


nel 1970 pier paolo pasolini curo` personalmente un volume di "poesie vecchie" tratte da "le ceneri di gramsci" (1957), "la religione del mio tempo" (1961) e "poesia in forma di rosa" (1964). considerava questa scelta come "un atto conclusivo di un periodo letterario per aprirne un altro" e su richiesta di livio garzanti ne scrisse l`introduzione, intitolandola "al lettore nuovo". l`antologia - qui riedita integralmente con l`aggiunta di una breve nota proponeva un volume di poesie a sei anni di distanza dall`ultima raccolta pubblicata.

torna negli elefanti la celebre traduzione del "miles gloriosus" di plauto. pasolini dichiaro` di aver affrontato il capolavoro plautino "armato della lente deformante dell`artigiano in smania di rifacimento piu` che della lente dell`analista". e di un geniale rifacimento si tratta, in cui pasolini, scartati i registri del dialettale e del linguaggio teatrale alto, sceglie la lingua dell`avanspettacolo, l`unica capace di rendere il tono "sanguignamente plebeo" dello scrittore latino.

con "poeta delle ceneri", pubblicato per la prima volta sulla rivista


"questo volume raccoglie le sceneggiature di tre film tra i piu` intensi e poetici di pasolini: opere che al loro apparire suscitarono entusiasmi, discussioni e polemiche. nel vangelo secondo matteo (1964) pasolini esplora la figura sociale di cristo e il rilievo storico del suo messaggio, dipingendo un gesu` piu` feroce contro i ricchi che contro i duri di cuore. nell`edipo re (1967), la tragedia di sofocle viene riletta in una luce inedita: la vicenda del sovrano di tebe segna l`imporsi dei tempi circolari della vita e del mito su quello lineare della storia. in medea (1969) pasolini rappresenta nuovamente il conflitto tra una visione religiosa e una visione illuminista e razionalista del mondo." (dalla prefazione di morando morandini)

l`idea di una "riscrittura" della commedia dantesca venne in mente a pasolini fin dal 1963, e lo accompagno` per il resto della vita. solo nel 1975, infatti, egli si decise a dare alle stampe le pagine gia` scritte, che videro la luce postume. con l`intenzione di creare qualcosa di "ribollente e magmatico", pasolini si addentra in un inferno neocapitalistico e, dando voce a polemiche culturali e sociali, in un continuo intreccio di realta` e invenzione, offre un catalogo dei peccatori della sua epoca: i conformisti, i volgari, i cinici, i deboli, gli ambigui, i paurosi, i piccoli benpensanti, i servili... nonostante ci restino solo i primi due canti, piu` alcuni frammenti del iii, iv e vii, la divina mimesis rimane un`opera forte, necessaria, l`eredita` dell`ultimo poeta civile italiano. pier paolo pasolini (bologna 1922 - roma 1975), scrittore e regista, ha vissuto all`insegna di una continua sperimentazione esistenziale, ideologica e linguistica. ha scritto poesie, romanzi, testi teatrali, saggi e sceneggiature cinematografiche. e morto assassinato all`idroscalo di ostia, vicino a roma, la notte tra il 1 e il 2 novembre 1975.

questo volume raccoglie tre sceneggiature: accattone, mamma roma e ostia (quest`ultima realizzata a quattro mani con sergio citti, che del poeta era

il mondo del teatro professionistico non piaceva a pier paolo pasolini, gli era estraneo: a dominare sulle scene era infatti una lingua artificiale che a lui suonava falsa, artefatta, convenzionale. eppure, mentre nelle dichiarazioni pubbliche il poeta rimarcava lontananza e disinteresse per il palcoscenico, a un livello piu` profondo un`urgenza nutriva la sua creativita`, e intorno alla meta` degli anni sessanta, nell`era della televisione e delle masse, il tanto bistrattato teatro divento` quasi una via di fuga. con questo secondo volume si conclude la raccolta delle tragedie scritte in quel periodo: vi sono contenuti il dramma porcile, in dialogo simbolico con l`omonimo film, nel quale si racconta la vita di un grande industriale tedesco e si descrive l`eterna ipocrisia con cui si cementa la classe al potere; orgia, l`unica portata in scena con la cura personale dell`autore, in cui si mostra la disperata lotta di chi e` diverso contro la normalita` che respinge ai margini; infine bestia da stile, la storia del poeta cecoslovacco jan che lo stesso autore non ha esitato a definire

questo volume raccoglie le sceneggiature originali de "il decameron", "i racconti di canterbury" e "il fiore delle mille e una notte", film diretti da pier paolo pasolini tra il 1970 e il 1974. poche pellicole, nella storia del cinema italiano, hanno subito una censura cosi` feroce fatta di denunce, sequestri, accuse di pornografia, linciaggi morali. oggi, a distanza di oltre quarant`anni dalla loro prima uscita nelle sale, i dialoghi, le dettagliate didascalie e le precise descrizioni colgono in tutta la sua complessita` il rapporto tra lo scrittore-regista e la sua opera, e piu` in generale quello tra letteratura e cinema. reinterpretando infatti tre grandi classici della novellistica mondiale, pasolini disegna un ambizioso e articolato progetto artistico dotato di genuina forza poetica e immediato slancio narrativo, capace di sfidare il conformismo e aggiungere nuove sfumature di significato alla nostra idea di moralita`. la prefazione di gianni canova descrive il cammino che ha condotto l`autore dall`idea iniziale al montaggio finale, e sottolinea la sorprendente classicita` e l`attualissima modernita` di questi tre film non omologabili, ancora estranei al deperire delle mode e al mutare effimero dei costumi.


Questo primo volume di scritti teatrali raccoglie tre delle sei tragedie scritte e più volte rielaborate da Pier Paolo Pasolini tra il 1966 e l'inizio degli anni Settanta: Calderón, liberamente ispirato a La vita è sogno e unica opera teatrale pubblicata vivente l'autore, venne rappresentato per la prima volta nel 1978 per la regia di Luca Ronconi e mette in scena l'impossibilità di evadere dall'universo della propria condizione sociale e lo scontro tra il potere e l'individuo nella Spagna franchista. In Affabulazione, il cui primo allestimento con regia e interpretazione di Vittorio Gassman risale al 1977, l'autore rielabora invece i miti di Crono e di Edipo attraverso la storia della scandalosa e sconvolgente attrazione sessuale di un padre per il figlio. Con Pilade, infine, reinterpretando ancora una volta in chiave moderna il mito greco, Pasolini supera il dramma della dialettica contro il potere per una rappresentazione lirica del potere stesso che incessantemente avanza, incurante di ogni cosa. Il volume è arricchito da un'appendice di testi di critica teatrale scritti da Pasolini tra il 1961 e il 1973.



tesi di laurea discussa alla universita` di bologna nell`anno accademico 1944-45, relatore il prof. carlo calcaterra; un progetto ambizioso e inusuale, un libro di poesia e di poetica, in cui uno scrittore giovanissimo si confronta con l`opera di un autore che ha la statura e la rinomanza di un classico. "la poesia non si puo` far male, scrive il pascoli, o si fa o non si fa. io spero che se la figura del pascoli che nasce da questa scelta non e` del tutto oggettivamente storica, corrisponda tuttavia a un gusto storicamente consentito dalle ultime ricerche sulla poesia". (pasolini, postilla alla tesi).



dal 1950 al 1962 pasolini collabora a diversi quotidiani e periodici con racconti che disegnano il profilo della "sua" roma, periferica, devastata e umana. questi raccontini delineano una passeggiata romana che e` anche un mondo interiore, un po` come se pasolini si trovasse a raccontare la citta` intorno a lui attraverso le forme diverse del narrare: la letteratura, il cinema, la fotografia, il reportage. l`autore sembra continuamente sottoporre a verifica sia la realta` che il modo di raccontarla, in un diario interno dell`arte che e` cronaca del suo tempo.

gli anni di casarsa (1940), il tempo degli studi a bologna, le lettere della academiuta di lenga furlana (1945-47), quello degli anni difficili fino al 1954; poi roma, il cinema, i rapporti editoriali. i corrisponti: anonimi amici o personaggi illustri, come la madre susanna pasolini o l`amica silvana mauri, gianfranco contini o roberto longhi, franco fortini o carlo calcaterra, livio garzanti o giulio einaudi, alfonso gatto o paolo volponi.

la storia di un giovane prete, del suo arrivo in uno sperduto e povero paesino del friuli, del suo servizio pastorale, del drammatico travaglio interiore che lo portera` alla consapevolezza dell`insanabile conflitto tra la realta` sociale e il suo ruolo di ministro della chiesa. questo "romans" e` un quadro intenso, appena tratteggiato ma vivissimo dell`italia del dopoguerra. seguono due brevi racconti, "un articolo per il progresso" e "operetta marina", a formare un armonico trittico, espressione esemplare di una stagione felice della vita dello scrittore.




