



sospesi tra mare e cielo, battuti dalle onde e dal vento, i fari marcano il fronte di scontro tra gli elementi. custodiscono i confini tra il solido mondo umano e il caos primordiale delle acque, tra stabilita` e instabilita`, tra il noto e l`ignoto. emana da essi uno strano fascino universale che poche altre strutture create dall`uomo possiedono. progettati per attirare lo sguardo dei marinai, i fari hanno a lungo calamitato l`attenzione di militari e santi, artisti e poeti, romanzieri e cineasti, colonizzatori e migranti e, oggi piu` che mai, turisti e imprenditori. i luoghi suggestivi, l`isolamento e la resilienza hanno trasformato queste strutture fantastiche in complesse metafore, magneti per infinite storie.

nell`inghilterra di meta` ottocento la febbre del circo travolge la nazione. fiumane di gente accorrono nelle piazze per ammirare i domatori di leoni, le acrobazie dei trapezisti e, soprattutto, le cosiddette



questa nuova raccolta di poesie di chandra candiani nasce da un`esperienza reale: l`abbandono di milano e il trasferimento in una casa su un alpeggio piemontese in mezzo a un bosco. non che chandra non avesse un forte rapporto con la natura anche da "cittadina", ma quando le relazioni diventano fisiche, quando gli alberi e gli animali ti circondano, li vedi e li puoi toccare, vivi con loro, le sensazioni raggiungono un`intensita` diversa, e le poesie che nascono da questa esperienza, pur nella continuita` delle caratteristiche stilistiche e di pensiero, propongono una svolta, per esempio dissolvendo progressivamente i residui autobiografici e registrando i dati del mondo esterno e delle sue sofferenze con un sentire tanto piu` intimo quando piu` defilata e` la posizione di ascolto. nella poesia che apre la raccolta il personaggio che dice io entra in un bosco accompagnata da un puma e da un lupo:

nella labirintica citta` di port angeles, a trinidad, darwin non trova altro impiego che al cimitero, a contatto con quei defunti che la fede rastafariana di sua madre gli imporrebbe di rifuggire. yejide discende dai corbeaux e, come tutte le donne della sua famiglia, porta con se` il gravoso dono di comunicare con i morti. sfidando la forza di una tradizione avversa, i due intrecciano i loro destini, divenendo i protagonisti di una salvifica storia d`amore in un mondo in bilico tra il bianco e nero delle miserie umane e il grandioso technicolor della natura. la vita su un`isola dei caraibi puo` essere tutt`altro che idilliaca: anche in un luogo permeato dalla bellezza rigogliosa e terribile della natura, il contatto con la realta` urbana e` necessario se si vuole sopravvivere. occorre accettare compromessi, talvolta rinnegare il proprio passato. lo sanno bene darwin e yejide, i due protagonisti di un`insperata quanto salvifica storia d`amore che nasce per entrambi da un desiderio di liberta` e riscatto. per poter aiutare sua madre, sola e ormai troppo affaticata per continuare a fare la sarta, darwin deve cercare lavoro in citta`, ma questo significa adattarsi a una vita che non ha mai conosciuto. l`unico incarico che riesce a trovare, al cimitero fidelis, e` proprio quello che gli impone di abbandonare tutte le certezze che hanno plasmato e sostenuto la sua esistenza: il rastafarianesimo, i dreadlock, la promessa di non avere mai a che fare con i morti. nonostante la fatica fisica e morale che gli viene richiesta per svolgere le sue mansioni, e il non facile rapporto con i suoi compagni di lavoro, darwin riesce ad abituarsi a quella vita, o almeno cosi` crede. yejide, invece, e` nata e cresciuta in una grande e tentacolare casa coloniale al confine con la foresta, e la sua natura e` solo in parte umana: come tutte le donne della sua famiglia, discende dai corbeaux, grandi uccelli neri e voraci che volano a est verso il sole che sorge liberando le anime dei morti.