

chi l`ha detto che le donne del rinascimento erano destinate unicamente a indossare splendidi abiti come monna lisa? o a passare la vita tra seduzione, inganni e trame come lucrezia borgia? in realta` in italia e` esistita una tradizione importante di donne dedite all`arte della guerra: feudatarie, capitane di ventura, donne cavaliere e anche popolane. se matilde di canossa e` la prima, e forse la piu` conosciuta, altre sono state all`epoca capaci di suscitare sconcerto e terrore per l`audacia delle proprie imprese: da caterina sforza a cia ordelaffi, da orsina visconti a bona lombardi - la giovanna d`arco italiana. donne al comando di eserciti in difesa dei propri castelli, e` il caso di donella rossi, e battaglioni interamente femminili, come quelli che combatterono a protezione di siena e della sua indipendenza durante l`assedio dei fiorentini nel 1555. quello che emerge da queste storie avventurose e che oggi appaiono quasi leggendarie, e` un tema trascurato dagli storici: quello di una vera e propria educazione militare impartita alle donne dai padri e piu` spesso dalle madri o dalle nonne, che hanno dato vita a una via femminile alla guerra. per secoli e` stato facile idealizzare queste donne combattenti, imbalsamandole nel ruolo di figure eccezionali e irripetibili, quasi letterarie, addomesticandone la portata rivoluzionaria. oggi, finalmente, possiamo provare a restituire a queste donne la loro verita` di soggetti attivi, anche nella violenza estrema della guerra.

"se una giornalista torna in una bara da un paese in guerra, sicuramente sara stata uccisa perche aveva fatto uno scoop, se invece dopo essere stata rapita torna a casa viva, beh, allora se l?era andata a cercare". giuliana sgrena se l?e andata a cercare raccontando la violenza e la sopraffazione nei piu importanti conflitti degli ultimi trent?anni, dando al giornalismo di guerra anche un punto di vista femminile.