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matteo ricci fu l`uomo che con maggiore determinazione ed efficacia tento` di far comunicare due grandi civilta` che per secoli si erano ritenute autosufficienti. gesuita, di quell`epoca in cui i gesuiti erano anche uomini temerari, che partivano verso i luoghi piu` remoti con l`intenzione non soltanto di convertire ma di capire chi vi abitava, pati` in cina traversie di ogni genere ma riusci` a offrire dell`europa e della cristianita` un profilo che si impresse profondamente nell`immaginario cinese, e divenne anzi un tramite obbligatorio verso l`occidente. matteo ricci non cerco` solo di ritrovare confucio in epitteto e far scoprire epitteto in confucio. al fine di entrare con sottile precisione in un sistema psichico totalmente alieno, utilizzo` anche un`arte antica e segreta dell`occidente, la mnemotecnica, elaborando un palazzo della memoria che doveva fissare indelebilmente alcuni punti essenziali della dottrina cristiana. e intorno alle immagini di quel palazzo jonathan spence ha costruito un libro che ci invita a intraprendere un viaggio in compagnia di matteo ricci: dall`infanzia a macerata, "un mondo invaso dalla guerra e dalla violenza", alla logorante e malsicura esistenza nelle missioni asiatiche tra cinquecento e seicento; dalle terrifiche traversate degli oceani agli ardui tentativi di evangelizzazione dell`india; dall`illuminante impatto con la spiritualita` orientale ai lunghi anni in cina.

l`episodio del ratto delle sabine ha affascinato molti pittori, non altrettanti scrittori e studiosi. per lo piu`, lo si incontra nel vigoroso racconto di tito livio e finisce per diventare un remoto ricordo scolastico. ma per un giurista quella leggenda e` una vera sfida. intrecciato in una sequenza di astuzie e sopraffazioni non e` solo, infatti, quell`episodio, ma tutto il periodo delle origini romane. e roma significa una civilita` il cui apporto fondamentale fu il dispiegarsi di un`immensa potenza e insieme la fondazione di almeno due parole: legge e stato. tanto basta per far intendere come un noto giurista abbia voluto ripercorrere questa storia ricercando i primi passi di una civilta` del diritto.

crescere in un mondo "senza passato" puo` segnare una vita intera. non stupisce dunque che naipaul, da ragazzo, a trinidad, si sentisse "tagliato fuori dalla storia": nessuno, intorno a lui, sapeva che chaguanas, la sua citta` d`origine, trae il nome dai nativi che colombo aveva chiamato "indiani" e che ora non esistono piu`; a nessuno interessava che l`isola fosse servita agli spagnoli solo come base per la corsa all`oro nella giungla sudamericana; e su quanto rimaneva delle piantagioni di canna da zucchero nessuno si interrogava. la storia era stata sostituita dai favoleggiamenti, che depuravano i fatti dalle loro scorie livide, e soffondeva di un`aura fantastica i tumultuosi eventi delle indie occidentali. ma alla fine degli anni sessanta, attraverso lo studio rigoroso dei documenti conservati al british museum, naipaul intraprende un viaggio che lo sprofonda "in un orrore al quale non era preparato": ma lo spinge anche a scrivere questa lucida, scabra cronaca, dove il fiabesco eldorado si tinge di barbarie e lascia affiorare schiavitu`, massacri e torture divenuti e rimasti per secoli agghiacciante normalita`. visitando sotto la sua guida i grandi momenti in cui trinidad e` stata "toccata dalla storia", vedremo cosi` gli europei "civilizzatori" in una sinistra quotidianita`, e l`epopea della conquista trasfigurarsi in catastrofe. e verificheremo che naipaul sa diagnosticare e curare una malattia tipicamente coloniale: la perdita della memoria.

come in tutte le sue raccolte poetiche, in "ad no`ta", cioe` la notte, baldini mette in scena personaggi di paese, ma come stravolti, beckettiani. riscatta il bozzetto di provincia con una visionarieta` surreale e con un`affabulazione che provoca continui cortocircuiti mentali. ma proprio in questo libro che sta in mezzo alla sua produzione poetica, dopo "la na`iva" e "furistir" e prima di "ciacri" e "intercity", baldini ha collaudato quel monologo torrentizio senza pause tanto efficace nella recitazione in pubblico (di cui baldini stesso era un campione insuperabile). questi monologhi si strutturano in catene aperte di associazioni che sembrano deragliare all`infinito, ma che invece vengono sapientemente ricondotte al punto di partenza o culminano in una riflessione finale nella quale l`autore, quasi appartato dietro ai suoi personaggi, fa sentire la sua voce ironica e malinconica. tutti i suoi personaggi sono dei falliti, ma con ossessioni geniali. baldini li ama profondamente e li fa amare a tutti i suoi lettori.

la fortuna popolare - cominciata gia` nel trecento - ha finito col rendere dante un`icona, nel senso di un simbolo legato a un immaginario condiviso. il centenario appena celebrato ha dimostrato una volta di piu` quanto sia grande la vitalita` di dante a sette secoli dalla sua morte. ma mai come in queste celebrazioni e` stato chiaro che dante sopravvivra` ancora a lungo anche grazie a quella percezione collettiva che lo ha reso ormai in tutto il mondo una straordinaria icona pop. c`e` il dante emblema della nostra identita` culturale, la cui effigie passa dalle lire agli euro. c`e` l`immagine di dante usata gia` da tempo, non solo in italia, come marchio commerciale e in chiave pubblicitaria. c`e` il dante personaggio che ritorna - fino in america, fino in giappone - nelle trame di libri, film, fumetti, giochi di successo. tutte proiezioni popolari di quell`inarrivabile poeta in grado di cantare con una potenza senza pari l`amore, la morte, la bellezza, l`orrore, la vita terrena e quella ultraterrena.

metafisica: ecco la parola (hegel). un fuggire che, a furia di decostruzioni, oltrepassamenti, dichiarazioni di morte o di inesorabile, fatale compimento nelle forme della razionalita` scientifica, ha finito col diventare una sorta di habitus del pensiero contemporaneo. e tuttavia, ripercorrendo contropelo le filosofie classiche e i grandi sistemi del razionalismo moderno, cosi` come le piu` ardite e recenti teorie della scienza, e` possibile riscoprire cio` che di quel termine rimane inaudito: la tessitura che collega l`essente in quanto osservabile e determinabile allo s-fondo della sua provenienza e del suo imprevedibile avvenire; la relazione tra la theoria della cosa sotto l`aspetto della sua caducita`, nell`ordine di chronos, e quella che cerca di esprimerla nella sua relazione al tutto e in tale relazione giunge a considerarla res divina. nessun `al di la``, nessuna hinterwelt, o mondo `dietro` ta` physika, dietro il manifestarsi di physis. questo mondo, e il soggetto che intende conoscerlo conoscendo se` stesso, il cui essere-possibile non si arrende al muro dell`impossibile, esigono di essere interrogati anche secondo una tale prospettiva. metafisica concreta, dunque, come florenskij, scienziato, filosofo e teologo, voleva intitolare l`opera che avrebbe dovuto concludere la sua ricerca. filosofia e scienza possono in essa ritrovarsi ed esprimere insieme, in forme distinte e inseparabili, l`integrita` e inesauribilita` della vita dell`essente.

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