fra le psicoterapie, il ruolo dell`expressive sandwork puo` corrispondere a quello della cosiddetta arte povera tra le arti visive. cio` che appare umile e semplice non lo e` affatto. scartando il superfluo, questo lavoro seleziona l`essenza: anche togliere si rivela parte di un`operazione artistica. ma cosa e` essenziale nel processo psicologico? freud deve essersi domandato qualcosa di simile, quando nel 1918 promosse nuove istituzioni che avrebbero fornito analisi gratuite, a berlino e a vienna. in seguito (1928) margaret lowenfeld, l`iniziatrice delle terapie con la sabbia, apri` la clinica per bambini difficili in un quartiere operaio di londra. per i fondatori era sottinteso che il nucleo della psicoanalisi dovesse raggiungere tutta la societa`. qui si raccoglie quel filo e con esso si tesse una tela. sull`ordito composto dai concetti di jung, la world technique di margaret lowenfeld e la sandplay therapy di dora kalff operano intrecciate, mentre i fili conduttori di lacan, winnicott e daniel stern rafforzano la trama. nella pratica l`expressive sandwork e` costituito da processi immaginali ed e` stato elaborato da analisti junghiani attraverso esperienze transculturali in africa, cina ed america latina. con l`aiuto di volontari, a partire dal 2000 e` stato sperimentato in localita` che non dispongono di nessuna forma di psicoterapia e sono state devastate dalla violenza, da catastrofi naturali, da situazioni croniche di abbandono. |