
il mistero avvolge un fatto senza precedenti: verso la mezzanotte di una notte qualsiasi, tutti i palestinesi improvvisamente scompaiono, volatilizzati. non si sa che fine abbiano fatto autisti, braccianti, medici e infermieri, giovani e vecchi. cosa potrebbe accadere agli israeliani se i palestinesi non fossero piu`, allo stesso tempo, il nemico, il capro espiatorio, l`alibi? cosa succede quando, nella propria vita, scompare il nemico?


tutto inizia con un viaggio in lettonia. un aereo, un`attesa, una frase lunghissima che non si interrompe, fatta di immagini e di suoni, di luoghi e di pensieri, di sradicamenti e prese di possesso dell`alieno, questa frase che canta mentre racconta, che vede mentre chiude gli occhi, che ci porta con se e non ci lascia mai soli, mai indietro, mai distratti, che pero ci allevia dal presente e ci invita allo svago del viaggio, dell`incontro inaspettato, in una lettonia che come una sfera riflette sulla sua superficie cromata tutto l`universo.

animali diversi si stagliano nel mondo creato da santangelo, un mondo crudo, violento, il nostro. una selvaggia pantera lotta contro la sottomissione e il fare noncurante degli uomini, una famiglia di tonni cerca vendetta davanti a mani feroci che frantumano, due cani combattono clandestinamente senza volerlo, un ragazzo invece cerca ancora il "domani", insieme a suo nonno e alla sua gallina, con gli occhi pieni di speranza e di meraviglia mentre ammira il razzo volante ancora a terra. si passeggia tra passato e presente, per l`antica roma, nell`arena del colosseo, tra i pescherecci che si affacciano su un mare colmo di sangue, in mezzo a gabbie galleggianti e un cielo pieno di stelle. si cerca il "domani", anche quando il confine tra bene e male sembra essere molto marcato. titoli dei racconti: "la pantera che visse tre volte" "la fossa" "la vendetta dei tonni" "la promessa del ritorno". saggio: "perche` scrivere favole oggi".

attraverso il racconto della tarantella, appassionata e antica danza di festa, corteggiamento e guarigione, gilda policastro opera un`incalzante esplorazione e riflessione sulla propria evoluzione, culturale, sentimentale, sessuale ed esistenziale. la propria e quella della danza, perche` ballo e scrittura qui si intrecciano, si seducono. partendo dalla definizione e dalla storia della taranta, l`autrice racconta se stessa in questo "diario" di scrittrice, tra euforie, mal d`amore e sapori di casa, quelli succosi e caldi del salento, ad un ritmo rapido e sudato come il morso di un ragno.

con la sua lingua gentile, un italiano nutrito fin dalla culla di squisita letteratura, margherita loy ci porta in un luogo sottile e incantato. un uomo narra il suo incontro con una figura femminile in continua oscillazione tra i tre poli della realta`, del sogno e dell`immaginazione. ne scaturisce un delicatissimo disegno, sia interiore sia metafisico, in cui la notte magica in cui compare la luna azzurra a poco a poco tinge ogni fatto, ogni relazione personale, ogni legame di famiglia e ogni luogo in cui si svolgono le azioni e persino i discorsi delle persone, di un colore cilestrino e fatato.

la scrittura di marta cai e` difficilmente inquadrabile: si puo` solo rimanere spiazzati di fronte alle novita` di stile, di pensiero, di impostazione, di relazione tra la parola e il senso che ne scaturisce. l`inusuale mescolanza di intelligenza e sensorialita`, il rispecchiamento tra andamento sintattico e gestualita` percettiva di questa autrice trasferitasi da poco dall`italia in brasile ci regala questi "brasilampi", testi che ricordano le cosiddette "cronache", brevi componimenti senza genere, epifanie del quotidiano o riflessioni sui massimi sistemi dove tutto e` permesso tranne l`ovvio, solidamente presenti nella letteratura brasiliana ma non cosi` codificati in europa. marta cai (scrittrice "psicogeografica" e "situata") non ci racconta il brasile, non lo costringe in categorie, in descrizioni, in interpretazioni, ma al contrario e con assoluto rispetto se ne fa permeare. raggiunge cosi` uno spazio affascinante, tanto geografico quanto interiore. entra (e noi con lei) in una radura ancestrale: quella della non comprensione, dell`impatto preverbale con l`esistente. registra al suo cospetto, come un sismografo sensibilissimo, le proprie native illuminazioni, come se fossero lallazioni (mentre invece sono vertiginose acrobazie lessicali e sintattiche). cosi` dal brasile lampeggiano lampi inaspettati, allestiti con perizia in una struttura nascosta, ma potente, circolare, onnipresente. non possiamo chiamarli "racconti", sebbene siano popolati di personaggi colti in momenti peculiari; non possiamo chiamarli "capitoli di un romanzo", sebbene l`autrice li componga in un arco narrativo unitario; non possiamo chiamarli "schizzi", sebbene la scrittrice proceda anche qui, come nelle sue opere precedenti ("enti di ragione", suigeneris, 2019 e "centomilioni", einaudi, 2023), con rapidi angoli, inattese divaricazioni, imprevedibili carotaggi nel profondo. possiamo chiamarli "brasilampi", e cosi` faremo.

il mondo di ubah cristina ali farah si dipana in uno spazio complesso e chiaramente contemporaneo, segnato pero` da profondissimi richiami a una sapienza antica e da una dimensione spesso, ma non sempre, onirica. la prima raccolta di racconti pubblicata in italia comprende l`intero percorso letterario della scrittrice.

"c`e` nel mondo un paese molto fermo, dove nessuno si muove mai. e il paese di star fermi." la favola dell`arte ovvero un modo favoloso per entrare nel mondo dell`arte. arte della scrittura e arte della figura in complice sinergia al servizio del divertimento e della conoscenza,





