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eduard limonov non e` mai stato un bravo ragazzo: scrittore di culto, guerrafondaio ribelle, dissidente sdegnato, fondatore del partito nazionalbolscevico, piu` volte arrestato. visceralmente avverso a ogni pregiudizio, radica le sue azioni e i suoi pensieri in una personalissima visione del mondo e del destino dell`umanita`. in questo libro, l`autore racconta i mesi trascorsi all`interno della colonia penale n? 13 nelle steppe della regione di saratov. al lager limonov era arrivato all`inizio del maggio 2003 dopo due anni di prigione. il libro pullula dei personaggi piu` disparati: i duri passati per le carceri e i campi di rieducazione per giudizi spesso iniqui e affrettati, i criminali incalliti, ma anche gli innocenti ingiustamente condannati. tutti riforgiati in qualche modo dall`esperienza dolorosa della prigionia, non necessariamente abbrutiti, ma quasi sempre colti dallo sguardo pungente e imperturbabile dello scrittore nella loro insopprimibile ma castrata umanita`. limonov si inserisce nella grande tradizione letteraria russa: quella che, scontrandosi tragicamente con la realta` del carcere e del gulag, ha trasformato la prigionia in una metafora della societa` e della condizione umana. introduzione di maria candida ghidini.

i tre testi (kallias, o della bellezza, pensieri sull`uso del volgare e del basso nell`arte e lezioni di estetica. frammenti da una trascrizione) di schiller qui presentati, contengono il nucleo del pensiero estetico del grande autore classico tedesco; essi affrontano in modo rigorosamente teorico il problema di una definizione del bello d`arte. si avverte lo scrittore che studia se` e la propria attivita`, e il cui sforzo risulta originalissimo anche per un secolo come il xvii, che tanto ha contribuito a gettare le basi dell`estetica moderna.

agli estremi confini del mondo conosciuto, fra le tempeste e i ghiacci del mar nero, c`e` un paese selvaggio e poco abitato, tomi (l`odierna costanza), il luogo della relegatio di publio ovidio nasone, che li` visse per una decina d`anni e che vi fu sepolto il 17 o il 18 d.c. in una totale trasmutazione di tempi, in completo anacronismo, giunge a tomi un amico di ovidio, cotta, determinato a trovare tracce del poeta e del suo capolavoro incompiuto, le metamorfosi. la singolarita` di "il mondo estremo" fa si` che il lettore sia coinvolto nella ricerca di cotta e ritrovi, attraverso di lui, un mondo siamo ai giorni nostri - in cui il mito si trasfigura in realta`. ecco allora che il contesto diviene minutamente realistico e, per esempio, alla sera, nella desolata piazza della ferrigna tomi, giunge cypari, un "proiezionista" ambulante, che mostra un film d`amore disperato in cui la bella alcione viene trasformata, assieme al compianto sposo, in un uccello marino. cotta trovera` presso tomi, a trachila, in montagna, la casa di ovidio. lo aiutera` pitagora di samo, ridotto a servo di ovidio, e, nel folto dei boschi cupi e terribili, sotto una coltre di lumache striscianti, appariranno delle pietre con i versi incisi dal poeta. e ancora, in una memorabile alba, mentre si consumano i riti del carnevale, apparira` un corteo di pazzi, travestiti chi da dio sole, chi da medea, chi da orfeo... recitano strani versi di un`opera distrutta dall`autore, ma non scomparsa: le metamorfosi.

per la prima e ultima volta nella sua carriera di investigatore privato, philip marlowe e` in trasferta a bay city, nella contea di san bernardino, a un centinaio di chilometri da los angeles, con l`incarico di rintracciare la moglie di un riccastro. ben presto, pero`, le donne scomparse diventano due: e quando dalle acque di un laghetto di montagna affiorano un braccio, poi una mano gonfia, poi una massa informe e senza lineamenti, senza occhi, senza bocca, un incubo con attaccati dei capelli, marlowe e` costretto a confrontarsi con il primo cadavere - e con il primo mistero. altri cadaveri e altri misteri spunteranno in rapida successione. stara` come sempre a marlowe - mentre dall`europa giungono vaghi, sinistri echi della seconda guerra mondiale - indagare, destreggiarsi, battersi, riuscire a sopravvivere, fra inganni e tranelli di ogni sorta, fra violenza impulsiva e violenza calcolata, fra cinismo e corruzione, anche di chi, come gli sbirri, dovrebbe stare dalla sua parte. e ancora una volta raymond chandler, con occhio smaliziato e dolente e una lingua screziata di acume e sarcasmo, stende una livida patina di pietas losangelina sui mortiferi giochi di quelle marionette della vita che si spacciano per esseri umani.

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