il 22 agosto 1911, un martedi`, una notizia sconvolgente percorse rapidamente la francia ed il mondo intero: mani ignote, quanto abili erano riuscite a trafugare dal salone carre` del louvre la gioconda di leonardo da vinci...
dove pote` mai fuggire la donna di nome wang, rea di adulterio, prima di venire assassinata dal marito? sicuramente lungo strade infestate da briganti, battute da nercanti di te`, monaci taoisti, cantastorie itineranti. e sopratttutto lontano dalla legislazione labirintica e spietata che, nella cina del seicento, stringeva la donna in una morsa. ripercorrendo vicende rimaste impigliate in opache complilazioni di storia locale o convenzionali trattati destinati alla formazione dei burocrati, e servendosi del contrappunto di uno dei maggiori scrittori del tempo, p`u sung-ling, spence resuscita una societa` devastata da cataclismi e carestie, in cui un sistema feudale fondato su un complesso apparato vessatorio deve far fronte a razzie e ribellioni.
il romanzo narra le vicende del giovane mccourt giunto in america con l`intenzione di riscattare l`infelice infanzia irlandese, raccontata nelle "ceneri di angela". la scena e` quella di new york nel secondo dopoguerra. una new york proletaria, dove fra case di mattoni rossi, pub di emigrati irlandesi e banchine ingombre di merci, con la quinta di manhattan lontana ed irraggiungibile, frankie si trova a percorrere, passo dopo passo, un faticossisimo apprendistato. inserviente in un grande e lussuoso albergo, militare durante la guerra di corea, scaricatore di porto, e infine insegnante, in aule e fra scolaresche che ricordano piuttosto da vicino le rumorose classi di limerick.
il giovane descartes andava alla ricerca di una certezza che non somigliava a nessuna di quelle che lo avevano preceduto. descartes fu un soggetto, una psiche, l`esemplare di una varieta` antropologica che si faceva avanti e si mescolava, con una volutta` ignota agli antichi. cosi` apparve il moderno, senza farsi riconoscere. nel 1691, a non molti anni dalla morte di descartes, adrien baillet, un erudito che viveva letteralmente sepolto fra i libri, ne traccio` la vita con sobrieta` e il candore di un cronista ammirato.
un uomo e una donna si incontrano per caso mentre tornano al loro paese natale, che hanno abbandonato vent`anni prima scegliendo la via dell`esilio. riusciranno a riannodare i fili di una strana storia d`amore, appena iniziata e subito inghiottita dalla palude stigia della storia? il fatto e` che dopo una cosi` lunga assenza "i loro ricordi non si assomigliano". crediamo che i nostri ricordi coincidano con quelli di chi abbiamo amato, crediamo di avere vissuto la medesima esperienza, ma e` solo un`illusione. d`altro canto, che puo` fare la nostra memoria, quella memoria che del passato non ricorda che una "insignificante minuscola particella"? viviamo sprofondati in un immenso oblio e ci rifiutiamo di saperlo.
questo libro vuole essere un incontro sul perche` dei nomi dei luoghi che ci attorniano e delle famiglie in cui siamo radicati. una pista nuova per accostarci agli uomini e alle donne che li hanno generati: agricoltori, operai, sterratori, notai, cancellieri, parroci, monaci, economisti e geografi. nomi affiorati dalle grandi opere medievali di bonifica, parole usate da artigiani, mastri e carpentieri. nomi derivati dall`incontro di culture diverse, aspetti ed echi del diritto vissuto, legati agli uomini che giorno dopo giorno vivevano nelle comunita`.
"...che nell`aria di una provincia solida, tranquilla, quasi svizzera ci fossero molecole capaci di favorire l`iniziativa industriale e commerciale, era noto da tempo. scarpe, aerei, elicotteri, frigoriferi e macchine utensili: tutta roba pensata e fabbricata sull`asse varese-gallarate-busto, grazie alla miscela virtuosa di genio imprenditoriale e aristocrazia operaia. che un giorno le stesse atmosfere dessero ossigeno a costruttori di pensiero politico, non di beni materiali, non stava scritto. invece per un ventennio le strade della provincia dei laghi sono state attraversate da auto con lampeggiante sulle quali viaggiavano ministri e grand commis... nemmeno era pensabile che un territorio abitato da gente sobria, laboriosa, riservata, addirittura schiva, si scoprisse palcoscenico ideale per scorribande delle mafie trapiantate al nord. invece, dagli anni 70 in avanti, pericolosi individui hanno infiltrato la societa` di questo angolo opulento di lombardia scegliendo bersagli da colpire con l`arma spietata dei sequestri di persona e col grimaldello vigliacco del racket sino a quando alle cosche non si e` aperto l`orizzonte piu` vasto della criminalita` economica..."
"negli anni sessanta la sardegna era conosciuta da pochi. il boom economico, che nel settentrione del continente era esploso a dismisura, aveva coinvolto anche il popolo sardo che, attratto dalla prospettiva di una vita piu` dignitosa, lasciava l`isola alla ricerca di un nuovo stile di vita che garantisse quell`agio economico che questa terra gli negava. flussi di emigranti partivano verso mete sino a quel momento sconosciute, portandosi dietro la nostalgia di una terra amara, si`, ma piena di ricordi, di affetti e di un`incomparabile immagine di bellezza. negli stessi anni il problema dell`emigrazione esisteva in tutto il mezzogiorno d`italia e molti giovani si arruolavano come volontari nelle forze armate. fu questa anche la scelta che mi porto` in sardegna, una terra sconosciuta, ma piena di meraviglie che mi conquisto` sin dal primo istante."
egeo, 7 ottobre 1943 ore 6.30: nessuna pieta per il cacciasommergibili tedesco uj.2111. ovvero quello che fu in definitiva l`epilogo di un piccolo mistero finalmente chiarito della regia marina: l`affondamento nelle acque dell`isola di astypalea dell`ex dragamine italiano mario sonzini in cui dieci anni prima era stato imbarcato l`allora allievo fochista luigi tardonato. "credo sia improbabile poter credere che mio nonno luigi venne a conoscenza che l`incredibile vicenda di quel bastimento, battente non piu il tricolore con lo stemma sabaudo bensi la croce uncinata, si concluse tragicamente quel giorno, sotto i colpi dell`artiglieria della royal navy. della regia nave mario sonzini egli non me ne parlo mai: ma il silenzio non giova, bisogna raccontare."
queste storie raccontano due diverse e molto singolari forme di inquietudine: il malessere sottile che si allarga come una crepa nella vita in comune di due uomini, e la lunga guerra in cui puo` trasformarsi un matrimonio di vecchia data. le due coppie non potrebbero essere piu` distanti: lo scrittore in crisi creativa che divide un appartamento a tribeca con un avvocato in carriera, e i due pensionati di una spenta cittadina di provincia, dove gli unici eventi degni di nota sono le periodiche inondazioni del fiume e gli appuntamenti della chiesa metodista. casi da cui emana la sensazione di ; e infatti, sotto la superficie, questi rapporti vanno in pezzi davanti ai nostri occhi, lasciandoci attoniti e frastornati. solo peter cameron sembra avere ancora il coraggio, e la forza stilistica, di trasformare storie simili in opere di varia lunghezza, fatte di dettagli che riconosciamo, e del vuoto spesso atroce che li separa. perfette trappole narrative in cui scivolare e` facilissimo, e istantaneo rimanere prigionieri. senza pero` provare il desiderio di liberarsene.
sono molti i fattori che continuano a dare alla provincia varesina una invidiabile fama proprio nel settore alimentare e culinario. c`e` una consolidata tradizione di ospitalita` alberghiera e turistica con cuochi, gastronomi e pasticceri di indubbia professionalita`. numerose sono le industrie alimentari di grande spicco con lavorazioni tipiche spesso legate alle peculiarita` del territorio. senza dimenticare gli innumerevoli ed originali prodotti che hanno conquistato il mondo. questo libro ci offre un vasto e rigoroso quadro delle piu` antiche e moderne tradizioni culinarie della provincia di varese e dell`insubria. dai monti e dalle valli sino ai fiumi e ai laghi, dai borghi agresti sino alle affollate citta`, queste ricette ci aiutano a compiere un viaggio nella civilta` piu` originale e genuina delle campagne e dei borghi. un viaggio che puo` proseguire a tavola. con immagini di antichi ristoranti.
e il piu` brillante dei commissari di zurigo, matthai, anche se certo non il piu` benvoluto. e geniale, si`, ma solitario, impassibile - e maneggia l`apparato di polizia come fosse un giocattolo. ma, a differenza di quel che accade nei romanzi polizieschi, la ragione puo` far luce solo su una piccola parte del mondo, e nell`incerto chiarore che regna ai suoi confini si insedia tutto cio` che e` paradossale, casuale. con questa zona oscura, che non si puo` dominare, anche matthai dovra` fare i conti. accadra` a magendorf, mentre il fohn fa piombare sul villaggio, a grandi folate, un caldo innaturale, che eccita e incattivisce. il corpo di una bambina, gritli moser, assassinata a colpi di rasoio, viene trovato da un ambulante, von gunten. tutti i sospetti ricadono su di lui, che dopo un interrogatorio di venti ore confessa, e si impicca nella sua cella. per tutti il caso e` chiuso, ma non per matthai. gritlii ha confidato a un`amica di avere incontrato un gigante alto come una montagna, < pieno di piccoli porcospini >, e lo ha disegnato. una favola? non per matthai: altri bambini sono in pericolo e il gigante dei porcospini sta per colpire ancora, ne e` convinto. per inseguire quel fantasma rinuncera` a tutto: alla sua immagine di investigatore glaciale, alla sua implacabile logica, al suo posto di commissario. e non esitera` a trasformarsi in benzinaio, a usare come esca una bambina, a sprofondare via via in un grandioso delirio - ad attendere, inesorabile, che il caso, cui non aveva mai creduto, gli consegni l`assassino.
. il caso ha infatti voluto che emmanuel carre`re fosse in vacanza nello sri lanka quando lo tsunami ha devastato le coste del pacifico, e che si trovasse ad accompagnare una giovane coppia di connazionali lungo le penosissime incombenze pratiche necessarie per ritrovare il corpo della figlia di quattro anni; e che, pochi mesi dopo, gli accadesse di seguire un`altra vicenda dolorosa, quella che portera` alla morte per cancro la sorella della sua compagna. c`e` un solo modo per ricevere il dolore degli altri: farlo diventare il proprio dolore. questo e` il compito che si assume carre`re, riuscendo a scrivere, senza mai cadere nell`enfasi, ma mettendo a fuoco con la precisione ossessiva di un reporter ogni minimo particolare, uno dei suoi libri piu` - e proprio per questo piu` amati dai lettori.
libro postumo, libro testamento - ma anche , debordante di , di , formato di e di -, "un soffio di vita" mette in scena due personaggi (l`autore e la sua creazione, o creatura, angela) che dialogano affrontando tutti i temi sui quali la lispector si e` incessantemente interrogata: le parole, il tempo, il mondo, la storia, la preghiera, gli esseri viventi e quelli inanimati. infine: la grazia. la scrittrice non nasconde affatto le sue intenzioni e, perentoria come sempre, esordisce: . quel che si propone, infatti, non e` una stesura coerente, una trama qualsivoglia, bensi` il definitivo esorcismo dell`indicibile. quando compone gli ultimi frammenti, le e` stata diagnosticata una malattia mortale, e la morte pervade questo testo, che lei stessa confessava essere stato . olga borelli, l`amica-assistente che per otto anni le e` stata vicina, annotando i suoi pensieri e battendo a macchina i suoi manoscritti, ha affermato che "un soffio di vita" doveva essere il suo , scaturito com`e` .
del cervello umano, davide sa quanto ha imparato all`universita`, e usa nel suo mestiere di neurochirurgo. finora gli e` bastato a neutralizzare i fastidiosi rumori di fondo e le modeste minacce della vita non elettrizzante che conduce nella lucca suburbana: l`estremismo vegano di sua moglie, ad esempio, o l`inspiegabile atterraggio in giardino di un boomerang aborigeno in arrivo dal nulla. ma in quei suoni familiari e sedati si nasconde una vibrazione piu` sinistra, che all`improvviso un pretesto qualsiasi - una discussione al semaforo, una bega di decibel con un vicino di casa - rischia di rendere insopportabile. e quello che tenta di far capire a davide il suo nuovo, enigmatico maestro, diego: a contare, e spesso a esplodere nel modo piu` feroce, e` quanto del cervello, qualunque cosa sia, non si sa. o si preferisce non sapere.
quando l`esplosione accidentale di una bomba a mano sepolta in giardino lo rende cieco, richard hermantier, magnate dell`industria abituato a dettare legge e a incutere rispetto con una semplice occhiata, si trova costretto a trascorrere un mese di convalescenza nella sua villa in vandea: un mese soltanto, ma cruciale, perche` la fabbrica di lampadine che gestisce con piglio feroce si prepara al lancio di un prototipo destinato a rivoluzionare il mercato. in attesa di tornare al comando, hermantier non potra` che affidarsi alle persone che gli stanno accanto: la moglie christiane, , l`affascinante quanto irresponsabile fratello maxime e hubert, il suo socio in affari, un uomo . ma l`incidente che gli ha cucito per sempre le palpebre ha minato irrimediabilmente anche la sua sicurezza, e a poco a poco, nell`implacabile calura estiva, i contorni della realta` si fanno incerti. puo` davvero dare credito ai suoi sensi, ai ricordi, a quello che gli viene raccontato? ancora una volta la ci regala una storia della stessa materia di cui sono fatti gli incubi, che trascina il lettore in un labirinto senza via di fuga dove nulla e` come appare - dove la verita` rimane acquattata nell`ombra, a portata di mano ma impossibile da raggiungere.
"so il nome e le proprieta` di tutte le erbe che curano il corpo" dice con fierezza la protagonista tredicenne di uno dei racconti qui riuniti, da cui sembra spirare il profumo mielato dei fiori d`acacia e quello amarulento del latte di fico. la natura e` del resto l`unico sapere di chi non ha per orizzonte che indigenza, campi, vigne, stagni, colline, e l`unico riparo dal dolore per le creature difettive che ines cagnati sa raffigurare con un ritegno che lascia intravedere abissi di tristezza. la tristezza che scaturisce da madri dal viso tirato e cupo e da padri cui solo la collera riesce a dar voce. e insieme dall`"altro mondo", popolato di insegnanti armate solo di "parole violente" e regole inflessibili; di figli che non sanno nascondere l`insofferenza delle loro origini e di anziani genitori che la sera se ne stanno li` a "guardare il volo vellutato dei pipistrelli nel crepuscolo violaceo"; di comunita` che respingono chiunque appaia disturbante e alieno - e dunque pazzo. come la donna che tutti chiamavano "la pipistrella" perche` nel capanno isolato in cui viveva solo quei "sacchetti di polvere nera imprigionata nelle ragnatele" parevano accoglierla e rispecchiarla. alberi e animali, popolo di tacita e primordiale saggezza, sono la vera patria di queste vulnerabili creature, cui e` concesso al piu` il sogno di andarsene lontano, "fino al deserto dove passano i cammelli con le carovane del sale".
"il mare stava arretrando. anziche` sommergere la costa, onde alte come falesie si ritraevano impetuose verso il largo. un deserto di basalto si estendeva fino all`orizzonte. coni vulcanici scintillanti di nero affioravano dall`acqua, simili a immensi tumuli. decine di migliaia di pesci che non erano stati risucchiati dalla marea si dibattevano sul fondale asciutto in un luccichio di squame. su quella distesa di roccia nera giacevano sparpagliati scheletri bianchi che sembravano di squali o balene, relitti di navi, barre di ferro lucenti, tavole di legno avvolte in vele a brandelli. il mare era scomparso alla vista. non e` piu` un`isola, pensavo contemplando l`orizzonte ". un vasto cimitero sul mare. migliaia di tronchi d`albero, neri e spogli come lapidi, su cui si posa una neve rada. e intanto la marea che sale, minacciando di inghiottire le tombe e spazzare via le ossa. da anni questo sogno perseguita la protagonista gyeongha che, dopo una serie di dolorose separazioni, si e` rinchiusa in un volontario isolamento. sara` il messaggio inatteso di un`amica a strapparla alla sua vita solitaria e alle immagini di quell`incubo: quando inseon, bloccata in un letto di ospedale, la prega di recarsi sull`isola di jeju per dare da bere al suo pappagallino che rischia di morire, gyeong-ha si affretta a prendere il primo aereo per andare a salvarlo. a jeju, pero`, la accoglie una terribile tempesta di neve e poi un sentiero nell`oscurita` dove si perde, cade e si ferisce. e` l`inizio di una discesa agli inferi, nel baratro di uno dei piu` atroci massacri che la corea abbia conosciuto: trentamila civili uccisi, e molti altri imprigionati e torturati, tra la fine del 1948 e l`inizio del 1949. una ferita mai sanata che continua a tormentare le due amiche, proprio come aveva tormentato la madre di in-seon, vittima diretta di quel crimine. tre donne, unite dal filo invisibile della memoria, che con determinazione si rifiutano di dimenticare, di dire addio e troncare il legame con