
tre eccezionali firme - galiani, lorenzi e paisiello -, portarono nell`ottobre del 1775 sul palcoscenico del teatro nuovo una famosa commedia in musica, il "socrate immaginario". una napoli intelligente che trova nella grazia e nella follia del sorriso la sua chiave di interpretazione del mondo, riuscendo con lo sbuffo di una risata amara a rasciugare il tragico dalle sue lacrime e a restituirgli echi forse ancor piu` struggenti. con i "prolegomeni al socrate immaginario", e un altrettanto acuto esercizio d`ironia, roberto de simone propone la sua rilettura dell`opera originale. nasce cosi` un testo che e` surreale luogo narrativo in cui due opere teatrali, con antica intelligenza napoletana, conversano tra loro in un`armonia quasi alchemica.

"la scena della sacra nascita allestita da de simone e una passione collettiva, una frenesia rituale, una febbre identitaria, un sabba devoto. che trasferisce la grotta di betlemme nel ventre di napoli" (marino niola). chi fra tutti coloro che ogni anno fanno il presepe sa che le statuine dei re magi sui loro tre cavalli bianco, rosso e nero simboleggiano l`iter del sole dall`aurora alla sera, e che sui presepi antichi si collocava una figura femminile, la re magia, a rappresentare la luna? in un viaggio nel cuore delle leggende popolari, dei giochi rituali, dei sogni, la penna musicale di roberto de simone, con il controcanto di 90 immagini tratte da un`antica smorfia settecentesca, risale fino alle origini precristiane del natale. una lettura che recupera il carattere notturno e infero del presepe e che racconta gli aspetti simbolici e gli inattesi significati delle sue figurine, anche attraverso la voce di quanti, ogni natale, costruiscono, recitano, vivono il presepe tradizionale. e poiche non c`e natale senza tombole e zampogne, completano il volume un`affascinante "tombola parlata" registrata nel dicembre del 1973 in un terraneo napoletano e una ninna nanna dedicata agli zampognari defunti. con l`introduzione di marino niola.

nel labirintico gioco rappresentativo di frammenti storici, di elementi mitici, ritualistici e tradizionali, di segmenti del nostro tempo, drammatici corpi di antica dolenza, di rimandi all`attuale vivere senza memoria. nel settecento napoli e` la capitale del regno borbonico: una citta` famosa che non riesce ne` a risolvere i suoi problemi di vita sociale, ne` a diventare il fulcro della vita culturale italiana; una citta` ferma al giovedi` santo, in attesa di risorgere.

"quando cominciai a pensare alla gatta cenerentola pensai spontaneamente ad un melodramma: un melodramma nuovo e antico nello stesso tempo come nuove e antiche sono le favole nel momento in cui si raccontano. un melodramma come favola dove si canta per parlare e si parla per cantare o come favola di un melodramma dove tutti capiscono anche cio` che non si capisce solo a parole. e allora quali parole da rivestire di suoni o suoni da rivestire di parole magari senza parole? quelle di un modo di parlare diverso da quello usato per vendere carne in scatola e percio` quelle di un mondo diverso dove tutte le lingue sono una una e le parole e le frasi sono le esperienze di una storia di paure, di amore e di odio, di violenze fatte e subite allo stesso modo da tutti. quelle di un altro modo di parlare, non con la grammatica e il vocabolario, ma con gli oggetti del lavoro di tutti i giorni, con i gesti ripetuti dalle stesse persone per mille anni cosi` come nascere, fare l`amore, morire, nel senso di una gioia, di una paura, di una maledizione, di una fatica o di un gioco come il sole e la luna fanno, hanno fatto e faranno".