nel 1961 la scena letteraria fu scossa da un romanzo molto diverso da tutti quelli che negli stessi anni venivano letti, discussi e acclamati. era la possente saga di mr biswas, nato in una capanna di trinidad, involontario responsabile della morte del padre, e da allora destinato a spendere la vita in cerca di una casa diversa da quelle in cui via via si consuma la sua dannazione. epica resa dei conti col viluppo di sentimenti che lega ciascuno alle proprie origini, commedia nera, satira di un mondo meticcio che ci restituisce, rovesciata, l`immagine dell`occidente, questo romanzo popolare fu la rivelazione di un universo di suoni, odori e voci che rimane un puro incanto esplorare.
ricercatore appassionato e acutissimo, ma anche narratore di straordinaria efficacia, nelle "leggende degli ebrei" ginzberg e` riuscito a dar conto della vertiginosa stratificazione delle storie, delle parabole, delle divagazioni che la tradizione ebraica ha tramandato in margine al testo biblico in un racconto affascinante che dalla creazione e dal diluvio si dipana fino al ritorno dalla cattivita` babilonese e alla strabiliante avventura della regina ester, passando per le vicende dei patriarchi e delle loro molte spose, le aggrovigliate storie dei dodici figli di giacobbe, la tormentata epopea di mose`, la lunga erranza del popolo d`israele nel deserto e il suo ingresso nella terra promessa. il primo volume contiene l`intero corpus delle leggende, il secondo l`apparato critico costituito dalle note con i riferimenti e il commento dell`autore, dal repertorio bibliografico e da un glossario dei termini ebraici, cui si affiancano qui un corposo indice analitico e un indice delle fonti.
nel febbraio del 1617, a milano, caterina medici, serva
a lukones, in una villa isolata, una madre e un figlio si fronteggiano. lui, don gonzalo, che le dicerie vogliono iracondo, vorace, crudele e avarissimo, e` divorato da un male oscuro, quello che
non e` detto che il turista da banane sia mal vestito, anzi spesso indossera` capi di buon taglio, vestigia di un guardaroba lussuoso. sono americani, cechi, tedeschi, francesi... alcuni hanno conosciuto un momento di gloria, altri si sono limitati a mangiarsi il patrimonio di famiglia o le rendite. finche` un giorno, quando gia` erano stufi della mediocrita` o spaventati dalla miseria incombente, qualcuno ha detto loro:
Un manifesto del mangiar bene, che, con l'andamento dei tempi moderni, è quanto più una posizione di critica feroce nei confronti di un megameccanismo mediatico e economico a cui siamo inconsapevolmente e spesso consapevolmente legati. Un saggio critico (con tanto di estesa bibliografia) che può far paura perché strutturato sulla verità.
La scrittura cristallina di Han Kang esplora la conturbante bellezza delle forme di rinuncia più estreme, accompagnando il lettore fra i crepacci che si aprono nell'ordinario quando si inceppa il principio di realtà - proprio come avviene nei sogni più pericolosi.
siamo tra mississippi e missouri, nel pieno della grande depressione e del proibizionismo. una casa "buia, desolata e meditabonda" persa tra boschetti di cedri e prati inselvatichiti, nasconde una distilleria clandestina gestita da una banda di magnaccia e sbandati. qui un pomeriggio, con un accompagnatore gia` ubriaco, irrompe come un`aliena temple drake, studentessa diciassettenne "non piu` proprio bambina, non ancora donna". "dritta come una freccia nel vestitino succinto", il cappellino spinto all`indietro a sprigionare "quel che di licenzioso", temple inneschera` un tragico domino di perversione e di morte. momento fatale sara` l`incontro tra i suoi occhi "tutti pupilla" e quelli, simili a "due grumi di gomma", del capobanda popeye, dal volto perennemente contratto nella smorfia supplice di chi si accende una sigaretta dietro l`altra - un volto corrotto che porta incisa la perdita dell`innocenza di un intero paese. dopo aver freddato un suo scagnozzo e deflorato la ragazza tra le mura sventrate del fienile, popeye riuscira` a segregarla in un bordello di memphis e a far incolpare del delitto uno dei suoi uomini; ma un beffardo contrappasso si abbattera` su di lui, lasciando il lettore scosso e attonito perche` "forse e` nell`istante in cui ci rendiamo conto, in cui ammettiamo che nel male vi e` un disegno logico, e` allora che moriamo".
terminato nell`ottobre del 1937 e apparso a stampa l`anno seguente, "la marie del porto" suscito` l`entusiasmo di gide, che annoto`:
nato da un progetto a lungo accarezzato, "la mente colorata" e` soprattutto un`interpretazione narrata dell`"odissea", dove velocita` e leggerezza celano un immane lavoro di documentazione. un racconto, dunque, che