
banale, ma vero: la parola chef non ha femminile. ma se nessuna donna e` chef, allora tutte sono cuoche: stellate o no, si raccontano alla pari attraverso il cibo che cucinano. in un mondo della ristorazione tutto al maschile stelle, forchette, cappelli e allori non salvano nemmeno nadia santini o carme ruscalleda dal sospetto di trascurare la famiglia per la mania di cucinare. c`e` amina, che parla solo arabo, eppure e` lei che insegna all`autrice la cucina marocchina a fez; c`e` beth partridge, che cucina italiano in un ristorante di chicago, sognando l`italia dove non e` mai stata; c`e` margherita, maestra a modica di quel che suo figlio, lo chef carmelo chiaramente, definisce "la cucina imperfetta delle madri". c`e` sadja masshour, insegnante di francese fuggita dall`afghanistan che ora cucina mantu e ashak nel suo ristorante a parigi. c`e` jody williams, che in italia era "l`americana" ma a new york fa la cucina che ha imparato dalle casalinghe italiane. e proprio perche` questo libro vuole essere fedele al gap linguistico per cui nessuna donna e` chef, vi si trovano raccontate e ritratte anche le cuoche domestiche, maestre anonime di gesti e virtu`, con le loro ricette piu` riuscite e i loro trucchi del mestiere. un viaggio da modica a fe`s, da barcellona a new york, da lione a samoa nel mondo della cucina al femminile.

dopo un lungo periodo di rimozione, la questione del corpo e` al centro della riflessione intellettuale contemporanea: scienze umane e cognitive ne discutono fittamente, con differenti elaborazioni teoriche o esperimenti di laboratorio. questo libro torna sul problema con un ausilio differente: quello dell`analisi sociosemiotica del testo. ne viene fuori una ricostruzione delle sofferenze e delle beatitudini di alex, giovane eroe di arancia meccanica, sottoposto alle violenze della cura ludovico, ma salvato dalle incongrue reazioni del suo corpo di fronte alla musica. il romanzo di anthony burgess e la sua reinvenzione filmica proposta da stanley kubrick si scoprono essere il terreno dove si svolge lo scontro teorico fra due diverse corporeita`.




davanti alla fine, siamo tutti principianti: e siccome l`arte del distacco non la possiamo imparare, tanto vale affezionarsi a questa signora acquattata nell`armadio, cercando le parole per farcela un po` amica. ognuno procede a modo suo, ci mancherebbe, ma qui c`e` un piccolo prontuario portatile: una cassetta degli attrezzi fatta di poesia, paura, favole, silenzio, coraggio, lacrime, sorrisi:


il racconto lucido e coraggioso delle violenze e delle umiliazioni subite dalle donne berlinesi dopo la caduta del terzo reich. il dramma di non poterlo gridare, della vergogna ma anche del senso di colpa e punizione di un popolo che scopriva gli orrori del nazismo. "si, la guerra avanza rombando verso berlino. cio che ieri era ancora un brontolio lontano, oggi e un tambureggiare continuo... viviamo dentro un cerchio di bocche di fuoco che si restringe di ora in ora". si apre con queste immagini il diario tenuto a berlino da una giovane donna tedesca nelle drammatiche settimane che videro la conclusione del conflitto, l?arrivo dell?armata rossa, la morte di hitler e degli altri gerarchi nazisti e infine la lenta, faticosa ripresa della vita. l?autrice ha voluto restare anonima da quando il libro vide per la prima volta la luce negli anni cinquanta e fu accolto, soprattutto in germania, con un senso di fastidio, anzi, di esplicito rifiuto. decise allora di vietarne ogni riedizione finche fosse rimasta in vita. solo dopo la sua morte, avvenuta nel 2001, hans m. enzensberger ebbe l?autorizzazione a riproporlo. "una donna a berlino" ci mostra il destino - purtroppo ricorrente in ogni conflitto, anche ai giorni nostri - di migliaia di donne costrette a subire gli stupri da parte dei soldati e, senza autocommiserazione ne revanchismo, conserva la capacita di discernere e di valutare su chi ricada in ultima istanza la responsabilita della tragedia tedesca. prefazione di anna foa. introduzione di hans m. enzensberger.