una famiglia che pullula di svitati, un codazzo di parenti e amici e servitori, una villa monumentale in mezzo a un parco. sono gli ingredienti di questo romanzo di shirley jackson, che si apre con i protagonisti - di tutte le eta` e affetti da ogni forma di mania - di ritorno dal funerale del figlio di mrs. halloran, che, dice serafica la piccola fancy, la nonna ha buttato giu` dalle scale: per tenersi stretta la villa. come se non bastasse, poco dopo zia fanny riferisce di aver avuto un incontro in giardino con il padre, defunto da tempo, il quale le ha annunciato che la fine del mondo e` imminente e che loro saranno gli unici a salvarsi. e non e` finita: qualcuno va a riferire la notizia in citta`, ed ecco presentarsi la delegazione locale dei veri credenti, i quali non possono che condividere la logica apocalittica, ma, siccome sono convinti che a salvarli ci penseranno gli alieni, sono venuti a chiedere di farli atterrare nel parco. e noi lettori, ormai completamente in bali`a di una jackson in stato di grazia, che dispensa a piene mani uno humour che si potrebbe definire vitreo, ci lasceremo trascinare da un crescendo di follie e sorprese - sino, letteralmente, alla fine (del mondo?).
se qualcuno gli avesse detto che era un romanzo sperimentale, fleming lo avrebbe probabilmente inseguito con la frusta. ma che "la spia che mi ha amata" sia un esperimento (su bond) e` difficile negarlo. nella prima parte del libro (io) vivienne michel ci parla dei suoi rapporti con gli uomini fino a quel momento; nella seconda (loro) dei guai in cui ha finito per cacciarsi; nella terza (lui), quando la storia sembra avviarsi alla conclusione, suona alla porta un agente del servizio segreto di sua maesta`. ai fatti, presi uno a uno dalla sua vita quotidiana, fleming ha messo la sordina, ma tutto il resto - a cominciare dal sesso, e non del genere piu` soave - lo ha raccontato al massimo del volume. finendo per scrivere il suo libro, paradossalmente, piu` intimo. e il meno classificabile.
all`inizio della carriera, peter cameron era uno scrittore di commedie brillantissime, feroci, tutte sull`orlo della surrealta` - o, se si preferisce, tutte dentro quella realta` survoltata che era new york sullo scorcio degli anni ottanta. se ne ricordano di sicuro i lettori che hanno amato "un giorno questo dolore ti sara` utile", e che qui ritroveranno la soho delle gallerie, delle palestre esclusive e delle ancor piu` elitarie banche del seme; parteciperanno al rapimento piu` sgangherato del secolo, e a un tentato omicidio non meno improbabile; e finiranno per farsi trascinare, felici, in tutti gli altri disastri connessi al piu` lungo, accidentato e imperdibile divorzio fin qui raccontato.
del cervello umano, davide sa quanto ha imparato all`universita`, e usa nel suo mestiere di neurochirurgo. finora gli e` bastato a neutralizzare i fastidiosi rumori di fondo e le modeste minacce della vita non elettrizzante che conduce nella lucca suburbana: l`estremismo vegano di sua moglie, ad esempio, o l`inspiegabile atterraggio in giardino di un boomerang aborigeno in arrivo dal nulla. ma in quei suoni familiari e sedati si nasconde una vibrazione piu` sinistra, che all`improvviso un pretesto qualsiasi - una discussione al semaforo, una bega di decibel con un vicino di casa - rischia di rendere insopportabile. e quello che tenta di far capire a davide il suo nuovo, enigmatico maestro, diego: a contare, e spesso a esplodere nel modo piu` feroce, e` quanto del cervello, qualunque cosa sia, non si sa. o si preferisce non sapere.
in un antico villaggio marocchino, trasformato in buen retiro di lusso da una coppia di cinquantenni gay - l`americano dally e l`inglese richard -, sta per andare in scena lo sfarzoso party che ogni anno richiama decine di ospiti facoltosi. un baccanale di tre giorni durante i quali, sotto lo sguardo venato di disprezzo e di invidia insieme del personale, e` destinato a consumarsi ogni tipo di eccesso. tutt`intorno, montagne sfregiate dai cercatori di fossili, strade su cui la polvere si deposita
la fiera di francoforte viene spesso raccontata - o meglio, immaginata - come una specie di festa mobile vagamente esoterica, dove, in un tintinnio di calici, e a volte in un fruscio di lenzuola, signore e signori molto lungimiranti decidono cosa il pubblico dovra` comprare e leggere (soprattutto comprare) nei dodici mesi successivi. non e` una rappresentazione completamente fittizia, ma per arrivare a un`immagine piu` convincente di questo strano mestiere, e del suo rito piu` fastoso, ci vogliono quelli che i militari americani chiamerebbero `boots on the ground`. che qui il narratore indubbiamente indossa gia` partendo da milano, o non sopravviverebbe alla telefonata hot con cui il suo compagno di viaggio, un fotografo con la singolare perversione di ritrarre solo scrittori, occupa per intero le sette ore di strada. e che non si toglie nemmeno durante una buchmesse, se possibile, piu` convulsa di tante, dove la caccia a un improbabile bestseller si incrocia con l`inquietante apparizione di un agente che non avrebbe piu` dovuto essere in questo mondo - a meno che non sia tutta la rumorosa baracca a essersi inavvertitamente trasferita nell`altro. non c`e` molto da aggiungere, per un libro che e` solo una commedia. se non un`avvertenza: ogni riferimento a persone esistenti, o a fatti realmente accaduti, non e` per niente, ma proprio per niente, casuale.
e quasi un capriccio, uno scherzo, quello di tagliarsi i baffi, da parte del protagonista di questo inquietante romanzo. ma ci sono scherzi (milan kundera insegna) che possono avere conseguenze anche molto gravi. il nostro non piu` baffuto eroe si trovera` infatti proiettato di colpo - lui che voleva solo fare una sorpresa alla moglie - in un universo da incubo: perche` tutti quelli che lo conoscono da anni, e la moglie per prima, affermano di non averli mai visti, quei baffi, e che dunque nella sua faccia niente e` cambiato. il mondo comincia allora ad apparirgli
e sempre l`ultimo incarico, per philip marlowe. ma quello che gli abbiamo affidato stavolta, forse, e` il piu` delicato. si`, perche` deve prendere tutto il de`cor e tutti i ferri del suo mestiere - le palme e il vento caldo di los angeles, la penombra minacciosa di interni sfarzosi e lo sfarfallio dell`acqua nelle piscine, il crepitio delle pistole e quello ancora piu` letale dei lame` -, aggiungerci il suo fuori campo inconfondibile, e rimetterli al posto delle storie spesso ovvie raccontate da migliaia di suoi epigoni, in quell`universo narrativo opaco cui e` stato attribuito d`ufficio un nome che non gli apparteneva: il noir. si`, stavolta marlowe deve riportare le lancette all`anno in cui tutto e` cominciato, il 1939, e al luogo da cui tutto il resto ha tratto origine: questo romanzo. e per fortuna tutto fa pensare che ci riuscira` - o che fallira` magnificamente, come solo lui avrebbe potuto.
naipaul ricostruisce tre esemplari parabole umane, tra gli anni cinquanta e settanta del secolo scorso, che si traducono in altrettante variazioni sul potere in tutti i suoi toni, dal tragico al grottesco. la figura di mobutu, dominus del congo/zaire, e` un condensato di dissimulazione ideologica, con la sua capacita` di perpetuare le leggi dispotiche del colonialismo belga sotto una sorta di
e il piu` brillante dei commissari di zurigo, matthai, anche se certo non il piu` benvoluto. e geniale, si`, ma solitario, impassibile - e maneggia l`apparato di polizia come fosse un giocattolo. ma, a differenza di quel che accade nei romanzi polizieschi, la ragione puo` far luce solo su una piccola parte del mondo, e nell`incerto chiarore che regna ai suoi confini si insedia tutto cio` che e` paradossale, casuale. con questa zona oscura, che non si puo` dominare, anche matthai dovra` fare i conti. accadra` a magendorf, mentre il fohn fa piombare sul villaggio, a grandi folate, un caldo innaturale, che eccita e incattivisce. il corpo di una bambina, gritli moser, assassinata a colpi di rasoio, viene trovato da un ambulante, von gunten. tutti i sospetti ricadono su di lui, che dopo un interrogatorio di venti ore confessa, e si impicca nella sua cella. per tutti il caso e` chiuso, ma non per matthai. gritlii ha confidato a un`amica di avere incontrato un gigante alto come una montagna, < pieno di piccoli porcospini >, e lo ha disegnato. una favola? non per matthai: altri bambini sono in pericolo e il gigante dei porcospini sta per colpire ancora, ne e` convinto. per inseguire quel fantasma rinuncera` a tutto: alla sua immagine di investigatore glaciale, alla sua implacabile logica, al suo posto di commissario. e non esitera` a trasformarsi in benzinaio, a usare come esca una bambina, a sprofondare via via in un grandioso delirio - ad attendere, inesorabile, che il caso, cui non aveva mai creduto, gli consegni l`assassino.
libro postumo, libro testamento - ma anche
molti anni prima che lo facessero gli sceneggiatori dei grandi serial americani, roberto bola?o aveva usato nel suo romanzo d`esordio quella che potremmo chiamare la tecnica delle
queste storie raccontano due diverse e molto singolari forme di inquietudine: il malessere sottile che si allarga come una crepa nella vita in comune di due uomini, e la lunga guerra