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nel 1922 salvemini, che si e` ritirato dalla politica attiva, prende a scrivere il diario per dar corpo alle sue riflessioni e per registrare quanto sta accadendo, si` da predisporsi il materiale per uno studio futuro sul fascismo. il diario alterna cosi` pagine di giudizi sferzanti e furibondi e la puntigliosa raccolta di notizie grandi e piccole sul clima politico italiano: notizie che vengono dai giornali ma soprattutto dalle conversazioni e dalle corrispondenze di una vasta cerchia di amici, da sforza ad amendola, da albertini a fortunato, da ojetti a modigliani.

l`autore, nelle vesti di narratore, incontra in un caffe` di locarno, matthias aebi, maggiore dell`esercito svizzero in pensione, che lo invita a cena e gli racconta di aver passato alcuni anni in prigione per reati a sfondo sessuale, anni da lui raccontati in un libro rimasto inedito. dopo un anno il narratore, letto il romanzo, torna a locarno, ma il maggiore e` morto. decide lo stesso di pubblicare il libro e di iniziare un`indagine per ricostruire i fatti precedenti al processo. il narratore interroga le amanti, i conoscenti del maggiore, torna sui luoghi. nel ricostruire la personalita` di aebi, le sue ossessioni feticistiche e voyeristiche, il narratore arriva a constatare che queste ossessioni sono forse anche sue, individuando una componente comune a tutti.

unica opera pervenutaci della sterminata produzione di cornelio nepote, il "de viris illustribus" raccoglie le biografie degli uomini illustri dell`antichita`, romani e stranieri, suddivisi per sezioni: monarchi, condottieri, storici, poeti, filosofi... l`unico libro superstite e` quello dedicato ai generali stranieri, greci soprattutto, nel quale cornelio si rivela uomo di grande modernita` e tolleranza oltre ogni nazionalismo.

questo romanzo-confessione, pubblicato per la prima volta nel 1963 dopo quattordici anni di silenzio narrativo, e` la cronaca di un confronto con i luoghi e i personaggi-spettri (le furie, appunto) del proprio passato, e insieme un affondo nelle inquietudini, nelle illusioni e disillusioni, nelle passioni e nei tradimenti degli intellettuali italiani. sullo sfondo di una vicenza amata e rinnegata guido piovene ha costruito una spietata analisi dei fantasmi esistenziali e ideologici propri e dei coetanei, condannando un mondo in decadenza, fatto di vizi passati per virtu`, ferocia parossistica mascherata nella piu` totale carita`, fede che diventa feticismo, libido assurta a santita`, vigliaccheria e vuota integrita`.

questo libro affronta per la prima volta la storia complessiva del "beneficio di cristo", unanimemente considerato il testo capitale della riforma italiana, menzionato in moltissimi processi per eresia dal veneto alla sicilia e oggetto di una caccia spietata da parte del sant`ufficio romano, al punto che solo a meta` ottocento si scopri` l`unica copia superstite della prima edizione. oltre a coglierne le molteplici assonanze con numerosi filoni eterodossi della cultura europea del primo cinquecento, la ricerca contestualizza la redazione e ricezione del testo in un ampio quadro politico europeo, tra speranze di riforma della chiesa, illusioni di pacificazione religiosa e di accordo con i protestanti, continui conflitti tra papa paolo iii farnese e l`imperatore carlo v. lo studio di firpo e alonge affronta, sulla base di una documentazione nuova, il controverso problema di chi fu l`autore di quelle pagine e ne colloca la redazione sul crinale di eventi decisivi della storia religiosa e politica degli anni che fecero da sfondo alle prime convocazioni del concilio di trento. ne emergono i caratteri peculiari dell`eresia italiana, la sua originalita` e le sue contraddizioni, nonche` gli aspri conflitti che divisero i vertici della chiesa su come affrontare la drammatica crisi scaturita dalla protesta di lutero e sulle sue diramazioni anche al di qua delle alpi.

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