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tra realta` e leggenda, con parole appassionate rey descrive i luoghi e gli abitanti, gli artisti e gli studiosi che da tutta l`europa furono attratti dal mitico monte, racconta i sacrifici e le sofferenze morali e fisiche che accompagnarono i numerosi, caparbi tentativi di conquista della vetta da parte dei protagonisti piu` diversi, dalle guide della valtournanche all`abate gorret, fino alla vittoria finale dell`inglese whymper nel 1865. non meno coinvolgenti sono le intense pagine autobiografiche in cui l`autore racconta i suoi rapporti con il cervino, che segnarono profondamente la sua esistenza. pagina dopo pagina le parole si fondono con i disegni di edoardo rubino e con le riprese di vittorio sella e dello stesso rey.

una risoluta disposizione a rispettare lo svolgimento disordinato e imprevedibile della vita governa il capolavoro manzoniano. seguendo un filo modesto che si dipana e si arruffa, rimbalza in ogni direzione, il narratore giunge a scoprire la rete di connessioni che unisce tutte le parti della babelica dimora umana, dalle piu` grandiose alle piu` inospitali, e l`intimo rapporto di necessita` che collega gli elementi del disegno complessivo. casta ma non timida, la fantasia del manzoni e` affascinata dalla violenza delle passioni che ardono nel cuore umano, e vuol riviverne tutte le potenzialita` in un paragone assiduo di estremi opposti, dall`infima bassezza all`eroismo sublime.

il libro e` articolato in tre parti, nella prima sono affrontate questioni di verita` e di significato a proposito dei nostri modi di dire cio` che vi e` nel mondo e quindi l`importanza del linguaggio, della traduzione, dell`interpretazione e della comunicazione. la seconda parte tratta questioni di giustizia e quindi il valore della liberta`, del liberalismo politico, della tolleranza. nella terza vengono esaminate questioni di identita`, di qualita` e significato della vita per essere umani quali siamo noi e quindi il peso che hanno ragione, emozioni, desideri e capacita` per esistenze destinate a finire, come le nostre.

"per me il tribunale e un luogo di osservazione come un altro, come la strada, o la mia camera da letto" ha risposto yasmina reza quando le e stato chiesto perche, da quindici anni, segua processi, oscuri o clamorosi, in giro per la francia. "colui che crediamo altro da noi non lo e" afferma reza, che, lasciando ai cronisti giudiziari il loro mestiere e alla giustizia di cercare (invano?) un senso nel caos, preferisce fare un passo di lato - e ogni volta spiazza il lettore. senza curarsi di proclamare verita universali e concentrandosi invece su "frammenti di umanita" - un gesto, una frase, una postura, un dettaglio dell?abbigliamento -, reza riesce a cogliere, nelle esistenze degli imputati, dei testimoni e delle vittime, qualcosa che non di rado alla giustizia sfugge, e che a quelle esistenze ci accomuna. e "la vita normale", che segue come un?ombra la sua controparte assassina, sovrapponendosi continuamente a essa. come nel caso della donna che, un mattino di novembre, "incalzata, spinta da una forza senza nome", esce di casa per andare su una spiaggia ad abbandonare sua figlia alle onde, e poi torna a chiudersi nell?opacita della sua esistenza, "presente senza esserlo, come a strapiombo su se stessa". a lei e ad altri fantasmi e dedicato questo libro. fantasmi che irrompono sulla scena accanto a quelli dell?autrice, che ha la capacita, propria solo dei grandi scrittori, di insinuarsi nella psiche del lettore senza lasciargli il tempo di comprendere cio che ha appena letto.

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