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Fascio_E_Martello_Viaggio_Per_Le_Citta%60_Del_Duce_-Pennacchi_Antonio
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"una citta` non e` semplicemente un posto dove abita della gente e dove dorme. come le stie per i polli o i campi di concentramento. la citta` e` il posto l`incrocio, la cerniera - dove si svolgono i traffici, gli scambi, le comunicazioni. ed e` per questo che una citta` non e` un museo, se non e` morta. se e` viva si trasforma, inevitabilmente." cosi` come si sono trasformate le "citta` del duce", quelle innumerevoli "citta` di fondazione" tirate su dal regime tutte piu` o meno sullo stesso modello, e tutte con lo stesso intento: realizzare la rivoluzione agraria che mussolini aveva promesso ai suoi reduci e su cui voleva fondare l`impero autarchico. si comincia nel `28 con la bonifica delle paludi pontine, poi le puglie, la libia, il latifondo siciliano. una vera epopea edificatrice, almeno secondo l`autore che quelle citta` le ha cercate, visitate, fotografate, studiate una per una arrivando a contarne ben 147. alcune oggi sono grandi e affollate, altre desolate e spettrali. eppure hanno molto in comune: la loro storia di "citta` nuove".

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il novecento e` appena iniziato in giappone, e l`era meiji sta per concludersi dopo aver realizzato il suo compito: restituire onore e grandezza al paese facendone una nazione moderna. il potere feudale dei daimyo e` un pallido ricordo del passato, cosi` come i giorni della rivolta dei samurai a satsuma, e l`esercito nipponico contende vittoriosamente alla russia il dominio nel continente asiatico. per nero, il grosso gatto di un vetturino che spadroneggia nel quartiere in cui si svolge questo romanzo, i frutti dell`epoca moderna non sono per niente malvagi: ha un pelo lucido e un`aria spavalda impensabili fino a qualche tempo fa per un felino di cosi` umile condizione. per il protagonista di queste pagine, invece, un gatto dal pelo giallo e grigio, che i suoi simili sbeffeggiano chiamandolo , le cose non stanno cosi`: dinanzi ai suoi occhi si dispiega tutta l`oscura follia che aleggia in giappone all`alba del xx secolo. il nostro eroe vive a casa di un professore che si atteggia a grande studioso e che, quando torna a casa, si chiude nello studio fino a sera e ne esce raramente. di tanto in tanto il gatto, a passi felpati, va a sbirciarlo e puntualmente lo vede dormire: il colorito giallognolo, la pelle spenta, una bava che gli cola sul libro che tiene davanti a se`. certo, il luminare a volte non dorme, e allora si cimenta in bizzarre imprese. compone haiku, scrive prosa inglese infarcita di errori, si esercita maldestramente nel tiro con l`arco, recita canti no nel gabinetto, tanto che i vicini lo hanno soprannominato il , accoglie esteti con gli occhiali cerchiati d`oro che si dilettano a farsi gioco di tutto e di tutti raccontando ogni genere di panzane, spettegola della vita dissoluta di libertini e debosciati... insomma, mostra a quale grado di insensatezza puo` giungere il genere umano in epoca moderna... pubblicato per la prima volta nel 1905, "io sono un gatto" non e` soltanto un romanzo raro, che ha per protagonista un g

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