
"vrades pro sempere!", fratelli per sempre: questo si giurano zosimo e nemesio il giorno in cui quest`ultimo lascia il paesino di crapiles per andare a iscriversi all`universita`. zosimo, che a crapiles ci e` nato, rimarra` a fare il pastore: come suo padre, come il padre di suo padre. sebbene cosi` diversi, i due ragazzi sono stati amici dal giorno in cui la famiglia di nemesio e` arrivata in paese dal "continente". da quel momento sono stati inseparabili: zosimo ha portato nemesio a casa sua, dove lo hanno accolto come un figlio, gli ha insegnato a mangiare formaggio di pecora con il pane crasau, e a cercare nei boschi i nidi dei colombacci. nessun dubbio, nessun sospetto, nessun cattivo pensiero puo` scalfire nell`animo puro di zosimo l`amore per l`amico. cosi` come nessuna malalingua potrebbe gettare un`ombra su quello per la bella columba, di cui fin da piccolo e` innamorato e che sta per diventare sua moglie. dopo la partenza di nemesio le loro strade si divideranno, ma solo per tornare a incrociarsi molti anni dopo: e allora, cadute le maschere, scoppiera` il dramma. in questo romanzo niffoi racconta con mano sicura una vicenda di amore e di amicizia che conferma le sue straordinarie doti di narratore di storie, anzi, di vero e proprio cantastorie: uno di quelli ancora capaci di incantarci con una fantasia lussureggiante - e con la musica di una lingua potentemente suggestiva.

per una volta non ci sono dubbi: bela, il protagonista di questo romanzo, ha molti dei tratti che fecero di janos sze`kely quello straordinario personaggio che fu. uno che, nato povero in ungheria all`alba del novecento, riusci` (al pari di celebri conterranei come il produttore alexander korda, il regista george cukor, gli attori bela lugosi e zsa zsa gabor) ad arrivare a hollywood, dove divento` un brillante soggettista e sceneggiatore, e vinse perfino un oscar nel 1941. il libro, pubblicato in inglese nel 1946 sotto pseudonimo, e` stato definito dai critici americani "a mix of charles dickens and vicki baum": come dire, un po` oliver twist, un po` grand hotel. in realta`, tutto quello che potrebbe esserci di patetico nell`infanzia del piccolo bela, abbandonato dalla madre nelle grinfie di un`orribile virago, e` costantemente contraddetto dal tono del narratore, la cui ironia non viene meno neanche nei momenti piu` difficili. e quando infine, a quattordici anni, bela raggiungera` la madre, anche sopravvivere nella budapest degli anni venti, e poi degli anni trenta, si rivelera` un`impresa quasi disperata. tanto piu` che dovra` continuamente barcamenarsi fra due mondi agli antipodi l`uno dall`altro: l`insanabile miseria del quartiere in cui abita e il lusso sfrenato, sfavillante di luci, del grande albergo in cui riesce a trovar lavoro.

all`inizio c`e` un manoscritto. anzi, un frammento di manoscritto: "una reliquia mutilata, un pezzettino di testo sacro scritto in una lingua ignota su un rotolo di seta" risalente al ii o al iii secolo d.c. quel rotolo misterioso, un imperatore dell`xi secolo ha invano cercato di decifrarlo, e per esserci (forse) riuscito il suo poeta di corte e` stato assassinato. quasi mille anni dopo, l`ultimo imperatore della ghia, puyi, ne e` stato ossessionato al punto da uscire di senno, e durante il volo che lo portava in giappone ha lacerato con i denti e ne ha gettato una parte dall`aereo. il frammento disperso e` finito, per vie misteriose, nelle mani di zai lan, il legittimo erede al trono esiliato in manciuria dalla crudele imperatrice gixi. ma questo, appunto, e` solo l`inizio: perche` la nipote di zai lan sposera` un sinologo francese, che finira` in un campo di lavoro, e il figlio del sinologo francese studiera` la lingua del rotolo, e si innamorera` a sua volta di una giovane sinologa francese, la quale rimarra` anche lei impiglita nel groviglio di vicende che hanno al centro l`enigmatico frammento.

"mi rendevo conto che c`era un demone in. me che gioiva nel vedere le persone per quello che erano, e sempre di piu`, sempre di piu`". cosi` fleur talbot rievoca per noi gli albori del suo talento letterario negli anni del dopoguerra londinese, quando, giovane e "piena di gaudio", scriveva il suo primo libro, warrender chase. insieme a lei partecipiamo alle riunioni dell`associazione autobiografica, dove lavora come stenografa alle dipendenze dell`anziano e altezzoso sir quentin. i soci leggono al gruppo le proprie memorie, che fleur, al momento della battitura, arricchira` di dettagli scabrosi. dal canto suo sir quentin si premura di conservare i fascicoli sottochiave per ignoti, forse sordidi, usi futuri. ma com`e` possibile che intanto sir quentin vada somigliando sempre piu` a warrender chase"? o e` warrender chase a precorrere misteriosamente, tappa per tappa, quel che accade a sir quentin?

"esclusi perditempo" e` una raccomandazione che compare spesso, nei cosiddetti annunci personali, e che andrebbe estesa a quegli scrittori (cioe` quasi tutti) che parlano di sesso per sentito dire, ripescando reminiscenze vetuste, o peggio lavorando di fantasia. e un rischio che david henry sterry non corre, dal momento che per un anno della sua vita ha effettivamente praticato, a livelli di eccellenza, il mestiere fra tutti piu` carico di tradizione. che si rivela anche, nelle pagine di questo libro, il piu` movimentato, e il piu` divertente, oltre che per certi versi il piu` atroce. certo e` una carriera che, come ogni altra, ha i suoi margini d`imprevisto. quando dopo una notte brava finita male viene salvato da un immane e indimenticabile nero, che prima lo mette a cottimo in un suo locale a friggere polli, quindi lo instrada a una carriera di pollastro, il giovane david accetta. ma lo fa senza mettere in preventivo nulla, senza immaginare che si ritrovera` nudo, a parte un grembiulino, a lavare piatti mentre due signore si intrattengono alle sue spalle, ne` che un`altra cliente gli chiedera` di vestirsi e di farsi trattare come il figlio che ha perduto.

ne ha sempre avuti parecchi di guai, antoni sarmentu. prima e dopo quel terribile giorno di settembre in cui sali` al santuario della madonna di gonare a chiederle la grazia di trovare un marito per la figlia e di fermare il tumore che gli stava consumando la moglie. d`improvviso, al momento della comunione, cominciarono a cadere chicchi di grandine grossi come ghiande, e un fulmine penetro` nella chiesa e colpi` proprio lui, antoni, riducendolo come "uno stoppino bruciato" e lasciandogli, al posto della filigrana dorata della catenina di battesimo, "un sottile ricamo alla base del collo". da quel giorno a oropische tutti lo chiamarono collodoro. ma il fulmine (o forse la madonna stessa) gli aveva lasciato un altro dono, piu` inquietante e piu` segreto: il temibile potere di guardare dentro la testa della gente, e di vedere i loro peccati. a cominciare da quelli del parroco, don basiliu, che di tutti i peccatori del paese era il piu` abietto e il piu` infido. ma il giorno di ferragosto, ventiquattr`ore prima dell`esproprio delle terre di monte piludu, l`intero paese si mettera` in marcia contro funzionari, carabinieri, speculatori. e sara` una battaglia memorabile.

anche in assenza di precise notizie, non e` difficile immaginare che nella sua carriera di pubblicitario davis grubb mai aveva lanciato un prodotto con un accorgimento efficace come quello con cui nel 1953, al suo esordio, presento` harry powell alias ii pastore, cioe` lo psicopatico piu` seducente e abominevole che si ricordi: quattro lettere tatuate sulle dita della mano sinistra ("hate") e quattro su quelle della destra ("love"). il resto - e si intende la costruzione di un gotico tutto americano, dove le luci dell`espressionismo proiettano lunghe ombre sul paesaggio spettrale del midwest - lo ha fatto il film diretto l`anno dopo da charles laughton e interpretato da robert mitchum: ogni scena sembra girata per imprimersi, come in effetti e` avvenuto, nella memoria. tanto piu` sorprendente sara` allora tornare al testo d`origine: la storia e` qualcosa di piu`, se possibile, dei fatti che la compongono (e che ruotano intorno a un bottino di cui solo i ragazzini nelle mani del pastore conoscono il nascondiglio), e` un`omelia nera, una lunga e cupa ballata atroce almeno quanto le filastrocche infantili che di tanto in tanto la interrompono, risuonando nel vuoto.

vanessa che "quando si mette le calze nere e la gonna corta di pelle pare proprio `na femmina"; il ragazzino tredicenne che uccide la madre "perche` qualcuno doveva farlo", perche` "ci sta un limite a tutto"; la ragazza che puo` raccontare solo a un gatto di stoffa di nome monnezza cosa significhi abortire il figlio che suo padre le ha messo in pancia; il piccolo malavitoso costretto ad abbassare gli occhi davanti a un anziano pensionato pacatamente deciso a non abbassare i suoi; il ragazzo detto reiba`n che nel corso di una notte balorda in compagnia dei suoi amici panzarotto e role`x ruba la macchina sbagliata (e` la macchina di un boss) e si trova a dover uccidere per salvare la pelle: sono solo alcuni dei personaggi che il lettore incontrera` in questi dieci racconti, dieci come i comandamenti, e a questi intitolati. un`immagine radicalmente nuova di napoli.

ma perche` mai, dopo tanti anni passati in continente, carmine pullana era tornato al paese? per scoprire, innanzitutto, che cosa era successo la notte in cui negli stagni davanti a baraule era stato trovato il corpo straziato di sidora molas e nella rete di martine ragas, noto polifemo, era rimasta impigliata "quella cosa informe che sembrava un coniglio scuoiato, una spugna rossa inzuppata di sangue", e invece era un neonato...

negli anni cinquanta, i cieli delle citta` americane (e anche gli schermi dei relativi cinema) pullulavano di oggetti volanti non identificati. l`oggetto che il primo giorno di scuola attraversa il cielo della classe, sotto gli occhi attoniti del professor frank mccourt, e` invece identificabilissimo: un panino che l`immancabile mamma italiana ha farcito, a beneficio del suo pupo, con peperoni, cipolla, formaggio fuso e mortadella. se la prima inquadratura del libro risulta quantomeno inattesa, l`epilogo della sequenza, con il professore che raccoglie il panino e lo mangia lentamente davanti alla scolaresca annichilita, e` destinato a restare. e a farci vivere il clima delle trentamila ore di lezione (cifra dell`autore) che mccourt terra`, nei tre decenni successivi, in varie scuole - tecniche e non - sparse tra brooklyn, manhattan e staten island.

scritti fra il 1934 e il 1936 e subito raccolti in volume, i racconti di angelici dolori irrompono nel panorama letterario dell`epoca con tutta la forza della loro conturbante eccentricita`: "io vedevo allora tutto il mondo come una stranezza e una meraviglia quasi non sopportabili, ove non si desse loro una espressione, una voce ordinata" spieghera` anni dopo la ortese. e non e` difficile immaginare con quale stupore i lettori accogliessero, da parte di una scrittrice poco piu` che ventenne e sconosciuta, le fiammate di ribellione contro la "terribile e invadente civilta`" nemica dei sogni e della liberta`; e la metamorfosi di napoli in citta` "estatica", dove miracolosamente e` dato vedere il quartiere pezzente del pilar "scintillare di cupole colorate sul cielo d`oro, e i campanili con le bocche aperte, e i balconi delle case-streghe fioriti d`erba e fanciulle" e la violenza inaudita di una passione che e` gioia spaventosa, dolce morte, adorazione mistica, e che per la radicale sproporzione fra il valore totale dell`essere amato e quello irrisorio dell`amante sembra attingere alla lirica provenzale; e, piu` in generale, il clima di fantasmagorica re`verie che ammanta scenari e personaggi, umani e angelici, traducendo in irrequietezza visionaria la piu` segreta ambizione della giovane ortese: afferrare un`immagine e riprodurla "viva, grande, colorata, con tutti i caratteri precisi della realta` e tutti i deliziosi ondeggiamenti dell`irreale".

era stato il suo amico aviatore, quello che chiamavano il moro, a dirgli che l`importante e` trovare il palazzo. e quando il bambino victorio gli aveva chiesto: "moro, quale palazzo?", gli aveva rivelato che a ciascuno di noi, fin dalla nascita, e` stato destinato un palazzo, e che il nostro compito e` cercarlo. adesso victorio ha quarantotto anni, e il tugurio in cui vive sta per essere demolito. prima che cio` accada egli da` fuoco ai suoi pochi beni e, portandosi dietro solo un volume dei "me`moires" di saint-simon, la fotografia del moro che fa "ciao" dal suo aeroplano e un telo da spiaggia molto colorato, incomincia a vagabondare per le strade dell`avana.

anni venti. una banda variopinta di esemplari della jeunesse dore`e inglese, che il ricchissimo e affascinante max ha invitato a sue spese a una partita di piacere in francia, si e` data appuntamento alla stazione. un topos classico della narrativa: ma "questo libro non somiglia a nessun altro" avverte tim parks nel saggio che lo accompagna. una fitta nebbia gravita sulla stazione e sulla storia; una materia grigia che pervade tutto in modo subdolo, provocando scompiglio e disorientamento. henry green, "maestro del sottinteso" oltre che "santo del mondano", coglie le sfumature del parlato perforando, nelle quattro ore in cui si svolge la vicenda, le pareti della coscienza, anche quella di classe, cosi` peculiare della societa` britannica.

il volto di boris davidovic e quello butterato del suo carnefice, intento a estorcergli l`ennesima "falsa confessione", si specchiano nel buio di una cella densa di fumo, "ansanti e spossati": in un fronteggiarsi di convinzioni ugualmente "imparziali, inviolabili e sacre", il primo cerca di conservare la dignita` nella caduta e nella morte, l`altro di preservare la severita` impersonale e astratta della "giustizia" stalinista. ma questo scontro e` solo il piu` cupo fra le sette variazioni su un unico tema, quello della sopraffazione e della persecuzione costitutive non solo del "socialismo reale", ma della storia in assoluto.

nel 1961 la scena letteraria fu scossa da un romanzo molto diverso da tutti quelli che negli stessi anni venivano letti, discussi e acclamati. era la possente saga di mr biswas, nato in una capanna di trinidad, involontario responsabile della morte del padre, e da allora destinato a spendere la vita in cerca di una casa diversa da quelle in cui via via si consuma la sua dannazione. epica resa dei conti col viluppo di sentimenti che lega ciascuno alle proprie origini, commedia nera, satira di un mondo meticcio che ci restituisce, rovesciata, l`immagine dell`occidente, questo romanzo popolare fu la rivelazione di un universo di suoni, odori e voci che rimane un puro incanto esplorare.

ad abacrasta di vecchiaia non muore mai nessuno. tutti gli uomini, arrivati a una certa eta`, si impiccano con una cinghia. le donne usano la fune. al bambino che chiede il perche` la nonna risponde che quando la voce chiama tu non puoi fare altro che ubbidire. un giorno, pero`, in paese e` arrivata, non si sa da dove, una donna cieca, con i capelli lucidi come ali di corvo e i piedi scalzi. ha detto di chiamarsi redenta tiria, e di essere figlia del sole. da allora, ad abacrasta, la gente ha smesso di impiccarsi.

mr. potter e` un tassista analfabeta che vive in una delle isole piu` belle del mondo, un "posto piccolo" incastonato nell`azzurro del mar dei caraibi. nasce nel 1922 e la sua vita scorre parallela a quella della sua terra, antigua, una terra da cui non uscira` tutta la vita. figlio di un modesto pescatore e di una donna che, non riuscendo a sopportare la miseria di un`esistenza soffocante, decide di andare incontro alle onde. insomma, un uomo qualsiasi. ma anche il padre di giamaica kincaid. un padre che non concede amore, un padre mai veramente conosciuto, ma solo spiato da lontano.

elisa vorrebbe solo una cosa: annullarsi in gilles. vivere per e attraverso gilles, non essere altro che sua moglie. preparargli la cena, guardarlo mangiare, guardare i suoi occhi, la sua bocca, i suoi capelli. ma il giorno in cui elisa capisce che gilles, suo marito, e` diventato l`amante di sua sorella, tutto crolla attorno a lei. eppure sceglie di tacere, di sorridere, di sopportare in silenzio l`indifferenza di gilles, perfino che gilles le parli del suo amore per l`altra, della sua gelosia. madeleine bourdouxhe, considerata tra i maggiori scrittori belgi del secolo scorso, pubblico` questo romanzo nel 1937.

nina e rowland mahler, una coppia di giovani e cinici inglesi, hanno messo a segno il colpo della loro vita: sfruttare l`inesauribile fame di bon ton di una rampante e cosmopolita nuova casta disposta a spedire i suoi rampolli in svizzera, dove potranno apprendere le regole dell`etichetta. tutto funziona egregiamente, fino a quando piomba al college sunrise un diciassettenne dai capelli rossi. brillante e capriccioso, chris ama circondarsi di mistero. non solo: sta scrivendo un romanzo su maria stuarda e non nutre dubbi sul suo futuro di grande scrittore. quanto basta per suscitare ammirazione, desiderio, astio e invidia. l`autrice fa vibrare una corda segreta in ciascuno di noi, scatenando una tensione che solo un inaspettato evento sapra` allentare.

l`uomo che henny ha scelto per marito e` un eccellente venditore di se stesso, si presenta nel migliore dei modi: un po` leggero, ma in compenso sorridente, affabile, di bell`aspetto, la bonta` e l`affidabilita` in persona. e soprattutto capace, con le parole che sceglie e quelle che inventa di "creare un mondo". quel mondo destinato a diventare con gli anni un gorgo orrifico in cui sam riuscira` ad attirare i suoi sette figli e anche henny, mentre la vita della piccola comunita` si trasformera` in una commedia prima leggera, poi spossante, via via sempre piu` macabra.

mosca, 20 settembre 1968. nell`esclusiva clinica riservata ai quadri del cremlino nascono due gemelli: il primo muore quasi subito, il secondo, rube`n, si rivela affetto da paresi cerebrale. dopo un anno rube`n viene separato dalla madre e rinchiuso negli speciali orfanotrofi, veri e propri gulag in cui vengono isolati quelli come lui. quando agli inizi degli anni novanta riuscira` a fuggire dall`ospizio per anziani in cui era stato rinchiuso in attesa della fine, rube`n incontrera` la madre e comincera` a raccontare la sua storia. un libro che, se e` cronaca di un`infanzia e di un`adolescenza trascorse in un sistema feroce, e` anche una voce che trasforma l`orrore in narrazione e uno sguardo che trasfigura quello stesso orrore in immagini.

un mondo intermedio fra l`organico e l`inorganico, dove la droga, ogni sorta di droga, costituisce il collante universale, e la paranoia, con la sua inclinazione a trovare in tutto, e in primo luogo nella mente dei singoli come della societa`, qualche perverso agente di controllo, costituisce la "lingua franca", l`unica in cui personaggi larvali sono in grado di intendersi.

nel 1942, ad atene, un appartamento viene requisito per ospitare un ufficiale tedesco. nell`appartamento vivono gli helianos, una coppia di mezza eta` un tempo agiata. lui e` un intellettuale, spiritoso e paziente. lei una donna di casa, ansiosa e malaticcia. hanno un ragazzo di dodici anni animato da melodrammatiche fantasie di vendetta, e una bambina di dieci, una pesante bambola di carne forse ritardata. con l`arrivo del capitano kalter, tutto e` cancellato. metodico, ascetico, crudele kalter e` un dio-soldato che impone il terrore.

in una calda sera di primavera del 1942 una sensuale ventiquattrenne, dopo aver inutilmente aspettato la telefonata del suo uomo del momento, lascia la sua stanza d`albergo in fondo alla quinta avenue e si butta per le vie del village, depressa. e piena di debiti ma gira in taxi, va a letto all`alba ma lavora fino al tramonto, e affronta una mondanita` sfrenata con il solo corredo di "completini lisi e infeltriti" avuti in eredita`. sotto la scorza cinica e dissoluta conserva una polpa romantica, perche` non ha smesso di cercare l`amore. ma dentro la polpa romantica nasconde un nocciolo pragmatico, perche` continua a desiderare il matrimonio e la famiglia. come e` arrivata letty fox a questo punto della sua vita?

sul finire degli anni venti, in un indolente pomeriggio di primavera, una giovane ereditiera americana, che ospita nella sua casa di campagna in francia un amico, scrittore fallito e io narrante, riceve la visita dei cullen, perfetti esemplari, si direbbe, "di quella agiata genia britannica che infesta il mondo intero col suo eccesso di energia e di toni pacati". sofisticati, blase`, gelidamente socievoli, i cullen sembrano nutrire per se stessi e per cio` che li riguarda una passione debordante. sul polso, mrs cullen regge un falcone incappucciato. ieratico e solitario, feroce e insieme minato da una brama tormentosa, il falcone diviene il catalizzatore degli eventi di un pomeriggio brioso che inclina ben presto alla tragedia e alla catastrofe.

ormai quasi trent`anni fa londra fu scossa da un feroce delitto che si scopri` avvenuto per sbaglio (invece della moglie l`assassino aveva ucciso la bambinaia di casa). il colpevole era una figura di spicco dell`aristocrazia inglese, lord lucan. ma la polizia non riusci` mai ad arrestarlo. da allora si sono accumulati allarmi e improbabili cronache sul latitante, avvistato nei piu` remoti angoli del mondo e, a quanto pare, protetto da una possente omerta` di classe. sulla base di questo canovaccio terribilmente vero muriel spark ha costruito il suo romanzo, una sorta di supplemento di indagini dove lord lucan si sdoppia e incorre in avventure macabre ed esilaranti.

c`e` una famiglia che si sposta dal texas al michigan, portando con se` la bara dell`ultimo nato e cercando di barattare, lungo il cammino, gli oggetti di cui la macchina e` stipata. ci sono gli esterni che sceglierebbe david lynch dovendo rigirare, oggi, "furore": statali polverose, villaggi fantasma, fattorie con le porte che sbattono, sinistre, nel vento. e ci sono due bambini, che con pochissime parole raccontano, alternandosi, una storia in apparenza elementare. ma subito le strofe di questa filastrocca metallica e stridente si trasportano in un paesaggio allucinato, che non sappiamo piu` se sia l`america profonda, la terra dei morti, o un qualche terrificante stadio intermedio fra i due.

figure angeliche, di natura divina benche` non prive di umane passioni e terrestri debolezze, popolano le novelle dell`"infanta sepolta". nei panni di adolescenti madonne e di alati vecchietti, di amici lunari, principi delicati, amanti perduti grevi di profezie e stranieri ammantati di funebre dolcezza, tali figure emanano e dispensano la grazia fra i viventi, che le colmano di una gratitudine e di una venerazione senza nome. messaggeri di un`esistenza strana e remota, riflesso di antiche e sconosciute percezione, gli angeli della ortese sono dunque gli artefici di una amorosa trasfigurazione del mondo di cui e` testimone e partecipe la stessa autrice, incline a mescolare memoria e immaginazione, riflessione e fantasticheria, racconto e sogno.

da qualunque cosa fuggisse, andrea severi, e qualunque cosa andasse a cercare in grecia, adesso che, nell`ovattato, inquietante silenzio di una clinica svizzera passa le notti a scrivere, tentando con una sorta di accanimento febbrile di ricostruire il racconto di quel viaggio per poter ritrovare in esso un filo logico e rassicurante, gli eventi di quelle settimane gli appaiono, a mano a mano che procede nella narrazione, come un`oscura sequenza di segni il cui senso rimane del tutto indecifrabile. attraverso il suo racconto il lettore scoprira` come quello che gli era sembrato all`inizio un piacevole incontro con una donna bella e le sue tre figlie, si sia trasformato in una sorta di incubo, in una trappola.

un`isola livida e crudele della nuova scozia sul finire dell`ottocento, un giovane accordatore di pianoforti, una tredicenne libanese. i due si amano, e per sposarsi non esitano a fuggire. la loro passione sara` breve e bruciante, immani le conseguenze: giacche` sulle loro figlie si abbattera` un destino di colpe indicibili e occulte menzogne che finira` per distruggerle.

da un`isola caraibica di fulgida bellezza si puo` anche fuggire. e in un`isola simile si puo` anche morire. l`agonia di un fratello malato di aids e` di per se` un`esperienza atroce. ma se questo fratello non lo vedi da vent`anni, se questo fratello non l`hai mai amato, puoi essere risucchiato in un gorgo di estraneita`, di colpe, di ricordi pieni di rancore. e` quel che accade a jamaica kincaid: l`enigma di un uomo che muore scatena in lei, piu` che dolore, l`implacabile rovello di chi si e` lasciato alle spalle una vita di miseria, abbandono e ostilita`, marchiata da un inesorabile senso di sconfitta.

londra 1940. mentre nel cielo incrociano gli aerei tedeschi, il dottor haggard riceve la visita di james vaughan, un giovane aviatore che gli si presenta con una frase letale: "credo che lei conoscesse mia madre". strappato di colpo alle sue fiale di morfina e al culto feticistico di una donna perduta per sempre, haggard intraprende una lunga, tormentosa confessione, raccontando per la prima volta la vicenda che tre anni prima ha distrutto la sua vita.


nel romanzo possiamo vedere gli effetti devastanti che un manoscritto libertino puo` avere su di una giovane intellettuale newyorchese. la sovrapposizione tra vita vera e imitazione di un personaggio letterario innesca tutta la trama di questo romanzo dell`autrice della notissima lettera d`amore.


per le strade di parigi, "la citta` piu` carnale che ci sia", passeggiano instancabilmente un mite "flaneur" (ma la sua mitezza e` un`insidiosa forma di seduzione) e una bionda diciannovenne tedesca, che dovrebbe migliorare il suo francese. lotte vuole scoprire la "vera vita" della citta`, e il suo accompagnatore non chiede di meglio che iniziarla. parigi sta vivendo un ultimo momento di inconsapevole felicita`, poco prima che scoppi la grande guerra. e il "flaneur" la osserva come se gia` stesse per inabissarsi. cosi` comincia una storia su cui paradossalmente sappiamo oggi piu` di quanto sapesse il suo autore nel 1920. il "flaneur" e` franz hessel, che sara` jules in "jules et jim" di roche` e lotte sara` kate.

ma perche`, perche` corriamo per la spagna cercando cani bastardi? perche` li fotografiamo? lo vuole la duchessa? e va bene! ma chi e` la duchessa? e perche` lo vuole? e` inteso che ci paga. e meno male! ma quanto paga (quando paga)? e fino a quando continuera` a pagare? le duchesse, si sa, sono imprevedibili, si permettono tutto. questa, poi! coinvolto da un amico di gioventu` in un`impresa che gli appare insensata, un giornalista fallito si sfoga a raccontarla, piu` di vent`anni dopo, cosi` come la visse sul camino de santiago e oltre, viaggiando in una citroen verde, altrimenti detta "cocholone" ovvero "pescecane", con l`insopportabile orfeo, l`infedele sabina, l`incantevole beatrice, l`abietto ex collega maravedis e il mozo ramon.


in questo libro dalla forma singolare (racconti che racchiudono un romanzo breve) naipaul abbandona le strade e i paesaggi di trinidad che fanno da sfondo a tanta parte della sua opera e percorre le vie del mondo: solca l`egeo e il mediterraneo, visita gli stati uniti, l`inghilterra, l`egitto, si sofferma in africa. sono vicende di spaesamento, di fragilita` individuali che i casi di disparate esistenze hanno portato a misurarsi con ambienti e situazioni, se non propriamente ostili, certo sconosciuti e alieni.


pubblicato nel 1960, ai tempi delle piu` pensose e tediose divagazioni sulla "letteratura industriale", questo romanzo le doppiava fulmineamente con uno sberleffo, proiettandosi in un paesaggio che molto somiglia a quello di oggi. scandendo i tempi di una ballata sinistra e euforica, la spark ci racconta come la direzione di una fabbrica tessile ebbe la malaugurata idea di assoldare un "esperto di scienze umane" capace di "far andare a braccetto industria e cultura". ma non fece i conti col diavolo, al quale compiti di questo genere sono quanto mai congeniali.

"nel nostro sangue, nelle nostre ossa, nel nostro cervello portiamo i ricordi di migliaia di esseri". si direbbe che sia innanzitutto la sfida di questo "mistero dell`eredita`" a spingere naipaul di nuovo verso trinidad, l`isola dove e` nato, fonte primaria e privilegiata delle sue storie. la via che sceglie e` singolare: una sorta di romanzo-non romanzo in cui confluiscono tutte le forme, dalla narrazione autobiografica al saggio al racconto di viaggio alla ricostruzione storica, che egli ha sperimentato nella sua opera. anche i piani temporali si intrecciano, in un tessuto che annoda i fili della memoria storica con quelli del ricordo personale. all`inizio e` la vita di un singolo, alla fine saranno molte le vite che qui trovano e perdono una "via del mondo".


il volume contiene sette racconti dell`autrice. una ragazza guarda le finestre illuminate di una villa: guarda "dove e` passato il suo destino". accanto a una strada di benestanti, che finisce sulle rive del lago lemano, si vede una casa dall`intonaco rosa pallido. chi passa non sa che e` abitata soltanto da esseri che la legge ha privato dei diritti civili. la casa e` gratuita, la vita e` gratuita. in un`altra casa, linda e ossessiva, una "vecchia vanesia" spinge soavemente al suicidio il suo anziano, premuroso consorte. due gemelli, cresciuti in un orfanotrofio, tornano alla "casa dell`origine", quella della loro madre, che non hanno mai conosciuto, in un paese prealpino. un sottile terrore, un gelo intimo si annidano in questi luoghi, in queste strade.













