
il razzismo e` allo stesso tempo un fenomeno ben riconoscibile nelle sue forme concrete, eppure incredibilmente sfuggente sul piano teorico poiche` porta con se` un paradosso: e` un fenomeno sociale a cui manca un qualsiasi referente reale. razzismo dovrebbe indicare qualche cosa che ha a che fare con le "razze", ma il fatto stesso di utilizzare questa parola per definire un gruppo umano ci pone all`interno dell`orizzonte del discorso razzista.

il jazz non e` solo musica, e` pure un insieme di concezioni, teorie, racconti, film, documentari, fotografie. tutto cio` ha contribuito a dare forma a un immaginario tanto bianco quanto nero, poiche` se la musica e` una creazione afro-americana, il discorso sul jazz rischia di separarla dai corpi che la producono, e dal loro colore. il jazz deve dunque essere considerato un "fatto sociale totale", un insieme di fenomeni nei quali sono implicati pratiche, discorsi e rappresentazioni. adottando un approccio non musicologico ma ad ampio spettro, questo libro e` insieme una nuova storia sociale del jazz, un tributo alla cultura afro-americana (la quale, privata di riconoscimento e di linguaggio, ha appunto "inventato" il jazz) e un tentativo di ritrarre il jazz attraverso quattro forme di rappresentazione di tale musica. il discorso primitivista vede il jazz come musica inferiore e selvaggia, contrapponendo al mondo istintivo dei suoni il mondo civilizzato dei testi. espressione dell`epoca metropolitana e meccanizzata, il discorso modernista collega il jazz all`industria culturale, alla standardizzazione e al consumo. il discorso politico intreccia il jazz alle rivendicazioni dei movimenti per i diritti civili sorti negli anni sessanta. il discorso sperimentalista, infine, riflette l`impatto del jazz sulle avanguardie artistiche.

l`autore fa luce su aspetti trascurati della storia sociale ed economica russa tra la fine dell`800 e l`inizio del `900 e ricostruisce l`identita` sociale e mentale del lavoratore moscovita, diviso tra il nuovo ruolo di protagonista del processo di industrializzazione e le poprie radici rurali, al momento del primo diffondersi delle idee marxiste.





Storica performance di Rodgers, registrata a Montreux nel 1994: con la partecipazione di Brain May, Steve Lukhater, Eddie Kirkland, Luther Allison, Jason Bonham, Neal Schon etc











"perche` sentiamo leonardo cosi` vicino e cosi` presente? perche` e` un artista imperfetto. la sua indubbia genialita` lo rende diverso da chiunque altro, pero` la sua e` una diversita` che non comporta lontananza e distacco. e vicino a noi, prossimo agli uomini che non sono geni assoluti, perche` il suo e` un continuo tentativo di capire il mondo, sperimentando. leonardo e` stato ogni cosa: scrittore, architetto, scultore, pittore; ma sebbene di lui vi siano immagini innumerevoli, non si conoscono i suoi progetti architettonici e le sue sculture. in lui il tentativo e` stato sempre piu` forte della realizzazione delle cose. la pittura e` il momento piu` pieno di questa carriera incompleta, frammentaria e divisa, che lo rende cosi` vicino alla sensibilita` contemporanea. l`artista ha un`anima che vive nell`estensione di se` che e` il suo dipinto, cosi` il pensiero di leonardo vive nella sua opera, che si proietta in un tempo che supera il nostro. il desiderio che motiva leonardo, piu` di ogni altro artista, e` il tentativo di superare il confine del tempo, superare la morte: e` entrare nella dimensione dell`immortalita`. ecco perche` ascoltiamo le sue parole: perche` leonardo e` vivo." vittorio sgarbi compone un ritratto inedito di leonardo, raccontandone le imprese e le opere, il contesto artistico in cui e` cresciuto e la straordinaria risonanza che ha avuto lungo i secoli, tracciando il percorso luminoso di un "genio dilettante" che arriva fino a duchamp, fino a dali`, fino a noi.