
per molto tempo, dopo la fine della seconda guerra mondiale, lo sterminio ebraico non e` stato raccontato. al massimo trovava posto nelle storie di famiglia, come una sorta di vicenda privata. poi, alcuni anni fa, mentre la generazione dei testimoni oculari iniziava a morire, il problema si e` imposto all`attenzione pubblica. dieci anni dopo la sua istituzione ufficiale, il giorno della memoria ha un futuro oppure il suo contenuto si e` gia` esaurito? che efficacia puo` avere, oggi, il racconto degli ultimi testimoni? e avere ascoltato tante volte il racconto di quell`orrore ci ha reso davvero piu` consapevoli e attrezzati dinanzi al rischio di una sua ripetizione? david bidussa indaga la retorica della memoria pubblica, senza fare sconti ai suoi meccanismi rituali e alle sue debolezze. lo fa guardando al momento in cui, tra pochi anni, non ci sara` piu` nessuno a raccontarci di aver visto con i propri occhi l`orrore dei massacri. quando resteremo solo noi a raccontare le vittime e i carnefici con gli strumenti della storia.

la riflessione di kassir sulla condizione araba muove dalla necessita` che siano gli stessi arabi ad assumere consapevolezza del proprio declino: un declino prima di tutto civile e culturale, risultato di una reazione sbagliata all`irruzione della modernita` in quel mondo. occorre reagire all`immobilismo dello spirito civile, guardando senza nostalgia ai momenti piu` vitali della storia araba e assumendo pienamente la sfida della modernizzazione e della democrazia. kassir e` stato assassinato il 2 giugno 2005 da un commando terrorista a beirut, dove viveva e lavorava come giornalista del quotidiano

un`analisi dell`antisemitismo che lascia sullo sfondo le ragioni storiche dell`odio, per dare risalto a quegli elementi che permettono all`identita` ebraica di essere fluida e flessibile e che si scontrano con le paure di chi possiede un`identita` fondata su una sola nazione, territorio e lingua. un ebreo puo` essere esule senza dimenticare la propria identita`, ma puo` anche lasciarla in secondo piano e legare il proprio destino piu` al luogo dove risiede che al destino comune della sua gente. quando questa "flessibilita`" virtuale si confronta con religioni e nazionalismi molto forti, trascina l`identita` ebraica verso confini remoti e sconosciuti, dove allignano le paurose fantasie dei non ebrei.






il capitano di un vecchio battello e` al suo ultimo viaggio. sottocoperta un carico di uomini, donne, bambini aspetta di arrivare alle coste italiane. fra echi biblici e leggende di mare erri de luca narra una storia senza tempo calandola nelle vicende di oggi. un testo scritto per il teatro che ha l`andamento di un racconto.



i musei sono spesso percepiti come entita` statiche, nascoste nei magazzini o intrappolate all`interno di vetrine chiuse. in realta` generano nel tempo una complessa rete di relazioni e una forte influenza sulla societa` civile. speranza e ricordo sono alla base del concetto stesso di museo. l`interazione fra i visitatori, gli oggetti e le istituzioni che li hanno acquistati, collezionati, studiati ed esibiti ha generato nel tempo una complessa rete di relazioni e una forte influenza sulla societa` civile. la cultura lega quindi l`uomo al suo prossimo creando uno spazio comune di esperienze, di attese e di azioni, ma connette anche il passato al presente, modellando e mantenendo attuali i ricordi fondanti, oltre a includere le immagini e le storie di un altro tempo entro l`orizzonte del presente. si generano cosi` speranza e ricordo: questo aspetto della cultura e` alla base del concetto stesso di museo.


la complessita` del mondo genera ansia. spesso dobbiamo prendere posizione su questioni che non conosciamo; o incontriamo culture o religioni con valori lontani dai nostri. nel primo caso puo` accadere che, privi degli strumenti per orientarci, fatichiamo a formarci un parere. nel secondo caso possiamo piu` facilmente avere un`opinione, ma rischiando di ricadere senza accorgercene in pregiudizi che alimentano diffidenza o intolleranza. qualche esempio: i vaccini sono davvero pericolosi? e meglio il sistema di votazione proporzionale o maggioritario? dobbiamo lasciare i crocefissi nelle aule? forse e` ora di imparare ad applicare lo scetticismo. sesto, detto empirico, fu il primo, nella cultura occidentale gia` nel ii secolo d.c., a dirsi scettico. il suo suggerimento era quello di esercitare la skepsis - parola che in greco, la lingua in cui scriveva, significa semplicemente indagine, ricerca - e dopo di che comportarci in base a come le cose ci appaiono, sapendo bene che ad altri potrebbero apparire diverse. in sette brevi lezioni, questo libro ci aiuta a saperne di piu`.

questo libro non e` una storia organica e filologicamente corretta dell`ebraico e nemmeno una grammatica o un manuale. e invece il racconto appassionato e innamorato di questa lingua nel suo sviluppo storico e nelle sue particolarita`. una lingua antica e nuova, bella e aspra ma talora dolcissima, scarna ed eloquente. con caratteri diversi da quelli latini, senza vocali, si legge da destra a sinistra, e` la lingua della torah. l`ebraico e` antichissimo e non e` mai morto. e sempre stato accanto alla vita degli ebrei, conosciuto, amato, letto, scritto. la gran maggioranza della letteratura degli ebrei, nei secoli dei secoli, e` stata scritta in ebraico. milioni di parole in ebraico sono state pronunciate ogni giorno nelle sinagoghe, nelle scuole. e risuonano ancora nelle lingue che parliamo.