"infermita` del corpo e infermita` della nazione, anzi del pianeta, fanno un tutt`uno drammaticamente vessato e dolorante in questo poema-monologo nelle cui lasse o variazioni giunge, mi sembra, a un punto davvero decisivo di incandescenza e di qequilibrio e compattezza formale uno dei piu` vividi talenti espressivi suscitati negli ultimi decenni dalla riluttanza a morire della nostra povera, martoriata, meravigliosa lingua italiana" giovanni raboni.
"la poesia in dialetto e` ormai un testo a fronte del novecento ufficiale. il caso notevole di emilio rentocchini e` ora indicativo di una nuova sintesi delle "due tradizioni" (contini), quella colta e quella popolare, con riassunzione della seconda nella prima - qui a partire dal titolo in italiano, "ottave". uscito nei primi anni novanta sulla rivista "lengua", rentocchini colpiva immediatamente per la voce sicura, fin dal primo verso, dove la consumazione della lingua dei parlanti e` la dichiarazione della verita` dialettale." (gianni d`elia)
in una "lingua poetica" che non esclude di sperimentare in piu` di un caso modi e accenti di una tradizione pre-novecentesca e sporadiche tentazioni dialettali, empie stelle e` anche da leggersi come reiterante metafora di una impossibilita`, dove la vita continua a riproporsi in quanto negazione in se stessa, anzi paradossale "non luogo a vivere".