"e un viaggio lungo. a bordo ci siamo solo noi". il viaggio cui allude william burroughs nel "biglietto che esplose", pannello finale della sua celebre tetralogia, non e` solo quello interstellare del metamorfico protagonista bradly. e anche il viaggio conclusivo di una specie - la nostra giunta a una sorta di resa dei conti. stretto tra invasioni venusiane (l`"operazione altra meta`") volte a schiavizzarlo e una polizia segreta che vuole sotto-porlo a un controllo onnipervasivo, il sapiens si destruttura e trasforma definitivamente in un`intercapedine organico-tecnologica, con ragazze-orchidea e ragazzi-raganella fluorescenti - veicoli di agenti virali e droghe alienanti -, registratori e telescriventi atti a manipolare istinti e linguaggi. unico elemento di resistenza: gruppi clandestini come i partigiani diretti da saturno. intorno, uno scenario putrido e fantastico insieme - vero acme della visionarieta` di burroughs - con "citta` dalle consunte strade marmoree "sormontate da cupole di rame, immani terre verdi in cui ogni filo d`erba luccica" come incastonato nel cristallo "e stagni e canali artificiali" che riflettono galleggianti ornati di fiori", il tutto avvolto e tiranneggiato da un " buio pesto da pellicola sottoesposta ".
"gran riparo", casa della parola degli uomini, il togu na e` presente in tutto il paese dogon (mali), perfettamente integrato nel paesaggio a segnalare il villaggio di cui e` la "testa", il luogo a cui fa capo la vita sociale tradizionale. sede specifica della parola "seduta", calma e ponderata, il togu na e` il centro dal quale emanano le decisioni che governano il villaggio. in tal modo l`edificio si inserisce nella realta` sociale e costituisce, secondo gli autori, "l`elemento emblematico di questa necessaria e perfetta organizzazione comunitaria". pubblicato per la prima volta nel 1976, questo libro documenta senza concessioni a un superficiale estetismo un tipo di edificio che e` nello stesso tempo la proiezione di una struttura sociale.
una carrozza in viaggio da mosca verso la tenuta di jasnaia polyana. a bordo lev tolstoj e la sua fresca sposa, di vent`anni piu` giovane di lui. sono due persone molto diverse, forse troppo. lui e` un uomo impetuoso, un nobile e un soldato di valore, uno scrittore di grande talento, insomma una personalita` eccezionale da molti punti di vista. lei e` una ragazza sensibile, dall`apparenza fragile, affascinata e intimidita. quel viaggio nuziale e quella notte saranno un dramma e una rivelazione: le nature dei due sposi verranno immediatamente messe a nudo, in quelle ore si riverberano interi i loro destini.
la piccola naja viene sospinta dalle steppe dell`uzbekistan alla germania del dopoguerra come da un vento fatale. suo padre, ul`an, l`ha affidata all`ufficiale tedesco gunter berger con il quale ha combattuto, insieme a molti altri nomadi convinti di avere uno stesso nemico, la russia di stalin. naja deve integrarsi in una nuova famiglia e in una nuova societa`. la memoria del suo popolo la difende, la protegge ma, quando la vita la incalza, e` capace di lottare, di cambiare, di crescere. alla voce narrante di naja e` affidato il racconto delle sue peripezie di bambina e di donna alla ricerca di un posto nel mondo, ma anche del mitico passato dei tuncia`n, nonche` la memorabile ricostruzione corale della disfatta tedesca in russia.
storia d`amore che si trasforma in ossessione e sfocia in omicidio, il primo romanzo di sabato, apprezzato tra gli altri da albert camus, thomas mann e graham greene, e` una meditazione sulla condizione patologica dell`artista o, piu` in generale, sulla patologia della conoscenza. la voce narrante e` quella di un pittore, juan pablo castel, un uomo solitario che si sente come imprigionato in un tunnel che lo isola dagli altri. dopo il processo che l`ha condannato a scontare la sua colpa, descrive in pagine di grande e impietosa lucidita` il proprio amore per maria iribarne, la moglie di un altro uomo. lei costituisce per lui l`unica residua possibilita`, sebbene parziale, di contatto con il mondo attraverso la sua arte. almeno fino a quando lui non si accorge che anche questa forma di comunicazione e` irrealizzabile e arriva, in un crescendo drammatico di delirio, a eliminare l`oggetto stesso della sua allucinata e contorta passione. "e esistita una persona che mi potrebbe capire. ma fu, precisamente, la persona che ho ucciso."