongono - uno per uno, dal fegato al cervello, dagli occhi al cuore - con la voce della scienza e del mito, dell`arte e della letteratura. e riesce nell`impresa di restituircelo intero: "elettrico", direbbe whitman, "vivente", direbbe winnicott. tutt`uno con la psiche. autobiografico e psicoanalitico, medico e immaginifico, questo libro concepito in tre stanze - "il corpo ricordato", "il corpo dettagliato", "il corpo ritrovato" - ci accompagna in un viaggio avventuroso all`interno del corpo, celebrando la sua fisicita` senza separarla dalla sua poetica. il sangue e le cellule, i simboli e i ricordi. con le spiegazioni della scienza, le immagini dell`arte, le parole della letteratura, vittorio lingiardi racconta la vita del corpo che e` "il nostro io, ma anche il primo tu". nella sua pratica clinica, nell`esercizio della cura, ne ha ascoltati molti, di corpi. la ricerca del contatto e dell`attaccamento, il tumulto dell`adolescenza, l`esperienza della malattia, il risveglio del desiderio, le metamorfosi del genere. ma anche i sintomi e i silenzi: il taglio sulle braccia che attenua il dolore mentale; le ossa appuntite dell`anoressia; i muscoli gonfi della vigoressia; lo sguardo dismorfico che vede un difetto dove non c`e`; il panico che simula l`infarto. il nostro corpo ci segue e ci accompagna, sa consolarci, puo` essere nemico. e` un laboratorio alchemico capace di apparizioni infinite: anatomico, fisiopatologi
c`e` una piccola isola, nel mare interno di seto, che ha la forma di un`elica e non piu` di centocinquanta abitanti. proprio li`, nell`ufficio postale di awashima, vengono conservate tutte le lettere spedite a un destinatario irraggiungibile: un amore perduto eppure ancora presente, la ragazza che leggeva kawabata su un autobus a roma, l`inventore del fon, il giocattolo preferito d`infanzia, il primo bacio che tarda ad arrivare. come messaggi in bottiglia, sono parole lasciate andare alla deriva che non aspettano una risposta. perche` scrivere puo` curare, tenere compagnia, aiutarci a decifrare il mondo, o la nostra stessa anima. "tutto il senso dello scrivere queste lettere e`, precisamente, scriverle". un romanzo felice, pieno d`incanto, sulla potenza della scrittura e sulla meraviglia che puo` nascere dalla fiducia nelle relazioni, anche quelle con gli sconosciuti. risa sbarca ad awashima in un mattino freddo di primavera, con se` ha una sacca misteriosa gonfia di buste. l`isola e` bellissima, piena di luce, ma si sta spopolando: le scuole chiudono e gli abitanti invecchiano. eppure proprio li` c`e` un minuscolo ufficio postale davvero unico. raccoglie tutta la corrispondenza che, da ogni parte del giappone e del mondo, viene imbucata ma non e` possibile recapitare al destinatario. "awashima e` l`indirizzo che ha preso in carica tutti gli indirizzi perduti della terra". risa si e` offerta di catalogare le tantissime lettere arrivate in dieci anni all`ufficio postale alla deriva (e` questo il suo nome). chi scrive al marito che non c`e` piu`, chi al proprio cuscino, chi chiede perdono a una lucertola a cui da bambino ha rubato la coda, chi si rivolge alla vecchia vicina di casa che gli leggeva libri quando era piccolo, chi manda cartoline alla madre che diventera`, augurandosi di saper trasmettere l`allegria. un lavoro enorme, quello che si e` presa in carico risa, come setacciare l`oceano, ma lei lo fa per ragioni di cuore. perche` suo padre e` un postino, e ha l
"io non sono nato. sono caduto". troverete soltanto dei fra queste pagine, allegri e dispettosi, violenti e gentili, generosi e crudeli, vendicativi, ambiziosi, sognatori. e soprattutto uno: efesto. il dio del fuoco. il dio escluso, storpio, deriso, l`orfano adottato da due madri, l`unico dio che lavora, il fabbro che costruisce una citta` sull`olimpo e i primi automi della storia. il piu` brutto tra gli dei che sposa la piu` bella tra le dee. che cos`e` il mito, in fondo, se non un grande romanzo contemporaneo? "gli dei non sempre si accorgono di cio` che accade. guardano altro, pensano ad altro. si lasciano distrarre. cosi` anch`essi si smarriscono. non capiscono, sbagliano, si confondono. e ogni tanto si perdono qualcosa, che forse era importante". una madre getta nel vuoto suo figlio appena nato, perche` debole e deforme. quella madre e` era, regina del cielo; quel figlio e` un dio, efesto. che precipita dall`olimpo per nove giorni e nove notti, finche` non si adagia sul fondo del mare. lo raccolgono due ninfe, teti ed eurinome, che lo cresceranno nel cuore degli abissi. li` efesto imparera` a trovare la pace nel fuoco: fondera` i metalli, forgera` gioielli, diventera` un artista cosi` famoso che persino era sara` ammaliata dalle sue creazioni. ma chi e` stato abbandonato ha una ferita sempre aperta, e l`arte forse e` solo un modo di rimarginarla. il dio del fuoco raccontato da paola mastrocola e` un dio umile e geniale, inquieto e tormentato, attratto dal mistero indecifrabile che lega l`eternita` alla morte. ed e` un figlio pieno di rabbia che continua a cercare sua madre anche odiandola, dopo esserne stato respinto. non esiste una sola verita` nel mito, sembra dirci l`autrice, e questo ci rende liberi: di aggiungere, togliere, modificare, riscrivere, interpretare. di continuare a inventare infinite versioni, perche` infinito e` il racconto. con il romanzo di efesto, il dio artista che voleva soltanto sentirsi amato, mastrocola ci parla di noi, delle nostre in