A Piura, nel bar della Chunga, Josefino, uno dei soliti clienti, porta la sua ultima conquista, Meche: una donna giovane e bella da cui la Chunga rimane folgorata. Le due cominciano uno strano gioco di provocazioni finché nella notte, Josefino affitta Meche alla Chunga per rifarsi in pace ai dadi con gli amici "inconquistabili". Le due donne passano la notte, sole, in una stanza. Perché, da allora, Meche è sparita? Da qui ha inizio il gioco che mai l'autore porterà a compimento: gli "inconquistabili" tentano di strappare il segreto alla Chunga, ma poiché non vi riescono, ne inventano versioni possibili. Le immagini che ciascuno di loro evoca si materializzano sulla scena ricostruendo forse la verità, o forse solo i loro desideri. "Nella casa della Chunga" dice Llosa "la verità e la menzogna, il passato e il presente coesistono, come nell' anima umana"".
L'ultima opera teatrale di Massini, l'autore della celebre Lehman Trilogy. Tutte le sue opere sembrano essere attraversate dalla medesima vena etico-politica, come in questa piece che mette in scena il processo a Herbert Nolan, proprietario di un piccolo giornale di provincia accusato di aver strumentalizzato una innocua notizia di cronaca.
Una commedia sul rapporto fra le generazioni nel quale forza e debolezza si nascondono e passano da un personaggio all'altro. Dopo Non tutto è risolto, una nuova approssimazione alla maternità, trasversale e affettiva, ma anche una rappresentazione realistica e amara della società contemporanea.
L'Avaro" è uno spaccato familiare e sociale. Arpagone è un capofamiglia balordo, taccagno e tirannico come tanti altri, circondato da un amabile e canagliesco intrigo di servi e di innamorati. Poi Arpagone viene derubato e l'avarizia cessa di essere un tic, una deformità, uno spunto di situazioni farsesche. La diagnosi investe la psicologia di chi ha subíto un furto, di chi è stato defraudato di un oggetto di passione affettiva ed esclusiva, della sua unica ragione di vita. Proprio la fissazione affettiva di Arpagone su un oggetto miserabile sollecita un'equivoca, ma profonda partecipazione emotiva: l'avarizia redime l'avaro.
Scritto nel 1999, Anniversario, come spesso in Pinter, ripropone un interno, questa volta un ristorante, al cui tavolo si consuma un curioso intreccio familiare di quarantenni nuoveaux riches: due coniugi festeggiano l'anniversario del loro matrimonio in compagnia di un'altra coppia: le due mogli sono sorelle, i due mariti fratelli. Al tavolo accanto un'altra coppia piu giovane, lei ex segretaria tutta pepe, ha avuto un flirt con il festeggiato che, riconoscendola, se ne vanta con chiassosa volgarità.
Intorno a loro si muovono i gestori del «miglior ristorante della città», tra cui un intraprendente cameriere che si «intromette» narrando le peripezie tanto improbabili quanto spassose di suo nonno. Fra portate succulente e discorsi mondani emergono bugie, finzioni, odi, rancori...
L'"Anfitrione" di Plauto è la commedia degli equivoci e degli scambi di identità per eccellenza. Quando Molière la riscrive riesce a combinare la perfezione della macchina teatrale plautina alleggerendone il peso e spostando il baricentro dal tema dell'identità rubata a quello dell'adulterio. In quest'operazione sono fondamentali l'eleganza dei versi e l'ironia della lingua, che Molière porta a un livello vicino alla perfezione. Questa traduzione, che Patrizia Cavalli ha scritto nel 1980 per la messa in scena fatta da Carlo Cecchi con il suo Granteatro, rende pienamente questi due elementi.
una donna viaggia per tre giornate nel segreto di una verita` sempre cercata e sempre perduta. ogni vecchia speranza sembra vinta. ma ecco che un`altra energia, la disperazione, pare comparire all`orizzonte. essa restituisce forse al futuro una delicatezza che la corruzione, la volgarita` e la logica stessa vogliono cancellare. sospinto dalla donna, lo stesso dio fugge dal paradiso, invaso dal male, e si rifugia sulla terra, dove ancora esiste, fra le stragi, qualche lievito di tenerezza.
il romano caio marzio, detto coriolano perche` eroe della battaglia di corioli, e` personaggio chiuso nel proprio orgoglio ed egocentrismo, cieco al mondo e incapace di comunicare con gli altri: una volta bandito dal suo popolo aizzatogli contro dagli avversari, si rifugia dai nemici volsci guidati da tullo aufidio, si mette alla loro testa contro roma per trovare la morte per mano dei cospiratori volsci.
rappresentata per la prima volta verso il 1594, "la commedia degli equivoci" costituisce quasi certamente la piu` antica prova comica del grande bardo di stratford. in questo testo shakespeare riesce a dare nuova, frizzante vita ai temi, tratti dal teatro classico e in particolare da quello di plauto, dei gemelli, della separazione, dell`agnizione. la vicenda, dall`intreccio spumeggiante e ricco di colpi di scena, prende infatti il via quando due coppie di gemelli identici (due giovani padroni con i relativi servi) vengono separate per poi riunirsi, casualmente e inconsapevolmente, nella citta` di efeso, dando cosi` luogo a una serie di equivoci che si mescola con un gioco di straordinaria invenzione verbale.
"la voce nella tempesta" e` la riduzione teatrale del romanzo "cime tempestose" di emily bronte, elaborata poco dopo che il giovane fenoglio ha assistito (ad alba nel 1945 in un campo da pallone elastico utilizzato come arena estiva) alla proiezione del film di w. wyler. il romanzo e` uno dei suoi preferiti, il film non lo convince, ma lo sprona a cimentarsi in un adattamento per la scena. un altro lavoro giovanile e` "serenata a bretton oaks", un doppio dramma d`amore che tocca la giovane e attraente cathy e il giovane maestro joel, appena "venuto da lontano", e amy e joshua colburn che tanti anni prima non ebbero la forza di percorrere insieme la strada dei sentimenti. con "atto unico", "solitudine", i "prologhi", l`attenzione si sposta dal tema amoroso a quello partigiano: in questi testi piu` tardi fenoglio non mette in scena personaggi dalla grandezza titanica come johnny, ma guerrieri fragili e pensierosi che riflettono sulle proprie paure e sulla possibilita` del compromesso.
il nome delle casate nemiche dei capuleti e dei montecchi risuona per la prima volta nel versi di dante. ma e` solo con la novella di luigi da porto che su questi due nomi si innesta la vicenda tragica destinata a trasformarsi in mito: l`odio dei padri s`incrocia funestamente con l`amore che nasce tra i figli e, complici avverse stelle, porta a morte e rovina. un mito che si ripresenta piu` volte nell`immaginario della letteratura, pittura, musica, scultura, in tempi e luoghi assai diversi, e che trova nella scrittura, dopo da porto, in shakespeare e in keller, i suoi momenti piu` alti e piu` poetici.
le pie`ce di questo quinto volume sono centrate su tre personaggi che piu` bernhardiani non potrebbero essere: l`uomo politico amorale in vacanza con la sua amante-attrice nel portogallo della dittatura (il presidente, 1975); il drammaturgo fallito e megalomane, che schiavizza la sua famiglia costringendola a recitare un`assurda commedia nei piu` sperduti paesi di campagna (il teatrante, 1984); il grande industriale delle armi, incattivito dalla vecchiaia e dalla sedia a rotelle a cui e` costretto, circondato da una folla di adulatori che disprezza (elisabetta ii, 1987). tre personaggi ridicoli e grotteschi, forse anche un po` ripugnanti, che attraversano ognuno a suo modo i temi che hanno da sempre ossessionato bernhard: il potere, l`arte (in particolare quella legata al teatro) e l`odio come grande motore del mondo. elisabetta ii e` il penultimo testo di bernhard rappresentato a teatro (allo schiller theater di berlino) vivo l`autore. tra le recenti messe in scena italiane, ricordiamo un teatrante con franco branciaroli e una elisabetta ii con roberto herlitzka. introduzione di eugenio bernardi.
una cantante lirica sull`orlo di una crisi di nervi; suo padre, cieco e confuso dall`alcol; un dottore esagitato e satanico. questi i protagonisti de l`ignorante e il folle, metafora-parodia del teatro come artificio in cui si specchiano le ossessioni e la follia del mondo. nel secondo testo del volume il kant di bernhard e` trasferito di peso nel primo novecento, su un transatlantico tipo titanic che porta il vecchio filosofo negli stati uniti per ricevere una laurea honoris causa e per farsi curare un glaucoma che minaccia di renderlo cieco. cattivo e sprezzante (in questo alter ego dell`autore), il kant bernhardiano alterna momenti di genialita` ad altri di pura demenza senile. infine, prima della pensione mette in scena un ex ufficiale delle ss che celebra il compleanno di himmler con un festino segreto approntato dalla devota sorella. un`altra ambigua sorella, inferma, e` vittima e carnefice dei suoi fratelli nostalgici del nazismo.
prendendo le mosse da una novella del "decameron", l`intreccio di "cymbeline", complesso e ricco di elementi fiabeschi, ruota intorno alla scommessa di un marito vanesio sulla fedelta` di sua moglie. la storia ha sullo sfondo un`immaginaria guerra fra roma e la britannia che consente il sorprendente svelamento e il felice esito conclusivo per imogen, l`eroina, perfetta sposa e inimitabile personaggio. definito tecnicamente una tragicommedia - un dramma che consente di sperimentare tutte le emozioni della tragedia, godendo pero` del lieto fine della commedia - "cymbeline" offre al lettore momenti di intensa drammaticita` quali solo i monologhi di "amleto" o di "re lear" possono dare, ma anche rasserenamenti improvvisi che anticipano la conclusione della "tempesta". di entrambi gli atteggiamenti e` sintesi efficace la battuta pacificatrice di re cymbeline: "perdono e` una parola intensa, oggi, per tutti quanti".
si conclude con questo secondo volume la serie dei moderni peccati capitali ideata e scritta da uno dei drammaturghi oggi piu` famosi nel mondo. la sua pubblicazione in argentina, iniziata nel 2000, e` stata completata nel 2009. rispetto all`originaria edizione ubulibri del 2010, la cocciutaggine e` stata profondamente riscritta in occasione di una messainscena al teatro nacional cervantes di buenos airesi (marzo 2017), e dunque ritradotta da manuela cherubini. i personaggi, originariamente cinque, sono diventati tredici. cambiamenti e aggiunte d`autore, in misura assai piu` limitata, si trovano anche negli altri due testi. il panico e` stato messo in scena per la prima volta da luca ronconi nel 2013 al piccolo teatro di milano. questo secondo volume dell`eptalogia di hieronymus bosch riunisce tre testi: il panico, la paranoia, la cocciutaggine.
nel 2006 franco quadri fece uscire da ubulibri un volume che riuniva i primi quattro testi di stefano massini. "l`odore assordante del bianco", che aveva vinto il premio tondelli nel 2005, mette in scena van gogh nei giorni del suo ricovero in manicomio. "processo a dio" (interpretato da ottavia piccolo, e` stato il primo importante successo di massini) si svolge in un campo di concentramento liberato, dove un`attrice ebrea accusa dio di essere il vero responsabile dell`olocausto. "memoria del boia", ambientato nel 1829, e` il dialogo tra il leggendario boia di parigi, charles sanson, e un giovane misterioso che poi si svela essere ben noto agli spettatori. "la fine di shavuoth" si svolge nel 1911 in un caffe` di praga: uno dei tre personaggi e` kafka. a distanza di dieci anni viene riproposto quel volume con l`aggiunta di una premessa scritta dall`autore per l`occasione.
un prospero assicuratore, dopo un pauroso incidente, si risveglia all`ospedale con due mogli al suo capezzale, ciascuna ignara dell`esistenza dell`altra. superato un primo, comico smarrimento, l`uomo deve dare delle spiegazioni alle due donne e forse, via via che il testo procede, anche a se stesso. apparentemente sembra che miller abbandoni le tematiche politico-sociali e la critica della societa` americana che lo hanno reso famoso per dedicarsi a una
all`arena di verona e allo sferisterio di macerata, tra i piu` famosi e celebrati teatri all`aperto del mondo, claudio orazi dedica una riflessione sulla creativita` della scena contemporanea nel teatro d`opera. con il contributo del critico musicale enrico girardi, e gli interventi dei registi henning brockhaus, denis krief e graham vick e un affascinante apparato fotografico, il libro ripercorre l`ideazione artistica ed i progetti registici e scenografici di alcune produzioni operistiche che hanno configurato una "nuova stagione" per i teatri musicali all`aperto, luoghi capaci di conservare il senso primigenio di theatron, con le rinnovate pulsioni dell`uomo contemporaneo. certa concentrazione magnetica ed enigmatica di queste assemblee teatrali, composte da migliaia di spettatori, si discioglie nella visione istantanea dei nuovi segni dell`opera. come autentici fantasmi appaiono i riflessi dello specchio e la bambola-feticcio per violetta, il mare di lucia su di un telo, il vascello di rigoletto sul fiume sospeso nel vuoto, la sfera nera come meteorite per turandot, l`incombente montagna rosso sangue di butterfly, l`albero di ulivo per il mondo arcaico di cavalleria. ed ancora, il volto dell`angelo innalzato su floria tosca, il giardino dell`amore per figaro, la ferrigna biblioteca-prigione-nave di nabucco. il resto sono pietre come sedili, montagne di carne, un aereo stilizzato che squarcia la notte sull`oceano e le mille immagini-pensieri di giacomo che risalgono in superficie come da un acheronte della memoria. si tratta di "nuovi segni" inclini al linguaggio interdisciplinare, capaci di scolpire le pietre ed i muri degli antichi monumentali teatri, ove attraverso lo sguardo riflesso del pubblico con la scena si rigenera l`antico rito collettivo del teatro. oggi con nuove immagini l`ideatore e` in cammino verso altri siti, progetti e avventure. tra i capitelli in pietra degli antichi monasteri, dentro le grandi basiliche, negli ampi spazi dei teatri greco-roma
la nuova commedia di dario fo. le "centoventi bugie" del pentito marino, le prove mai provate contro sofri, bompressi, pietrostefani. lo spettacolo grottesco e tragico dell`italia dei misteri, dalle bombe di piazza fontana ai giorni nostri.
attraverso sette chiese romane, quattro personaggi si muovono in un pellegrinaggio serale-notturno alla ricerca di qualcosa che nessuno sa bene cosa sia. certo, francesco vuole soprattutto tornare a casa dalla moglie da cui si e` separato e dai figli che gli mancano; cecilia, l`ex moglie, cerca nei rumori e nei suoni che registra ossessivamente un suo posto nel mondo dopo che i suoi ruoli familiari si sono trasformati irrimediabilmente; simona, l`amica di sempre, vuole con tutte le forze un figlio, possibilmente senza dover passare da un uomo; e alfredo e` il prete che ha organizzato il tour per i suoi amici, apparentemente l`unico che nelle chiese cerca un segno di dio. ma al di la` dei desideri immediati dei quattro, c`e` un`idea collettiva di rinascita, o forse di nascita, o addirittura di epifania originaria che emerge nei dialoghi fra i quattro e nelle scene oniriche che irrompono e si intrecciano ai loro dialoghi. tutto sembra dover sorgere da un momento all`altro, anche dio, un dio bambino che non parla agli uomini perche` e` appena nato e non sa ancora parlare. in fondo lucia calamaro prosegue un suo coerente percorso. il suo parlare della morte in testi precedenti non e` tanto lontano dal parlare della nascita di questo suo nuovo lavoro. e la vita, il suo mistero, al centro di tutto, sempre. e il flusso di parole cosi` travolgente che caratterizza i suoi spettacoli e` una rete per lambire il flusso vitale profondo che circola sotto o intorno alle vite quotidiane, inafferrabile. da qui la nostalgia, forse inestinguibile, ma anche un`energia che esce fuori dal testo.
macbeth, dramma tra i piu` foschi nel panorama sia shakespeariano sia elisabettiano, deve probabilmente la propria fortuna alla natura quanto mai complessa e tortuosa del suo protagonista. egli appare a piu` riprese incerto, timoroso, e poi ferocemente dilaniato dai rimorsi. come si conciliano questi due risvolti del suo comportamento, presupposto l`uno di aridita` d`animo, l`altro di esasperata sensibilita`? certo e` che ha incontrato attenzione, interesse e favore proprio e soprattutto per le discrepanze del suo atteggiamento. ne` e` da meno la sua consorte, su cui tanta critica si e` arrovellata.
la "storia del teatro" di brockett e` il piu` aggiornato profilo dell`attivita` teatrale dall`antichita` preclassica ai giorni nostri, e si e` imposta come lo strumento di lavoro fondamentale per gli studiosi e gli operatori del teatro in europa e negli stati uniti. seguendo i piu` recenti risultati raggiunti dalla storiografia, unisce al rigore e alla precisione dell`informazione una straordinaria chiarezza e semplicita` di linguaggio, e ripercorre la storia del fenomeno teatrale attraverso le epoche e nei differenti paesi dell`occidente e dell`oriente, considerando i suoi vari aspetti: dal testo alla recitazione, dalla vita degli autori e delle compagnie alla disposizione dello spazio e della scenografia, dall`organizzazione economica allo sviluppo della trattatistica, dalle regolamentazioni pubbliche all`uso dei trucchi scenici e degli effetti speciali. questa nuova edizione italiana segue le vicende del teatro dai drammi sacri dell`antico egitto fino ai nostri giorni, ed e` stata appositamente curata per rispondere alle particolari esigenze degli studiosi e degli operatori teatrali del nostro paese.
una guida aggiornata e completa al meraviglioso mondo del teatro, alla sua storia, ai suoi protagonisti e alla sua dimensione artistica e sociale. nel volume gli aspetti teorici e concreti del teatro - dalla recitazione al pubblico - si intrecciano in modo da fornire un`introduzione integrata allo studio delle opere teatrali e alla loro rappresentazione, che attinge alle riflessioni e ai risultati artistici di chi ha praticato il teatro nel passato e nel presente: attori, drammaturghi, scenografi, registi. gli argomenti trattati includono i generi drammatici dalla tragedia al documentario politico, le teorie dell`interpretazione, la storia del teatro occidentale, la recitazione, la regia e la scenografia. con un glossario e suggerimenti per ulteriori letture: il punto di partenza ideale per tutti coloro che vogliono studiare, praticare e mettere in scena quella combinazione unica di pensiero e azione chiamata teatro.
anche se e` stata realizzata come sceneggiato televisivo solo nel 1975, "fragola e panna" e` stata scritta nel 1966, dunque un anno dopo la prima e piu` famosa commedia di natalia ginzburg, "ti ho sposato per allegria". entrambe le commedie hanno al centro una ragazza
il volume raccoglie i primi lavori di jon fosse, autore tra i piu` importanti e influenti del teatro contemporaneo. gia` in questi scritti vengono tuttavia rivelati gli elementi fondanti della poetica del drammaturgo norvegese: una scrittura secca e affilata, in cui il ritmo serrato, fatto di non-punteggiatura e intonazioni volutamente ambigue delle battute, contraddistingue la parabola esistenziale di personaggi isolati, in continua ricerca del proprio io e di una redenzione nel difficile legame con l`altro.
un pontile e una casa sul fondo. davanti il mare aperto. due uomini che non si conoscono parlano di una donna di cui hanno inspiegabilmente lo stesso ricordo: un giorno caldo, d`estate, una donna sensuale e misteriosa in costume da bagno nero. all`improvviso la donna arriva, facendo emergere a poco a poco nei due e in maniera sempre piu` presente il ricordo di quel giorno d`estate e di qualcosa che e` accaduto in quella casa. chi sono quei due uomini? chi e` la donna? quale rapporto li lega? che traccia hanno lasciato l`uno nell`altro e dove si trovano ora? un testo in cui emergono i temi piu` cari a jon fosse: il rapporto tra la vita e la morte, il tempo, la memoria e il desiderio.
la nuova traduzione di paolo bertinetti si basa sulla versione del testo che tennessee williams scrisse per la messa in scena del 1974 e si discosta significativamente da quella originaria scritta per il primo allestimento del 1955. il testo del 1955 aveva subito una revisione importante da parte del regista elia kazan. quando sull`onda dell`enorme successo teatrale venne pubblicato, williams volle presentare due versioni del terzo atto: una, chiamata broadway version, era quella andata in scena; l`altra, chiamata cat number one, cioe`
al centro della scena una donna di mezza eta` cerca di dipingere il ritratto di una ragazza seduta su un divano, lei stessa in anni passati. a poco a poco le si affiancano la stessa ragazza e altre figure della sua famiglia: la madre con la quale ha sempre avuto un pessimo rapporto, la sorella sessualmente disinibita che tanto ha invidiato, il padre marinaio che tanto ha amato, lo zio che ne ha preso il posto accanto alla madre in una situazione amletica. al centro c`e` una scena primaria:
"lettere a bernini" si svolge interamente in un afoso giorno d?estate dell?anno 1667. in scena, nel suo studio di scultore, pittore e architetto, il vecchio gian lorenzo bernini, la massima autorita artistica della roma barocca. bernini e infuriato con francesca bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella fabbrica di san pietro e che ora lo accusa, di fronte ai cardinali, di non pagarle il giusto prezzo per il suo lavoro. nell?infuriarsi con la donna, bernini evoca l?ombra dell?odiato rivale, francesco borromini, il geniale architetto ticinese. ma con l?inaspettata notizia del suicidio di borromini, la furia cedera il passo alla pietas e al riconoscimento del valore dell?opera del collega. del resto, chi puo comprendere fino in fondo la grandezza di un artista? il suo rivale. il suo avversario. il suo simile. attraverso una drammaturgia in cui la voce monologante dell?attore e quella di bernini si rincorrono e sovrappongono senza soluzione di continuita, come scolpendo nel vuoto presenze, figure e ricordi, l?opera di martinelli ritrae il grande artista, ma anche l?uomo irascibile e violento, scaltro e cinico nel servire il potere, e ci mostra un seicento che parla di noi, sospeso tra il secolo della scienza nuova e l?attuale imbarbarimento, sempre piu incombente.
federigo, principe di napoli, si innamora perdutamente della duchessa di bretagna adelaide, vista una volta in un ritratto, ma lei e` gia` promessa a enrico di francia. ne nascono furiose battaglie e sfide all`ultimo sangue che causano la morte del rivale, ma condannano federigo alla fuga. adelaide pretende una vendetta che pare irrealizzabile, ma le peripezie continuano stupefacenti fino all`inevitabile lieto fine. scritta nel 1767, e mai pubblicata dopo la morte dell`autore, "la donna vendicativa" e` la prima delle commedie tratte dagli autori del siglo de oro spagnolo, ma presenta gia` le caratteristiche tipiche di questa stagione gozziana: l`eroismo dei suoi personaggi, la moralita` dello scioglimento finale, la comicita` delle maschere e l`esplosivita` dell`intreccio. tutti aspetti lontanissimi dalla riforma goldoniana ma che valsero a carlo gozzi un grande successo di pubblico.
sono qui riuniti i primi quattro testi dell`eptalogia di hieronymus bosch, una serie di sette pie`ces ispirate alle tavole del pittore fiammingo sui peccati capitali. l`inappetenza e` un testo per nove attori sulla lussuria, sul desiderio sfrenato, ingabbiato nelle parole. la stravaganza e` un monologo in cui una stessa attrice interpreta tre sorelle gemelle, di cui una adottata alla nascita, spasimando nel tentativo di capire quale delle tre, cioe` quale parte di se` non sia autentica (il peccato in questione e` l`invidia). la modestia e` un testo sulla superbia con quattro personaggi: il meccanismo narrativo, abbastanza enigmatico, e mosso da una serie di equivoci che legano persone, luoghi e tempi diversi (buenos aires oggi e un paese dei balcani in un tempo passato). la stupidita` e` una girandola teatrale che coinvolge in forma circolare diverse categorie professionali sul tema dell`intelligenza o della sua mancanza.
il quarto centenario della morte di shakespeare e` l`occasione per nuove messe in scena, per racconti e romanzi ispirati alle sue opere (nesb? e altri), per nuove trasposizioni cinematografiche (proprio macbeth con michael fassbender). e anche per nuove traduzioni. d`altra parte, se tutti i grandi classici necessitano periodicamente di nuove traduzioni, tanto piu` e` vero per i`autore piu` studiato al mondo. nel corso degli anni una continua messe di studi critici e filologici ha via via precisato o anche cambiato radicalmente i significati di molti passaggi delle opere di shakespeare, quando non ne abbia addirittura cambiato il testo. paolo bertinetti assomma in se` le caratteristiche del grande esperto di questioni shakespeariane con quelle del traduttore sensibile al linguaggio teatrale. questa di macbeth si propone come la traduzione piu` precisa e aggiornata, ma ugualmente efficace nella pronuncia, senza cedere punti sul terreno del fascino letterario di un capolavoro che ha saputo rappresentare in modo cosi` memorabile l`incubo e il buio dell`inconscio.
il nuovo, sorprendente gioco di tullio pericoli: trentasette "ritratti sonori" di toni servillo.
scritte tra il 1756 e il 1762 per essere rappresentate nel teatro del marchese albergati nella sua villa vicino a bologna, queste cinque commedie rappresentano un caso a parte nella produzione goldoniana, un esempio di teatro privato di societa` in villa. "l`avaro" e "l`osteria della piazza", i soli atti unici che goldoni abbbia prodotto, servivano a chiudere le recite nelle sere di festa, mentre le altre tre commedie, in versi, delineano la liberazione delle passioni nel riposo campestre. e come sempre, anche in questa produzione goldoni si mostra autore assai attento al pubblico che ha di fronte: non piu` popolare e bonario ma colto e raffinato, che propone l`immagine di un`aristocrazia nuova.