
In questa preziosa raccolta, che copre l'intero arco dell'opera di Auden, il lettore non solo troverà tutte le sue poesie più celebri – riproposte in nuove o rinnovate traduzioni di Massimo Bocchiola e Ottavio Fatica –, ma scoprirà un giacimento di grandi e piccoli tesori, quali si possono celare in un corpus di testi capace di ravvivare o reinventare all'occorrenza ogni forma della tradizione: dall'apocalittico all'arcadico, dal propagandistico al meditativo, dall'ironico al sentimentale, passando dalle antiche saghe islandesi a Dante, a Shakespeare, per approdare infine a Goethe. Una produzione poetica che non ha eguali – per varietà, ricchezza e qualità – in tutto il Novecento.

"`la nuvola in calzoni` e` il capolavoro della stagione "prerivoluzionaria" di majakovskij, e uno dei testi piu` significativi del futurismo russo e della letteratura russa del novecento. composto tra il 1914 e il 1915 da un majakovskij poco piu` che ventenne, il poemetto trabocca di una forza lirica tesa, appassionata, che vuole essere dissacrante, antiborghese, antifilistea, ed e` soprattutto intensamente libertaria. majakovskij vuol portare dentro l`arte della parola la carica dirompente di una visione nuova o rinnovata della realta`, dei sentimenti, dell`idea stessa della poesia e della scrittura. e lo fa ricorrendo a un`incalzante sequela di immagini provocatorie, a un`orchestrazione sonora aspra e dissonante, a un`arditezza compositiva frutto di una maturita` sbalorditivamente precoce. l`eroe lirico della `nuvola` cerca disperatamente l`amore di una donna, l`amore tra gli uomini della terra, l`amore universale tra l`uomo e il cosmo. sogna di vedere cancellata la sofferenza dei reietti e degli oppressi; esalta la ribellione, il tumulto popolare. ma davanti a se` non trova che il rifiuto, la desolazione, il silenzio dell`universo (e di dio). cosi, nella colata lavica del poemetto confluiscono via via la passione amorosa, lo spirito di rivolta contro una societa` ingiusta e violenta, la polemica letteraria, l`ossessiva "lotta con dio", il doloroso vagheggiamento di una rivoluzione che il poeta sa utopica, perche` incapace di riscattare l`uomo." (remo faccani)

di fronte a un mondo che appare postumo, popolato di sopravvissuti tra le rovine, "il filosofo stanco / da un pezzo ha perso il filo e la domanda". le "strofe per dopodomani" di grunbein sono la testimonianza di una frattura del tempo ("e il 40 d`aprile, un giovedi`") e in questa frattura il poeta deve ricominciare a ricalibrare lo sguardo, a trovare nuove coordinate. la societa` che credeva nel progresso indefinito, nel welfare, nella cultura del benessere inizia a proiettare nel suo futuro immagini del passato, ad accumulare le macerie di un mondo votato alla tecnica. il poeta continuera` sempre a osservare minuziosamente la realta`, a interrogare con crudezza i propri sentimenti, a trovare nuove parole d`amore, ma come ripartendo da un vuoto, con un`ombra di incomprensibilita` maggiore che in passato. grunbein riesce a rendere questo spaesamento come pochi altri poeti contemporanei. con la forza del suo potente occhio analitico intrecciata alla sua non meno straordinaria memoria culturale.

cosa significa tradurre un classico, tanto piu` se questo classico e` virgilio, anzi il virgilio piu` lirico, prezioso, l`inventore del paesaggio arcadico? paul vale`ry, che tradusse in francese, durante gli anni dell`occupazione nazista, tutte e dieci le ecloghe virgiliane, confesso` di invidiare una lingua poetica tanto piu` densa della sua. di questa opera nel quale gli de`i convivono con gli uomini, la storia si fonde con il mito, i paesaggi padani trascolorano in quelli mediterranei, non sono certo mancate traduzioni in lingua italiana; qui edoardo zuccato ne propone una versione in parte in lingua italiana, parte in dialetto altomilanese, non senza ardite e sperimentali commistioni.

voce fondamentale del mondo letterario internazionale, le sue liriche sono state finora tradotte in quarantasei lingue. testimoniata da notevoli riconoscimenti critici, la sua funzione ispiratrice emerge anche da ammissioni di debiti "creativi" nei suoi confronti da parte di molti poeti: in particolare le giovani generazioni statunitensi, formatesi sui suoi testi letti e studiati nelle universita`, e polacche, per le quali transtromer e` da tempo divenuto un vero e proprio cult poet. "confessioni" di "furti di immagini" giungono da premi nobel come iosif brodskij; espressioni di stima e ammirazione da bei dao, seamus heaney e derek walcott. kjell espmark, poeta e critico membro dell`accademia di svezia, afferma che, con strindberg e swedenborg, transtromer e` lo scrittore svedese che piu` ha influenzato la letteratura internazionale. le radici della sua poesia affondano nella tradizione modernista, soprattutto simbolista. vi si avvertono influenze dell`estetica baudelairiana delle corrispondenze, del programma imagista nonche` del surrealismo nella composizione e scomposizione di immagini che sembrano scaturire direttamente dal sogno. di t.s. eliot transtromer condivide i concetti di storia e tradizione e il metodo di cogliere, sebbene in forma piu` impersonale, realta` immanenti attraverso osservazioni oggettive. questa raccolta costituisce un punto di partenza per conoscere la lirica di uno dei maggiori protagonisti della poesia del nostro tempo.

l`opera maggiore di pound, cui lavoro` dal 1919 fino alla morte, sono i "cantos", che videro la luce in pubblicazioni che ne raccoglievano di volta in volta una serie. di questo "flusso magmatico" fanno parte "fatalmente", come scrive giovanni raboni nella sua prefazione, anche i "canti pisani". approdato nell`italia fascista di cui condivideva gli ideali, ezra pound, dopo la liberazione, venne incarcerato nel campo di concentramento di coltano, presso pisa. qui compose appunto i "canti pisani", i quali, rispetto ai "cantos", conservano, scrive sempre raboni, "non solo una propria inconfondibile identita`, ma anche - cosa, dal nostro punto di vista, ancora piu` degna d`attenzione - una propria specifica e diversa grandezza... una sorta di immediata e irrecusabile evidenza fisica".

sanguineti e` noto come traduttore di versi scritti per il teatro (eschilo, sofocle, euripide, aristofane, seneca), ma le sue traduzioni coprono anche altri generi poetici che vanno dal poema didascalico alla lirica, all`elegia e all`epigramma. comune con le traduzioni teatrali e` il gusto per una parola sonora, da pronunciare. e la fedelta` al suono e al ritmo e` una regola ancora piu` rigorosa della fedelta` al senso (che pure non manca, nonostante la leggenda secondo cui sanguineti sarebbe sempre autore di riscritture molto libere o quasi autonome dal testo di partenza). le scelte di sanguineti rivelano l`aspirazione verso una "traduzione a calco" che riproduca l`originale proprio a partire da alcuni elementi formali. ma proprio in questo modo sembra emergere l`anima, cioe` la struttura profonda dei testi affrontati. testi e autori, peraltro, molto diversi fra loro: dal de rerum natura di lucrezio, amato come padre del materialismo, ai sonetti di shakespeare, di cui sanguineti esalta le profondita` manieristiche, al goethe ironico e sensuale delle elegie romane o a quello licenzioso degli epigrammi veneziani. una varieta` di temi e toni che esalta l`esercizio tecnico di sanguineti e la sua straordinaria "prova d`attore".

"valerio nardoni e` un fortunato incontro che questi tardi anni della mia vita mi hanno regalato. ho potuto conoscere direttamente in lui alcuni aspetti vivi e franchi della gioventu` di oggi e in piu` una tutta sua personale genialita`. quando le circostanze lo misero, per cosi` dire, sulla mia strada, sapeva poco di me. coscienziosamente volle acquisirne qualche notizia da conversazioni e letture; poi sollecitato da stimoli sempre meno casuali, decise di esplorare sistematicamente il mio lavoro poetico assai piu` che semisecolare, e poco piu` tardi di organizzarlo intellettivamente a suo sogno e libido. nacque allora l`idea di una antologia non canonica, ma libera e attiva - spiritualmente e fantasticamente attiva - quale soltanto valerio poteva concepire." (m. luzi)

dal remoto 1969 giancarlo majorino lavora a un`opera di grande respiro, un romanzo in versi, un poema capace di assorbire e di restituire nel racconto poetico vicende e sentimenti catturati nel reale e nel vissuto di decenni. di questo progetto, ci perviene quello che e` al tempo stesso un prologo e un`anticipazione, in quanto "prossimamente" e` un testo in cui majorino coinvolge, in una composizione maturata in anni recenti e che gia` annuncia il poema, alcuni brani del poema stesso. "prossimamente" si presenta come un continuum, come un fluire debordante, in cui majorino non trova quiete in alcuna definizione formale. passa dal verso alla prosa, dal magma del recitativo a un canto pastoso o a violente percussioni.

serra non e` nuovo alle rime. obbedendo al criterio per cui tacere e` piu` vergognoso che dire una parolaccia, serra con un paese tagliato su misura per berlusconi, con la paranoia apocalittica di fine secolo, con i paradisi artificiali della new economy, con il professor di bella, con la confusione degli elettori italiani, dice nel suo postscritto: "mi e` spesso capitato, scrivendo, di sghinazzare o commuovermi nel giro di mezza frase appena. non vedo perche` il lettore, che tra l`altro e` molto piu` rilassato di me, non possa farlo con uguale elasticita` d`animo e di sguardo".

fin dai suoi esordi la poesia di bellezza si e` alimentata di un impossibile anelito all`assoluto che si mescola alla cruda testimonianza della pena di esistere. nei suoi versi, ora segnati da una grazia lieve, ora magmatici e coinvolti nel piu` bruciante autobiografismo, ritroviamo la fluidita` della confessione lirica cosi` come l`urgenza della narrazione che attraversa luoghi e momenti della storia contemporanea.

docente universitario a genova, poeta egli stesso, enrico testa ha raccolto in questo volume testi di piu` di quaranta tra poeti e poetesse italiani del secondo novecento. ne esce un panorama sfaccettato che assume non tanto le tradizionali partizioni storicistiche della materia (scuole, correnti, categorie) quanto un impegno chiaramente saggistico, che tiene conto degli aspetti linguistici, del rapporto tra il lirismo tradizionale con le altre soluzioni che lo mettono in discussione.

pier paolo pasolini raccolse in questa monumentale antologia, pubblicata per la prima volta nel 1955, le espressioni piu` belle e curiose di una poesia popolare ricca e varia come quella italiana. di regione in regione, attraverso quasi 800 testi di vario genere e struttura, si passa dai canti narrativi piemontesi alle "biojghe" romagnole, dalle "vilote" venete e friulane ai rispetti toscani, dalle "canzune" abruzzesi ai canti funebri calabresi, dai "mutos" sardi agli stornelli, agli strambotti, alle ninne nanne, fino ai canti popolari delle due guerre e alle canzoni fasciste e partigiane. il "canzoniere italiano" rappresenta - grazie anche all`ampia introduzione dello stesso pasolini - una tappa fondamentale nella riscoperta della poesia popolare; e offre un ritratto vivissimo, poetico e critico, degli italiani e delle loro radici regionali.

al centro della nuova raccolta di franco marcoaldi non ci sono piu gli animali e il loro modo istintivo di capire l`universo. c`e` il tempo, in tutte le sue sfaccettature: quello da vivere, sempre piu corto man mano che gli anni passano; quello delle discussioni dei filosofi, a partire da agostino; quello frenetico dei commerci quotidiani, che non consente ne` pause di riflessione ne` quei vuoti, quelle assenze che permettono di cogliere il respiro pieno di cio` che sta intorno a noi e di cui facciamo parte.

alessandro parronchi e` nato a firenze nel 1914. poeta, traduttore, storico dell`arte e critico militante ha lasciato un segno originale e duraturo in tutti i campi in cui ha esercitato la sua intelligenza. tra i suoi libri maggiori ricordiamo gli "studi su la dolce prospettiva" (1964), le raccolte poetiche "coraggio di vivere" (1961) e "climax" (1990), le versioni da nerval e mallarme`.

"quando dormivo/ nel ventre suo/ e al suo cordone/ ombelicale/ lento bevevo/ mai non piangevo/ero protetto/ ero imperfetto." giovanni borrelli e` autore di romanzi, testi teatrali, saggi critici, e ha composto diverse raccolte poetiche.

il volume raccoglie l`intero corpus delle poesie "civili", di kavafis, che offrono al lettore un`immagine un po` differente e piu` complessa dell`ispirazione del grande poeta neogreco. kavafis, solitamente considerato uomo chiuso in se stesso e indifferente ai fatti sociali, prende una sua personale posizione in difesa dei valori che gli premono maggiormente. la scelta dell`eta` ellenistica e greco-romana non e` mera opera di archeologia o solo capriccio di poeta, ma anche volonta` di attuare un processo di osmosi fra passato e presente, che possa dar ragione di una situazione esistenziale, ma inserita in una cornice storica precisa, cosi` da legittimare anche l`autodefinizione di kavafis di

un bibliofilo segnala presso un antiquario fiorentino il manoscritto autografo del primo libro di mario luzi (la barca, 1935), che l`autore credeva perduto, arricchito di altri inediti. acquisito al centro studi

in "dottrina dell`estremo principiante" mario luzi riesce a conciliare gli opposti. la liberta` formale si associa al rigore del pensiero. una lingua preziosamente distillata, molata con cura paziente, sgorga limpida, con felice naturalezza. la lezione dei grandi maestri della tradizione, a cominciare da dante e petrarca, si innerva di inquietudini affatto moderne. il sentimento della materia, la rivelazione della bellezza delle creature, assecondando il respiro delle stagioni, si fanno meditazione sulla realta` profonda delle cose e sulla santita` del creato. una saggezza che e` frutto dell`esperienza erompe con freschezza tutta giovanile.

il libro e` diviso in due parti. la prima e` un vero e proprio romanzo breve che racconta il segmento italiano della vita dei tre poeti; la seconda e` un`antologia che ripercorre i motivi che hanno ispirato la scelta italiana: la luce, l`acqua, l`aria, quel volare alto e leggero che sembra attraversare come un tema comune l`opera dei tre autori.

elisa biagini accompagna il lettore attraverso il bosco e gli chiede di sapersi perdere per potersi poi ritrovare. il perdersi come condizione di stupore e di abbandono che permette a porte invisibili di aprirsi: un viaggio da fare in compagnia delle parole, con solo qualche sasso in tasca, come gretel. in una sezione del libro i protagonisti sono solo apparentemente noti - cappuccetto rosso, il lupo, la nonna -, in realta` sono profondamente cambiati (anche fisicamente); protagonista di un`altra sezione e` un feto un po` speciale che racconta il proprio "farsi" e che gia` si interroga sul mondo. una poesia caratterizzata da una costruzione piu` narrativa che lirica e da un`attenzione-ossessione per i corpi come sede di un`identita` misteriosa, spesso non comprensibile con la sola ragione.

il volume raccoglie numerose composizioni poetiche di diversa struttura e lunghezza. il libro si presenta segnato, fin dal titolo, da una luce albale oscillante tra incertezza e speranza. figure multiple si ritrovano nello spazio di un io che, grammaticalmente dominante, e` pero` lontano da qualunque circolo di chiusura egotica: si dimostra semmai eco di una pluralita` di voci, in cui il vissuto autoriale puo` entrare, ma solo per la schiacciante verita` della percezione-emozione. un`umanita` sofferente pervade le liriche, dagli spatriati di "campi" agli immigrati clandestini delle "tavole genovesi": tra i quali puo` albergare un germe di nuova comunita`, sempre a patto che l`inermita` del soggetto non rinunci alla sua potenzialita` perturbativa.

Un'autobiografia per immagini del poeta.

l`ultima raccolta di poesie di edoardo sanguineti. che solo formalmente e` un libro postumo. "varie ed eventuali" e` stato consegnato in forma dattiloscritta pronto per la stampa. diventa, con la morte dell`autore, un lascito di ironia, acutezza, prensilita` sulle cose del mondo. un lascito paradossale che non indulge ad alcuna flessione testamentaria. il gioco, l`invenzione e l`avventura dentro il linguaggio - e dentro il mondo - staccano ritmi con erotica esuberanza, e con quasi comica accensione di smorfie e sberleffi. la deriva dell`occidente o piu` drasticamente dell`italia, la crisi economica mondiale, gli affanni della societa` civile e politica, barack obama incerto imperatore del mondo, le sorti degli amici, le nequizie dei nemici - tutto rifluisce in un "girotondo" di "storie crude e cotte", che rimescola beffardamente le carte. le "varie ed eventuali" di sanguineti appartengono al tenace teatro di una scrittura poetica che si protende diabolica sul filo come un saltimbanco che non teme le altezze e lo svanire: "e` un punto, appena, un puntolino, un niente: / sparisce, e via, velocissimamente".

libro d`esordio di una delle piu` grandi figure poetiche degli ultimi secoli in italia rappresenta il vero e proprio apprendistato poetico dell`autore, una sorta di primo e provvisorio laboratorio da cui scaturiranno in seguito le grandi vette delle "odi" neoclassiche. una tappa insomma, in cui ancora riecheggiano suggestioni legate all`arcadia o alla poesia del berni, ma una tappa che comunque parini non ripudio` mai del tutto, riconoscendovi molti pregi e soprattutto quell`urgenza di dire in versi che restera` sua caratteristica fondamentale anche nelle opere successive.

poeta universale, sperimentatore e innovatore del linguaggio lirico, federico garcia lorca fu unico nel far rivivere l`arte popolare con la propria cultura, capace di esercitare un fascino profondo e durevole. questa antologia ci conduce attraverso la natura colma di magia e di oscuri turbamenti di una andalusia mitica, nel mondo dei gitani dominato da forze incontrollabili, fino a new york, metropoli per eccellenza. e da` voce alla rivolta contro la disumana civilta` del profitto, contro la schiavitu` dell`uomo privato della propria identita`, contro la mutilazione della natura e l`ineludibilita` del dolore.


con la presente edizione si offre al lettore l`intera opera in versi di vittorio imbriani, di cui la "fondazione bembo" ha gia` pubblicato le opere in prosa, in tre volumi. il libro, che comprende sia i testi editi dall`autore, rarissimi e di difficile reperibilita`, sia quelli apparsi postumi, numerosi e rivelatori di un`inquieta sperimentazione, e` provvisto di un ampio commento, oltre che di una ricca bibliografia e di un`saggio introduttivo, teso alla focalizzazione di una delle esperienze piu` interessanti di quella raffinata ricerca poetica e metrica che caratterizzo` la produzione in versi del secondo ottocento. restituite alla loro organicita` e accompagnate da un corredo di note esemplare per chiarezza e precisione, le poesie delf`imbriani possono finalmente rendere giustizia all`integrita` del loro aristocratico, eclettico e trasgressivo autore, considerato oggi uno dei narratori piu` originali e, con il tommaseo, il piu` straordinario conoscitore ottocentesco della lingua italiana. i versi, ancora poco noti nonostante i particolari pregi, rivelano innanzi tutto una vocazione anticonformista e polemica e un attivo interesse dello scrittore per la poesia, che percorre significativamente tutto l`arco della sua vita. riproporli integralmente significa anche fornire lo strumento di una piu` comprensiva interpretazione della prosa di imbriani, di cui essi sono il necessario e speculare complemento.

le donne nella poesia italiana contemporanea sono una presenza molto forte: dietro quella decina di autrici che tutti conoscono e molti amano c`e` una ricchezza di voci emergenti di grande interesse e di sicuro valore. questa antologia ne raccoglie dodici con la duplice intenzione: di farle leggere o rileggere a un giro di lettori abbastanza ampio e di confrontarle fra loro "a distanza ravvicinata", per vedere cio` che le unisce al di la` dell`ineccepibile originalita` delle singole scritture.

il drammatico viaggio di un gruppo di emigranti clandestini verso i "porti del nord". un poema scabro e tragico. la scommessa della parola poetica di fronte a una materia (umana, civile, sociale) quasi "intrattabile" ma che qui diventa disegno delle sorti del mondo. erri de luca obbedisce all`urgenza lirico-tragica ampiamente presente nella sua scrittura e disegna un paesaggio sociale e umano profondamente interiorizzato.

abate, poeta, pittore e "umorista trascendente", sengai e` una delle espressioni piu` alte dello spirito giocoso e laico dello zen. cio` che affascina della sua opera e` la capacita` di proporre una filosofia senza teoremi, affidata a guizzi di stupore e ironia nati dalla deliberata scelta del soggetto umile, nella pittura come nell`haiku, e dal rifiuto di ogni santita` proclamata. nessun occidentale negherebbe a sengai il titolo di poeta, ma le sue liriche vengono da un mondo dove la poesia si esprime come immagine, sublimata nell`esercizio zen della calligrafia: e la scrittura diviene a sua volta segno pittorico, celebrando cosi` l`inscindibile unita` delle due pratiche. quest`antologia di poesie e disegni segna anche l`incontro ideale di sengai con daisetz t. suzuki, il suo maggior esegeta che, nella forma discreta ed essenziale del commento, ci offre un piccolo, appassionante trattato sullo zen. con note introduttive di herbert read, basil gray e sado idemitsu.

il nome di saffo, poetessa greca vissuta nel settimo secolo avanti cristo, e` sinonimodi "lirica" in senso universale ed eterno: le ragioni del cuore e il potere della parola"pura" si fondono nella sua produzione con mirabile armonia e risultati di altissimo livello. a distanza di tanti secoli, il suo messaggio si rivela ancora di una straordinaria forza e attualita`. silvio raffo, alla sua decima prova di traduzione "al femminile", ripropone i testi piu` significativi della musa di lesbo mantenendo una pregevole fedelta` agli schemi metrici dell`originale. questo libro vuole essere un dono agli estimatori della cultura classica e al tempo stesso un`occasione per ogni lettore di scoprire la "fiamma al calor bianco" del sacro fuoco della bellezza.

costruita su forme diverse e con suggestioni da molteplici tradizioni poetiche, la nuova raccolta di gabriele frasca fa convivere passato, presente e (sotto forma di sperimentazione) futuro. incastonato fra una sezione iniziale ispirata ai sonetti barocchi di quevedo e a una finale di traduzioni-riscritture da dylan thomas, il lungo poemetto che da` il titolo al libro e` un testo tendenzialmente narrativo in cui versi e prosa giocano a rimpiattino nascondendosi gli uni nell`altra, in un flusso verbale apparentemente continuo, mozzafiato. la vita e la morte di un personaggio concentrate in una giornata di attraversamenti della realta`, forse solo immaginati in un dormiveglia. la difficolta` di aderire a un`idea di soggetto, la stratificazione dei tempi (e delle ere) nel gioco di proiezioni dell`ipotetico se`, il continuo tentativo di incespicare nel flusso sonoro, sempre frustrato, se non alla fine, dal trionfo del ritmico, pervasivo respiro. un passo ulteriore nella poesia post-lirica di frasca, che e` poesia a un tempo severa e pirotecnica, ardua meditazione e onda sonora trascinante. territorio poetico originale.

apollo e dioniso. da una parte la ragione che ordina, lo sguardo dell`artista che individua, separa, riunisce. dall`altra la potenza della musica, l`irruenza della vita, l`esplosione caotica del reale, il multiforme eterno divenire. distacco da un lato,; passione dall`altro. utopia e sovvertimento. sono; questi i numi tutelari della poesia, pur laicissima e materialista, di nanni balestrini: un`esperienza creativa e umana nella quale convivono felicemente impegno artistico e civile. romanziere, artista visivo, autore teatrale, organizzatore culturale, balestrini ripercorre, in questa originale autoantologia, la propria parabola lirica, dandole nuova linfa e nuova vita, rileggendo il significato di un`esistenza dedicata alla poesia e non solo, disegnando il proprio autoritratto di artista e di uomo. si riscoprono cosi` le tappe di un percorso che ha coniugato l`epica e l`elettronica, sempre all`insegna della sperimentazione, di una distruzione e riconfigurazione dei linguaggi che e` affermazione assoluta di liberta`.

"la vita sopravvissuta" e` una raccolta che ricostruisce un itinerario psicologico ed etico personale, ma anche un itinerario emblematico dei percorsi della vita sociale. le poesie di raffaele crovi sono meditazioni esistenziali che utilizzano le epifanie della memoria e insieme meditazioni culturali con proiezioni di utopia. il paese italia, gli amori, le immagini familiari, la confidenza con la vita, la malattia, le interrogazioni sul presente e le inquietudini relative al futuro sono i temi che fanno della "vita sopravvissuta" un libro esemplare, strutturalmente ricco e linguisticamente personalissimo.

l`ablativo e` un caso latino che non indica l`"io" ne` il possesso, non marca le attese ne` le esclamazioni, ma sintetizza un allontanamento, un`uscita da un luogo o da uno stato, una dislocazione, un`asportazione. un titolo quanto mai azzeccato per la nuova raccolta di enrico testa, la cui poesia e` fortemente "ablativa" perche` parla di privazioni e sa riflettere, con sentenze lapidarie e geniali, sui temi della mancanza per eccellenza, come la morte e la vecchiaia. gia` con i libri precedenti, testa elaborava il senso della perdita in molte delle direzioni possibili, soprattutto nel segno del ricordo, del dialogo reso virtuale e sostanzialmente di una malinconica rassegnazione. nella nuova raccolta si spinge oltre: la perdita e` intrinseca alla vita e coinvolge passato, presente e futuro, perche` "la litania dei casi recitata al ginnasio s`e` fatta prognosi postuma dei giorni" e all`autore non resta che spartirsi il presente "nella pienezza della sua inutilita`".

da bembo a torquato tasso, dalle poetesse alle varie forme di classicismo, dall`accademia fiorentina al gruppo napoletano. e quindi, un ampio panorama delle aree linguistiche di diffusione europea del petrarchismo, che tocca francia e portogallo, spagna e inghilterra, per approdare alle esperienze neolatine fuori d`italia. questa raccolta, che riunisce sotto il segno del petrarca esperienze italiane ed europee, documenta come il "canzoniere" e i "trionfi" abbiano avuto un ruolo determinante per la nascita e lo sviluppo della grande poesia alle soglie della modernita`.

delfini pubblico` un solo libro di versi: "poesie della fine del mondo", uscito da feltrinelli nel 1961. nel 1995 il libro e` stato riedito da quodlibet con l`aggiunta di alcune poesie escluse dalla raccolta. questa terza edizione amplia di molto la percentuale degli inediti, presentando per la prima volta un grosso nucleo di poesie degli anni trenta e quaranta tratte dagli autografi in possesso della figlia giovanna. e un`occasione per considerare l`esperienza poetica di delfini nel suo complesso, dall`inizio alla fine. come scrive irene babboni nella sua nota, si potra` vedere che la poesia di delfini "e` stata nel tempo manierista, lirica, romantica, crepuscolare, sghemba, sgrammaticata, scombinata, bettoliera, offensiva, innamorata. ha tentato, di volta in volta, di rincorrere i poeti antichi, gli stranieri, i surrealisti. non sempre ci e` riuscita, certo. la sua e` spesso `mala poesia` (`e` mio dovere scrivere mala poesia`, dice l`autore). ma in questa mala poesia delfini ha saputo inventare, prendere a prestito, a volte persino fraintendere, e sempre rimescolare con estro il tutto". con la sua poesia delfini ci ha lasciato una possibile lettura del mondo, e di una vita. prefazione di marcello fois.

poetico reportage di sandro sardella sul san francisco international poetry festival a cui l`autore e` stato invitato come unica rappresentanza italiana dal 26 al 29 luglio 2012 ed a cui e` stata dedicata una personale di arte visiva. "discanto in san francisco" e` pubblicato bilingue e gode della traduzione di jack hirshman e della copertina di agneta falk.

"carovana dei versi. poesia in azione" e` la raccolta dei componimenti degli autori che danno vita all`omonima performance itinerante e corale. nata in nome dei diritti culturali degli esseri umani, da nove edizioni diffonde un segnale sobrio: solo la poesia, in punta di piedi, puo` scuotere la quotidianita` e parlare all`uomo. i "movimenti" raccolti presentano, in un momento sempre piu` sclerotico e sempre meno sobrio, un coro di voci che si intona itinerante per la giornata mondiale della poesia, promossa dall`unesco, "uno spazio libero per l`ospitalita` come pratica quotidiana". e un`azione che rivela il nostro "quotidiano", un coro di voci, riflesso nelle scritture e in chi le ha composte. una forma di mise en abyme, collocata "nell`infinito" o "nell`abisso" dell`ambito artistico-letterario-intellettuale. questo testo non e` finito, ma continua a riprodursi raccogliendogli interventi di tutti coloro che vengono "investiti", prima che "contagiati", nella propria attivita` quotidiana dall`essere se stessi nella vita, prima che nell`arte poetica.

"ironica e spiritosa, la poesia di wendy cope ci parla d`amore con grazia e sense of humour: con estrema delicatezza, con struggente partecipazione emotiva, ma senza mai cedere alla tentazione di idealizzarlo. wendy cope ci fornisce non solo dei moderni "remedia amoris" di ovidiana memoria, ma ci insegna che la vita non e` una tragedia, piuttosto un liquore gentile, da gustare serenamente in un angolo di giardino, cullando le "ferite d`amore" al suono dei suoi versi saggi e frizzanti".


un poemetto che riscopre e reinventa l`innologia mariana. trenta canti, ciascuno di sette quartine di endecasillabi fittamente e variamente rimati: aldo nove ha trovato una forma chiusa e una misura che evocano litanie senza tempo, ma paradossalmente, con questa forma e con questa misura, riesce ad articolare un percorso di straordinaria liberta` espressiva, come se la sintassi del verso venisse forgiata ex novo a ogni canto e a ogni quartina. della tradizione medievale mantiene la caratteristica di affrontare temi ardui con il massimo della semplicita`: e questo grazie alla figura di maria, nodo incandescente della cultura e dell`immaginario. attraverso di lei nove descrive visioni cosmogoniche, sonda quei pochi barlumi di eterno percepibili da chi eterno non e`; dall`altro lato, di maria esalta soprattutto lo stupore, l`umilta`, le caratteristiche di donna concretamente viva nel suo presente storico, simbolo di tutti i presenti storici e possibili. il suo destino di incrociare senza volerlo condizione umana e realta` misteriose piu` grandi di lei, se non un esempio, e` una parabola che parla a tutti, laici e credenti.

per la prima volta mariangela gualtieri ha scritto una raccolta poetica fortemente strutturata, con un ritmo meno magmatico delle precedenti, scandito da sezioni che articolano il libro alternando temi e toni diversi, in particolare il canto gioioso, quasi francescano, della natura e la riflessione sulle cose umane, sullo strappo del tempo, sul momento finale, piu` misterioso che triste, che trasforma il niente in "un niente piu` grande". in realta` le cinque sezioni del libro, se danno una sensazione di maggiore classicita` (come i cinque atti del teatro antico), sono legatissime fra loro, in parte concatenate, in parte attraversate da fili addirittura lessicali, e proseguono fedelmente il discorso poetico dell`autrice, sempre fortemente ispirato. non mancano dunque scissioni interiori, proliferare di voci profonde e laceranti, come nelle raccolte passate, ma la prospettiva trascendente e` perlopiu` proiettata all`esterno, su un albero, sull`aria che sta fra i corpi, sul silenzio che lega le cose. e questa prospettiva, in misura ancora maggiore che in "senza polvere senza peso", traccia un percorso di felicita` istintivo e infuocato, ma nello stesso tempo pacificante. anche a livello metrico il libro mostra un rapporto piu` pacato con la tradizione, con una forte disseminazione di endecasillabi e altri versi regolari, senza perdere il senso piu` profondo dell`originaria aggressivita`.

"la bizzarria si scosta dalla consuetudine. l`imbizzarrito e` uno sconosciuto capitato per sbaglio a una festa di nozze. cosi furono i profeti della scrittura sacra. abramo si sradica da casa, patria, affari, raggiunto da una voce a lui solo rivolta. e un ordine: "vai vattene", lo avvia a un vagabondaggio senza fine. per singolare sigillo dell`intesa si circoncide il prepuzio, da se stesso. non per mutilazione, ma in segno di apertura. poi salira` su un monte per scannare suo figlio, dietro richiesta assurda. poi si fara` fermare a coltello sguainato sulla gola. e raffica di mosse infervorate dall`obbedienza alla voce. abramo e` banderuola di una sola brezza. per molto meno di un ascolto simile, dei poeti, variante minore di profeti, holderlin, walser, si avvitarono in un silenzio impenetrabile, nella tenuta stagna di un isolamento. sentivano le voci, un parlottio di sala da teatro prima dell`alzata del sipario. nelle pagine di questa sezione si narrano comportamenti sgangherati ma provvisti di giustifica sacra. "navigare es preciso", dicono i portoghesi, dove "preciso" sta per obbligatorio. cosi e` la bizzarria della provvidenza, la deviazione urgente di un singolo diventa apripista del percorso di tutti gli altri. gli imbizzarriti di queste pagine sono esploratori." (dalla premessa)

"con il porta comincia, nella poesia italiana, quella linea lombarda, potentemente realistico-narrativa e, per cosi` dire, antipetrarchesca, che si ritrova anche all`interno della poesia del novecento e che e` l`unica della quale io aspiri a far parte, nonostante i molti debiti che so di avere nei confronti di altri poeti, da baudelaire (che considero il piu` grande poeta moderno) a pound (che considero il piu` grande inventore di possibilita` poetiche del nostro secolo), - e poi, per venire a nomi piu` vicini o addirittura vicinissimi, quasi fraterni, a rebora, a montale, a saba, a sereni. (...) parlando dei temi portanti del mio lavoro di poeta, ho finora ricordato l`importanza e il fascino per me del racconto evangelico, ho ricordato le storie familiari, ho ricordato il rapporto con gli scomparsi persone care, amici -, ho ricordato l`irruzione a un certo punto del tema amoroso. non ho parlato di quello che molti ritengono abbastanza importante nella mia esperienza poetica, cioe` il cosiddetto tema civile. alcuni critici l`hanno messo addirittura al primo posto fra i temi della mia poesia. di solito, quando mi chiedono cosa penso di questo aspetto del mio lavoro, dico che, si`, le poesie civili sono forse le piu` private che io abbia mai scritto, nel senso che non ho mai voluto essere un poeta civile. non lo dico per polemica, ma insomma c`e` stato piu` d`un poeta, per esempio pasolini, che ha voluto essere poeta civile..." (da giovanni raboni, `autoritratto` 1977, 2003)

quella di alda merini e` una poesia che muove attorno a un dolore radicale, assumendo multiformi aspetti: di ferita biografica, incubo mentale, ansia ascetica. ma i versi della poetessa si aprono a feconde contraddizioni e nel momento stesso in cui articolano la loro poetica del dolore dichiarano un senso panico della vita che ha gli accenti di una felicita` sensuale, ingorda di erotismo, di ritmi terrestri e ritmi cosmici.

"l`aforisma - secondo la merini - e` il sogno di una vendetta sottile. l`aforisma e` genio e vendetta e anche una sottile resa alla realta` biblica. chi fa aforismi muore saturo di memorie e di sogni ma pur sempre non vincente ne` davanti a dio ne` davanti a se stesso ne` davanti al suo puro demonio." nel libro e` raccolto il meglio di un genere che in questi ultimi anni alda merini ha esercitato con entusiasmo e autentica maestria. arricchiscono il volume i disegni di alberto casiraghi, l`amico pittore-editore che ha sollecitato, raccolto e accompagnato con le sue miniedizioni pulcinoelefante questa nuova verticalissima ispirazione. una silloge insieme magica e crudele, appassionata e tagliente, ispirata e assoluta di microtesti e in versi, destinati a tenerci compagnia nel tempo.


nel periodo della sua formazione klee esito` a lungo, come e` noto, tra musica, pittura e poesia; e il fatto di avere infine scelto la pittura, dando cosi` inizio a quella che e` forse la piu` alta e feconda esperienza artistica del novecento, non gli impedi` mai di continuare a coltivare, in modo "disinteressato" e quasi segreto, la ricerca poetica. i sui versi non sono dunque il frutto di un`attivita` marginale; non si tratta di glosse esistenziali alla sua pittura, ma di oggetti espressivi autonomi e, per cosi` dire, omologhi rispetto a quelli creati dalla sua fantasia figurativa. come nella pittura, anche nella poesia klee tende a impadronirsi dei meccanismi originari della genesi cosmica. indipendentemente dal fatto che il processo sia affidato al linguaggio iconico o a quello verbale, klee tende all`individuazione e alla messa in scena di codici archetipici. ed e` proprio a questa ricerca grandiosa e, per definizione, infinita che klee doveva pensare quando scriveva di se stesso: "nel mondo terreno non mi si puo` afferrare perche` io abito altrettanto bene tra i morti come tra i non nati. piu` vicino del consueto al cuore della creazione e ancora troppo poco vicino".

il centro di questa nuova raccolta di poesie di silvia bre e` cio` che le parole tentano di raggiungere e di afferrare. la strategia che l`autrice utilizza per arrivare al cuore ultimo delle cose sara`, l`aggiramento, la variazione, la durata, un`ammirazione quasi estatica di quella frontalita` irrisolvibile. alla durezza di un confronto diretto, il linguaggio poetico della bre risponde con un assedio fatto di suadenti aggressioni e di sovrani cedimenti. attraverso il disegno di paesaggi, di singoli attimi indagati dal pensiero, di stagioni che incorporano gli esseri umani - dai notturni fino a un`alba - i versi si allargano sulle pagine oltre la propria consistenza, come per lanciarsi dall`altra parte, provando continuamente a lasciarla intravedere. si tratta di quella zona ignota, forse silenziosa, forse finale, che e` il destino stesso della poesia.

poeta vissuto ai margini di tutto, costantino kavafis ha saputo cantare come pochi altri la legittimita` del sentimento e della passione, le false glorie e le miserie dei potenti, l`inesorabile scorrere del tempo, di quanto nella vita passa e va perso per sempre. e ci ha regalato una poesia ancora oggi di straordinaria attualita`, un distillato di musicalita`, purezza stilistica ed eccentrica solitudine, che lo innalza tra i piu` prestigiosi e originali poeti del novecento. la nuova traduzione di nicola crocetti propone, oltre alle 154 poesie del "canone", una selezione dalle "poesie nascoste" e dalle "poesie rifiutate".

"questa mia scelta di versi e` quasi per intero tratta dal terzo libro del `passaggio d`enea`. vuol essere la ricostituzione d`un libro - il mio terzo libro, appunto - che gia` incorporato nel folto `passaggio d`enea`, manco` tuttavia d`uscire al netto nella sua propria e precisa fisionomia, e che isolato e riorganizzato nella sua intima struttura, e infine tutto in se` concluso, mi piace oggi riconsiderare, con sufficiente distacco, come indicativo a me stesso della direzione - credo rimasta determinante - della mia ricerca negli anni che pressappoco corrono, piccole appendici e digressioni a parte, dal `44 al `54". con questa spiegazione caproni accompagnava l`edizione einaudiana del 1968. quell`edizione fu in realta` l`occasione per trasformare il suo "terzo libro" in una sorta di autoantologia inserendo nel volume poesie tratte dal "seme del piangere" (1959) e dal recente, allora, "congedo di un viaggiatore cerimonioso" (1965), nonche` alcuni testi inediti. dunque un`idea di recupero archeologico si era trasformata in una nuova raccolta organica che voleva rappresentare la continuita` della poesia di caproni nel tempo, nonostante modalita` stilistiche diverse fossero giunte a maturazione. questa nuova edizione e` l`occasione per riconsiderare lo snodo fondamentale di quel libro nel percorso poetico di caproni. prefazione di enrico testa. con un saggio di luigi surdich.

viviani ha ormai al suo attivo una lunga serie di libri che hanno fatto la storia della poesia italiana contemporanea. in questo percorso ha attraversato diverse fasi, variando la sua voce e la forma dei testi. nei suoi libri piu` recenti era emersa una scrittura aforistico-assertiva che affrontava direttamente i temi delle "cose ultime" che piu` gli stanno a cuore. con questa nuova raccolta, pur non derogando all`essenzialita` dei pensieri e delle occasioni (la natura come misura esemplare, il riconoscimento dei limiti umani, la fine), si manifesta una svolta, o per meglio dire un ritorno, verso un dire piu` allusivo, ambiguo, sfuggente, a volte enigmatico, sorprendente per associazioni ed esiti linguistici. dunque una rinnovata fiducia nella poesia e, sempre di piu`, nella voce umana, luminosa e fragile; e anche nella percezione di cio` che dura piu` dell`uomo, purche` si proceda col necessario rispetto: sapendo che qualsiasi invocazione o preghiera e` un osare, un gesto che sfiora l`azzardo. e che quindi va compiuto con consapevole riserbo.



"scrivevo poesie serie, tragiche" ha detto nel 1991 zbigniew herbert in un`intervista, paradossalmente deplorando l`abolizione della censura seguita alla caduta del muro. "adesso scrivo sul mio corpo, sulla malattia, sulla perdita del pudore". in questa nuova atmosfera lirica, infatti, il poeta i cui versi iosif brodskij aveva definito come "una nitida figura geometrica... incuneata a forza nella gelatina della mia materia cerebrale" (versi, aggiungeva, che il lettore si ritrova "marchiati a fuoco nella mente con la loro glaciale lucidita`") - ebbene, quello stesso poeta che era stato cosi` discreto, cosi` poco incline a parlare di se`, lascia spazio alle confessioni intime di un io che abita ormai "sull`orlo del nulla" e ci consegna una sorta di testamento spirituale. rimane, certo, il suo tono, quella "miscela di ironia, disperazione ed equilibrio" che gia` incantava brodskij; e rimangono i temi che sempre sono stati al centro della sua ricerca espressiva: la memoria come vicinanza al passato e alla tradizione, l`azione corrosiva del tempo, il viaggio come fonte di ispirazione: ma accanto a questi c`e` ora la stoica accettazione della sofferenza fisica e psicologica, accompagnata dalla gratitudine (cosi` si legge nelle esserne composizioni di breviario) per tutta "questa cianfrusaglia della vita" (e soprattutto, scrive, "per le pasticche di sonnifero dai melodiosi nomi di ninfe romane") - una vita che si lascia, tuttavia, con il "cuore pieno di rimpianto".

andrea de alberti e` sostanzialmente un poeta lirico. scrive di se`, delle sue esperienze, della morte del padre, del rapporto con il figlio... pero` lo fa con un taglio disassato rispetto ai canoni della poesia lirica. questi temi entrano come di straforo in discorsi di altro tipo. da quello paleoantropologico ed etologico che da` il titolo al libro, a quello che guarda ai fenomeni sociali della contemporaneita`, siano l`ikea o gli eroi della marvel. ne esce un viaggio antropologico-sentimentale lungo un percorso di poesie stranianti che catturano subito l`attenzione del lettore e lo coinvolgono in fecondi cortocircuiti mentali. e una poesia che provoca stupore perche` nasce da una condizione di stupore e da quel po` di confusione mentale necessaria per cogliere i legami fra le cose. dall`altro lato quella di de alberti e` anche poesia saldamente legata alla tradizione novecentesca, quella piu` profondamente colloquiale, quella di sereni e di raboni. e con i due maestri lombardi de alberti condivide il tema della comunita` tra morti e viventi, che diventa soprattutto comunita` di padri e figli dai ruoli intercambiabili:

"... la raccolta `in amore`, sostenuta da una potente carica creatrice, celebra il desiderio, la passione, l`incontro dei corpi, ma contiene in se` anche il `disamore`, lo sconforto, la solitudine, il dolore insieme a folgoranti epifanie di vita, in cui l`esperienza del momento si intreccia con l`immaginazione e l`attualita`. la poesia di fabio scotto non e` mai avulsa da una profonda inquietudine esistenziale, anche quando il poeta corre incontro all`appuntamento con l`amata ed osserva il paesaggio intorno... la straordinaria qualita` di questa poesia proviene da un flusso emotivo che assume il presente come punto di partenza, lo avvolge e dilata in un movimento che va avanti e indietro, aggregando momenti e materiali di vita e di storia vissuti in tempi diversi che trovano un loro centro nella parola poetica...". (dalla prefazione di gabriele morelli)

in versi che scivolano uno sull`altro come onde, il poema dispiega lento i suoi temi, come un romanzo. parla della silenziosa preghiera dell`arte, della memoria che stinge come il colore dei dipinti. e dell`esilio, emblema di quel senso di estraneita` che alcuni si portano dentro ovunque, in ogni istante. come walcott (nobel per la letteratura 1992) e il suo conterraneo pissarro, separati da cento anni di storia, ma appartenenti entrambi a minoranze etniche e religiose, metodista il primo, sefardita il secondo. due esuli volontari, che hanno scelto i climi freddi di new york e di parigi. due artigiani dalle vocazioni parallele, devoti allo studio del paesaggio e della luce.

ripercorrere l`intero cammino compiuto da milo de angelis, uno dei pochi veri protagonisti della poesia, non solo italiana, tra novecento e nuovo secolo, e` un`avventura stimolante e capace di aprirci sempre nuovi scenari di emozione, dove l`acutezza del dolore e la presenza del male non si impongono mai, definitivamente, sulla vitalita` potente della parola poetica. la complessita` in costante tensione di questa lirica si rivela nel 1976 con "somiglianze", esordio di un autore giovanissimo, perfettamente padrone, gia` allora, di una lingua poetica esatta e tagliente, capace di esprimere senza enfasi alcuna i vortici di una condizione esistenziale estremamente inquieta. in questo senso, con ferrea coerenza e pur aprendosi a nuove esperienze - la parentesi dialettale, l`osservazione di un mondo urbano incupito, la spinta metafisica - de angelis passa da strutture chiuse e catafratte a improvvise aperture di senso, come in quello che si puo` considerare un classico della sua opera, "tema dell`addio", dove il lutto, il senso profondo e lancinante della perdita e del distacco conducono la lirica in una dimensione drammatica. il viaggio poi prosegue, tra quotidianita` turbata e insinuarsi di venature sinistre, di nuove emergenze del mondo degli affetti e del male, come nel piu` recente "incontri e agguati". questo volume, corredato da un saggio di stefano verdino, e` arricchito da un`autori- flessione del poeta e da un capitolo di inediti giovanili: una incursione alle origini della sua poesia.

"foglie d`erba", la raccolta di poesie che whitman ando` continuamente ampliando dal 1855 al 1892, e` un fiume straripante che trascina, nel suo inarrestabile scorrere, ogni palpito di vita. e respiro vitale, corporeita` selvatica, sesso, erotismo, speranza, allegria, esaltazione dell`individuo e insieme della massa, dei singolo e dell`uguaglianza. e puro presente, immanenza, istantaneita`. e tanta irruente baldanza giuseppe conte, egli stesso poeta, e` andato rintracciando nel suo personale attraversamento di "foglie d`erba", alla ricerca delle poesie piu` possenti, piu` trascinanti, piu` capaci di fondare una nuova mitologia poetica. postfazione di harold bloom, con un saggio di henry david thoreau.

il volume raccoglie l`intera produzione di giorgio caproni, compreso "res amissa", pubblicato postumo nel 1991. e dunque possibile cogliere nella sua interezza una delle piu` importanti voci poetiche del novecento. il dato essenziale della modernita` di giorgio caproni e` quella sua particolare musica cui si deve la naturalezza con cui il poeta passa, senza mutar tono, dal quotidiano all`astratto, dal colore al disegno, dal colloquiale all`epigrafico, dal domestico al metafisico. temi preferiti da caproni sono il viaggio, la frontiera, le terre di nessuno con i loro paesaggi solitari e le loro rare apparizioni e la caccia, ossessiva, a un`inafferrabile preda. unico rifugio umano e` proprio l`incerto confine tra il vero e l`immaginario, tra il certo e il possibile: anche l`assoluto, se esiste, abita nell`ambiguita`. introduzione di stefano verdino.

"il solo innovatore, o liberatore, nella catena dei poeti moderni e` stato proprio ungaretti. in questo senso si puo` dire che tutti sono, o siamo, usciti dal pastrano di ungaretti" ha scritto gianfranco contini. uscita nel 1966, con l`autorizzazione dell`autore, questa antologia, che porta lo stesso titolo scelto da ungaretti per la pubblicazione della propria opera complessiva, rappresenta una preziosa sintesi del suo intero percorso poetico attraverso tutte le raccolte: "l`allegria", "sentimento del tempo", "il dolore", "la terra promessa", "un grido e paesaggi", "il taccuino del vecchio".

cairn e` una parola di origine gaelica che significa

questo volume riunisce le sei raccolte di valerio magrelli: "ora serrata retinae" (1980), "nature e venature" (1987), "esercizi di tiptologia" (1992), "didascalie per la lettura di un giornale" (1999), "disturbi del sistema binario" (2006) e "il sangue amaro" (2014). grazie all`aggiunta di dodici testi successivi, il libro presenta dunque una produzione che, dopo il precoce esordio dal taglio meditativo, e` passata a descrivere paesaggi tecnologici e patologici, toccando timbri di carattere civile, morale, politico.

il volume raccoglie l`intera opera poetica di carlo betocchi (torino 1899-bordighera 1986): realta` vince il sogno (1932); altre poesie (1939); notizie di prosa e poesia (1947); un ponte sulla pianura (1953); poesie (1955); l`estate di san martino (1961); un passo, un altro passo (1967); prime e ultimissime (1974); poesie del sabato (1980). il volume e` accompagnato da una antologia della critica (pasolini, caproni, bo, porta, luzi, baldacci, zanzotto).

"padre david", ha scritto carlo bo, "ha avuto da dio due doni: la fede e la poesia. dandogli la fede gli ha imposto di cantarla tutti i giorni". e david maria turoldo ha continuato a cantare, fino all`estremo, come testimonia questo volume, che comprende le ultime raccolte "canti ultimi" (1991) e "mie notti con qohelet" (1992). da credente, ma senza rinunciare ai valori dello spirito laico cui e` sempre rimasto fedele, ha costruito una altissima e appassionata meditazione su tre libri della bibbia: l`ecclesiaste, il cantico dei cantici e il libro di giobbe. da autentico poeta, turoldo sa fondere nelle sue liriche il divino e l`umano, lo slancio lirico e l`intuizione teologica.


la poesia di jan wagner e` caratterizzata da una crepitante sequenza di immagini e di parole che si ricongiungono tutte fra loro, ma non immediatamente. c`e` lo spazio di una sospensione e, quasi sempre, di una sorpresa. il gioco delle analogie e dei salti di senso non e` spericolato: lascia sempre una porta alla trasparenza dei possibili significati. il tono meditativo, in una linea audeniana-larkiniana, si nutre spesso di materiale quotidiano e tende alla leggerezza (nel senso di calvino) e all`ironia piu che alla sapiente sentenziosita`. tra gli spunti poetici ricorrono gli animali: cavalli, asini, koala... risultano affascinanti per la loro enigmatica inerzia che nasconde pero` un`idea di tenacia, di persistenza nonostante condizioni sempre meno favorevoli ai non umani (e forse anche agli umani). cosi come personaggi forti sono i vagabondi, i clochard e i centauri che si incontrano in alcune poesie, repellenti da un lato, affascinanti dall`altro, in un gioco di contrasti che a wagner piace e su cui costruisce molta sua poesia.

prima persona plurale del verbo essere:

il volume racchiude l`intera produzione lirica di salvatore quasimodo, dagli esordi (i primi versi, poi raccolti in "acque e terre", risalgono agli anni dell`adolescenza) all`ultima raccolta "dare e avere", pubblicata due anni prima della morte. un itinerario che attraversa tutto il novecento, dalle prime prove di sapore dannunziano a testi fortemente influenzati dall`ermetismo, fino agli ultimi componimenti caratterizzati da una forte dimensione narrativa e musicale, senza mai perdere la propria voce piu` autentica e originale. quella voce che ha trovato forse la sua migliore espressione nella breve misura del frammento e nella traduzione-ricreazione dei lirici greci, dando vita a testi di assoluta semplicita` e bellezza.

akegata misei, arakawa yoji, fujii sadakazu, fuzuki yumi, hachikai mimi, irisawa yasuo, isaka yoko, ishimure michiko, ito hiromi, koike masayo, misumi mizuki, nomura kiwao, ooka makoto, park kyongmi, sasaki mikiro, sugimoto maiko, takahashi mutsuo, tanikawa shuntaro, wago ryoichi, yae yoichiro, yoshimasu gozo, yotsumoto yasuhiro. ventidue autori e autrici scelti fra le generazioni che si sono susseguite a partire dai nati negli anni venti, come ishimure michiko, fino a fuzuki yumi che e` nata nel 1991. e la piu` ampia panoramica della poesia giapponese contemporanea. i temi sono vari, da quelli politici (soprattutto nell`immediato dopoguerra e nel 1968 e dintorni) a quelli mistico-naturalistici, a quelli del disagio esistenziale. diversissime le tendenze stilistiche in una feconda dialettica fra influenze letterarie occidentali e legami piu` o meno stretti con la tradizione classica giapponese; unico tratto formale in comune: il verso libero. l`introduzione di maria teresa orsi e le note di alessandro clementi degli albizzi sugli autori (quasi dei piccoli saggi) ci permettono di entrare nel modo migliore in un mondo poetico lontano, ricco di voci profonde e originali.

il secondo libro di poesia di bajani e` attraversato da molti animali. da quelli selvaggi dei documentari che ci ipnotizzano in tv, a gabbiani e storni osservati nei cieli cittadini, dal polpo di cui si e` scoperto un cervello diffuso lungo il corpo fino alle mosche dipinte sugli orinatoi. tra questi l`uomo, specie tra le specie, vorticante insieme alle altre sul pianeta; come loro cerca il contatto con la terra e come tutti non la riconosce piu` dopo averla violata cosi` tanto. ha la presunzione che la materia cerebrale gli dia diritto di dominio, e finge di ignorare quanto sia la sua condanna:

ticinese, autore di importanti saggi su dante, petrarca, pascoli e montale, traduttore del goethe lirico, giorgio orelli e` uno dei maggiori poeti in lingua italiana del secondo novecento. dopo l`esordio nel `44 con "ne` bianco ne` viola" - prefato da gianfranco contini -, s`impone all`attenzione della critica nei primi anni cinquanta, quando le sue poesie sono accolte, insieme a quelle di sereni, risi e altri, nella "linea lombarda" di anceschi, e con quelle di zanzotto, pasolini e cattafi nell`altrettanto "storica" "quarta generazione" di piero chiara e luciano erba. qui, tuttavia, sono gia` evidenti le premesse di un percorso poetico autonomo, che ha saputo mantenere negli anni un originale equilibrio tra fedelta` alla tradizione e motivato sperimentalismo. come osserva pier vincenzo mengaldo, nel succedersi delle principali raccolte i versi di orelli dimostrano una straordinaria aderenza agli "oggetti" e alla realta`, alla vita e alle "occasioni" come privilegiate fonti di poesia: da "l`ora del tempo" (1962) a "spiracoli" (1989), passando per la tappa fondamentale di sinopie (1977), questo poeta capace di alternare grazia ironica e forte preoccupazione etica e civile approfondisce quella dimensione epigrammatico-narrativa che lo contraddistingue e che giunge a compimento con "il collo dell`anitra" (2001), per offrire una prova ulteriore nel laboratorio inedito del suo "quinto" libro, "l`orlo della vita". introduzione di pier vincenzo mengaldo.


mille voci - furiose e dolcissime, alte e sfrenate, colte o volgari, precipitose, afferrate per strada o riprese dalla tradizione letteraria - coabitano nella mente del protagonista di questo monologo drammatico. il poeta-ventriloquo tutte le accoglie per comporre la sua appassionata sonata alla "quinta stagione", il tempo nuovo, difficile, confuso, sconcertante, che s`impone. una nuova stagione in cui, al di la` delle maschere della vita sociale e delle narrazioni private ad uso consolatorio, siamo chiamati a fare i conti con noi stessi. con la nostra intima verita`. umile, prosaica, contraddittoria. aperta alle questioni finali. cosi` da ritrovare la nostra propria appartenenza al flusso collettivo e universale. noi, nel mondo. il poemetto, dalla forte impronta teatrale, si snoda secondo quella forma discorsiva-divagante, in cui marcoaldi e` maestro. ma piu` l`andamento si fa sussultorio e centrifugo, piu` conduce il lettore nella selva oscura del senso profondo della vita. e dietro il tono apparente di conversazione, prende corpo qualcosa di molto simile a una apocalisse. che racconta la fine irreversibile di un tempo ormai per sempre consumato, e anticipa in controluce un possibile, nuovo inizio.



il filo spinato del titolo e` quello che, trattenendo il nonno di rientro da un assalto durante la grande guerra, gli salvo` la vita. senza quel filo non ci sarebbero stati il padre del poeta, ne` la zia bianca, ne` lo zio dario, ne` il premio nobel di quest`ultimo. incontriamo poi in questo libro un ricco romano del iv secolo, di cui rimane pressoche` solo il nome: ma fu grazie a lui se il giovane agostino pote` studiare. senza di lui, niente confessioni. e poi, ancora, una borsetta di perline trovata fra le macerie della seconda guerra mondiale e conservata durante la prigionia per essere regalata a una futura nipote, che ora l`ha riposta cosi` gelosamente da non riuscire piu` a trovarla. la consolazione di un declivio fiorito lungo la strada che conduce a un lavoro logorante. una pagella del 1934, nella quale un 6 in matematica fa ancora recriminare dopo piu` di ottant`anni l`alunna che lo ricevette. un garage da sgomberare, in cui giace un tesoro di lettere di ripellino. l`avvento salvifico di vecchi libri sbrindellati nella cella di una prigione. le poesie di alessandro fo raccontano piccoli episodi come ripresi da vecchie foto, sempre con la speranza che qualcosa resti, dopo la fine di ogni storia. sempre con la certezza che tra lo scomparire e il riemergere ci sia un filo sottile, spinato o no, a cui tutti siamo appesi.

camminiamo in un cimitero: i fiori incoronano una lapide, la tomba di una persona cara. ci muoviamo sull`erba schiacciata dai piedi dei tanti che, come noi, procedono disorientati tra le tombe. ripensiamo a cio` che e` stato e, all`ombra di un faggio rosso, udiamo ancora una volta le nostre risate e i nostri pianti di bambini, la ninnananna sommessa di una madre che culla un figlio, il canto di un uccello che trafigge il silenzio di un padre, il nostro. "ararat" e` un commovente ritratto di famiglia, turbato, sullo sfondo, dalla presenza gelida della morte. il lutto, dice louise gluck, e` una ferita aperta, pulsa, brucia; ma aspetta: il tempo trascolora, le ore sfioriscono. i giorni diventano mesi, i mesi anni: allora riviviamo l`ultimo saluto, il tremore di una mano, i sorrisi che non nascondono le lacrime, e capiamo che la sofferenza e` compagna inevitabile della compassione, dell`amore. e nella dolcezza del dolore diventiamo inequivocabilmente umani.