
la rubrica "taccuino di un vecchio sporcaccione" debutta sulle riviste underground statunitensi nel maggio del 1967. cronista di eccezione e` charles bukowski, che in questa raccolta - estrapolata dalle sue migliori pagine - ci accompagna con la consueta lucidita` dissacrante dai rivoluzionari anni sessanta ai disincantati anni ottanta. gli scenari cambiano ma bukowski rimane sempre fedele e leale a se stesso. e bukowski, bellezza! bukowski! e non ci si puo` fare niente, se non amarlo e continuare a leggerlo.

la biografia di bukowski include due tentativi di lavorare come impiegato, dimissioni dal "posto fisso" a cinquant`anni suonati, "per non uscire di senno del tutto" e vari divorzi. questi scarsi elementi ricorrono con insistenza nella narrativa di bukowski, piu` un romanzo a disordinate puntate che non racconti a se`, dove si alternano e si mischiano a personaggi ed eventi di fantasia. "rispetto alla tradizione letteraria americana si sente che bukowski realizza uno scarto, ed e` uno scarto significativo", ha scritto beniamino placido su "la repubblica", aggiungendo: "in questa scrittura molto "letteraria", ripetitiva, sostanzialmente prevedibile, bukowski fa irruzione con una cosa nuova. la cosa nuova e` lui stesso, charles bukowski. lui che ha cinquant`anni, le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore; lui che soffre di emorragie e di insonnia; lui che ama il vecchio hemingway; lui che passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei cavalli; lui che ci sta per salutare adesso perche` ha visto una gonna sollevarsi sulle gambe di una donna, li` su quella panchina del parco. lui, charles bukowski, "forse un genio, forse un barbone". "charles bukowski, detto gambe d`elefante, il fallito", perche` questi racconti sono sempre, rigorosamente in prima persona. e in presa diretta". un pazzo innamorato beffardo, tenero, cinico, i cui racconti scaturiscono da esperienze dure, pagate tutte di persona, senza comodi alibi sociali e senza falsi pudori.

"avevamo la sensazione che la vita sarebbe stata una gran cosa" poeta dell`eccesso, bukowski porta alta la bandiera di un anticonformismo californiano che ha una lunga storia alle spalle (una storia che comprende henry miller, i poeti beat e una cultura underground tanto articolata quanto pittoresca). in

che cosa succede al piu` famoso dissacratore del "sogno americano" quando un regista gli anticipa una bella somma per scrivere una sceneggiatura? bene, dietro consiglio del suo consulente fiscale, chinaski/bukowski si compra una bmw nera ("le bmw nere sono le macchine dei duri" dice) e una casa ("se vi dicono altrimenti non credeteci. la vita comincia a 65 anni" spiega quando ne e` in possesso). una moglie molto piu` giovane di lui ce l`ha gia` ("mandata dagli dei ad allungarmi di dieci anni la vita. nel bene e nel male"). sembrerebbe che anche il cantore e cronista degli emarginati e dei disadattati d`america si sia integrato. e che proprio come la maggior parte dei suoi lettori di vent`anni fa sia rientrato - anzi entrato per la prima volta - nel sistema. ma non e` detto.

scritto nel 1979, "shakespeare non l`ha mai fatto" e` il resoconto del viaggio che lo scrittore e la sua compagna linda lee intraprendono in europa. rivediamo parigi e nizza con gli occhi di bukowski, gonfi per il poco sonno e frequentemente di malumore per le continue sbronze, ma soprattutto la provincia tedesca che gli aveva dato i natali. non certo nelle loro caratteristiche geografiche bensi` in quelle umane: gli amici artisti, i parenti di linda, il vecchio zio tedesco e l`accoglienza di un pubblico che ama i suoi scritti nonostante l`autore continui a eccedere in comportamenti fuori dalla norma, persino scorbutici. un diario di viaggio, dunque, ma soprattutto una serie di aneddoti, di storie di vita, in cui il grande scrittore continua a sorprenderci con le sue genuine quanto maledette rivelazioni sul senso dell`esistenza, la morte e l`amicizia. il viaggio si srotola tra reading, presentazioni televisive e cene nel corso delle quali bukowski non fa proprio nulla per conquistare il suo pubblico. ma in questo sta la sua forza e originalita`: presentarsi al mondo semplicemente per quello che e`, senza nascondere le proprie umane debolezze, scrivendo alla fine un inedito viaggio sentimentale, composto di poesie e appunti di vita vera.

depresso, appesantito da una pancia ingombrante, il conto in rosso, i creditori sempre alle porte, tre matrimoni alle spalle, nick belane e` un detective, "il piu` dritto detective di los angeles". bukowski gioca con un vecchio stereotipo e vi aggiunge la sua filosofia di lucido beone, il suo esistenzialismo da taverna e un pizzico di cupa, autentica disperazione. i bar, le episodiche considerazioni sul destino, il cinismo, l`ormai sbiadito demone del sesso, il fallimento preofessionale ed esistenziale, insieme alle mere invenzioni narrative, diventano il "pulp" del titolo. lontano dalle atmosfere tenebrose delle ordinarie follie, il testamento spirituale di uno scrittore che non ha mai esitato a immergersi nel degrado della societa` contemporanea.

charles bukowski "ritorna". ritorna con una raccolta di scritti gia` pubblicati in vita ma che qui postulano una continuita`, un`unita` di tono, un preciso e vario dispiegarsi di temi. che si tratti di arte, di musica, di politica, dei colleghi scrittori o di ripercorrere la propria vita, la penna del vecchio buk non sorprende, ma illumina, lascia senza fiato. che cosa doveva essere letteratura, era chiaro: "la maggior parte degli scrittori scriveva delle esperienze delle classi medio-alte. avevo bisogno di leggere qualcosa che mi facesse sopravvivere alle mie giornate, alla strada, qualcosa a cui appigliarmi. avevo bisogno di ubriacarmi di parole.". "azzeccare i cavalli vincenti" va oltre il testamento letterario. in questa raccolta di riflessioni bukowski innesca una personalissima, vitale ed esplosiva battaglia contro la fiacca mentalita` borghese, con uno humour disincantato, dark e cinico che non puo` lasciare indifferenti. ecco allora le prese di posizione contro la cultura "alta" delle universita`, i poco convenzionali pamphlet sul piacere di defecare e sul diritto di guidare ubriachi, e le dichiarazioni programmatiche sulla superiorita` di una vita spogliata dagli agi materiali e magari arricchita da una bottiglia di vino e da un disco di mozart. tristezza, follia, humour. l`universo bukowskiano concentrato in una raccolta di saggi e scritti apparsi su riviste e taccuini tra il 1944 e il 1990.

"musica per organi caldi" raccoglie trentasei racconti di un bukowski familiare e nuovo al contempo. familiare perche`, dopo essersi cimentato con le strutture del romanzo, torna al passo narrativo del racconto, che gli e` particolarmente congeniale, ma anche nuovo, perche` in queste pagine, spregiudicate e anche feroci, crea le sintesi piu` felici del proprio repertorio formale e contenutistico. se da una parte, infatti, ci troviamo di fronte ai personaggi che tradizionalmente popolano queste storie di ordinaria follia, a un`umanita` sbracata e litigiosa, sfrenata e beona, dall`altra bukowski mette a fuoco con maggiore intensita` ed essenzialita` le gesta dei suoi eroi, che diventano tanto piu` straordinari quanto piu` si muovono nelle dimensioni di una ostentata banalita`. della musica che accompagna le tragicommedie della vita quotidiana bukowski sa cogliere in modo impareggiabile i sottofondi umoristici e poetici, le note patetiche e inquietanti.

che cosa succede al piu` famoso dissacratore del "sogno americano" quando un regista gli anticipa una bella somma per scrivere una sceneggiatura? bene, dietro consiglio del suo consulente fiscale, chinaski/bukowski si compra una bmw nera ("le bmw nere sono le macchine dei duri" dice) e una casa ("se vi dicono altrimenti non credeteci. la vita comincia a 65 anni" spiega quando ne e` in possesso). una moglie molto piu` giovane di lui ce l`ha gia` ("mandata dagli dei ad allungarmi di dieci anni la vita. nel bene e nel male"). sembrerebbe che anche il cantore e cronista degli emarginati e dei disadattati d`america si sia integrato. e che proprio come la maggior parte dei suoi lettori di vent`anni fa sia rientrato - anzi entrato per la prima volta - nel sistema. ma non e` detto.

bukowski e` un poeta "straordinario", nel senso che sfugge alla tradizionale figura del poeta. quelli che scrive sono versi ma portano con se` il sapore della cosa narrata, di episodi di vita sbalzati via dalla realta` come schegge, schizzi, reperti. bukowski modella figure e personaggi da narratore e anche quello che e` tradizionalmente l`io lirico della poesia si muove con l`irruenza e la determinazione di un personaggio. cosi` accade anche in questa raccolta che fa parte del suo lascito di inediti.
