esuli in patria, costretti a palcoscenici marginali, a spazi culturali periferici: cosi` i fascisti descrivono la propria condizione all`indomani del 1945. eppure, sin dall`immediato dopoguerra, le edicole di tutta italia si riempirono di rotocalchi i cui articoli raccontavano con toni agiografici, o quanto meno indulgenti, le imprese di mussolini e dei suoi fedelissimi. gli scaffali delle librerie ospitavano memoriali, biografie e persino romanzi firmati da fascisti e filofascisti. andava cosi` in scena, agli albori del processo di costruzione di una memoria pubblica attorno al ventennio e alla stagione della guerra civile, la riscrittura di quello stesso passato da parte fascista. una simile operazione di per se` non sorprende: la voglia di raccontare la propria versione dei fatti piegando il racconto in base ai propri interessi e` un fatto fisiologico. semmai a sorprendere e` il buon esito di quell`operazione ed e` in particolare questo punto che il libro indaga, dando conto del grado di complicita` mostrato da ampi settori del mondo giornalistico ed editoriale. non e` cosi` ovvio, infatti, che i protagonisti di un regime autoritario e liberticida e di un governo, quello della rsi, complice di una forza occupante, disponessero della possibilita` di far circolare legalmente la propria versione dei fatti. |