Wishlist

i prodotti che vorresti acquistare

il romanzo si ispira a un fatto realmente accaduto in friuli nel 1878, quando, nel piccolo paese di verzegnis, alcune donne cominciarono a manifestare, l`una dopo l`altra, i segni di un male oscuro in cui il clero e la gente comune individua i sintomi della possessione demoniaca. dopo il moltiplicarsi di fenomeni sempre piu` inquietanti e il ricorso da parte del parroco alla pratica degli esorcismi, il prefetto di udine invia sul luogo due medici che diagnosticano una inequivocabile istero-demonopatia e ordinano il ricovero delle indemoniate. ma la popolazione locale, diffidente nei confronti della scienza, si ribella alle disposizioni delle autorita` e la situazione degenera.

era il 1969 quando dario fo e franca rame portarono in scena per la prima volta quel mistero buffo nato per irridere i santi e i fanti secondo lo stile delle rappresentazioni medievali, secondo lo sguardo dei diseredati e dei dimenticati. negli anni il mistero e` cresciuto e si e` moltiplicato, si sono aggiunte molte storie, attinte dalle cronache "di giornata". cosi` giuseppina manin ha proposto a dario fo di ripensare ai tanti altri "misteri", pochissimo buffi ma terribili e grotteschi, che in questo mezzo secolo hanno scosso, minato, devastato nostro paese. e insieme sono partiti per un viaggio nella memoria attraverso una serie di "giullarate" per narrare un`italia di nuovo "in gran tempesta". punto di partenza, l`improvvisa e inspiegabile scomparsa del cavaliere silvio berlusconi, che avviene qualche tempo dopo la giubilazione del suo governo. sconcerto, sollievo, cordoglio, confusione, finche` l`ex premier riappare e racconta di essere stato, novello dante, niente meno che all`inferno, tra i protagonisti dei grandi misteri d`italia, dalla strage alla banca dell`agricoltura al dc9, dal rapimento moro allo scandalo delle escort. un percorso lietamente sgangherato, grottesco e paradossale, che improvvisa gli andamenti a seconda dello spasso che ogni storia riesce a procurare. per scovare, alla maniera di fo, fra tante menzogne, uno squarcio di verita`.

la migliore e` quella che insegna a controllare le emozioni con l`intelletto e a muovere l`intelletto con le emozioni. quotidianita` e culmine di una via alla conoscenza, la lezione, cosi` come la pensa e desidera gustavo zagrebelsky, e` insieme un tempo e un luogo di amicizia - di fili`a -, creativo tanto per gli studenti quanto per il professore. . la lezione mette insieme persone diverse e parole diverse: e`, anzi, una , parole con le quali professore e studenti creano il mondo nominandolo. . lezione si fa insieme, come una passeggiata fra amici. amici, pero`, soprattutto della conoscenza. se il professore inevitabilmente deve sedurre, deve farlo non verso se stesso, bensi` verso la materia che tratta. a lezione c`e` se c`e` di partecipare... . a lezione, nessuno puo` permettersi di e basta, se si fa sul serio. ne` gli studenti ne` il professore. tutti, ognuno per la parte che gli compete, devono partecipare al processo della ricerca. la lezione pensa se stessa mentre si sviluppa, con pause, digressioni, interventi di qualche studente, per poi riprendere il filo, il cammino. per tutto il resto bastera` il manuale, quello si`, per forza, fisso e ripetitivo, semplice strumento di supporto, sostituto impossibile della creativita` e, di piu, della vivacita` della lezione. come voti ed esami del resto, che, con un simile tipo di lezione, diventano quello che sono da sempre: mero controllo degli di base per addentrarsi nella materia. l`organismo vivente della e` una societa` in miniatura e cosi`

cosa rimane del novecento? ci siamo davvero lasciati per sempre alle spalle i suoi sogni, le lotte, le ombre? e` sul filo di queste domande che si muove la scrittura di helena janeczek, il suo talento nell`indagare le vite di personaggi normali che, incrociando i grandi rovesciamenti della storia, diventano destini eccezionali capaci di consegnarci, nel racconto immaginato, il senso di un`eredita` collettiva. ripercorrendo gli inizi del secolo scorso alla ricerca di storie marginali, solo in parte note, conosciamo le sorelle zanetta, maestre arrivate nella milano dei fermenti per l`expo del 1906, che aderiscono ai sogni socialisti per poi vedersi, la piu` giovane, arrestata per disfattismo negli anni subito successivi a caporetto. nella merano del 1920, dove si respira una salubre aria di cura per i cagionevoli di salute, troviamo il dottor k., che crede di essere al centro di un intrigo spionistico nato dalla corrispondenza con la sua traduttrice, milena jesenska`. in quest`italia di inizio secolo, dove le voci straniere si intrecciano con l`orgoglio nazionale, incontriamo poi la figlia del grande poeta americano ezra pound, che vaga per venezia spiata da un ragazzino che con lei ha condiviso l`infanzia nelle malghe del tirolo. e il giovane albert o. hirschmann, che ha raggiunto la sorella e il cognato a trieste, una citta` animata dallo spirito edonista e mercantile della sua borghesia fieramente italiana, quella stessa borghesia che di li` a poco avrebbe visto abbattersi sul proprio mondo le leggi razziali, come il piu` impensabile e terribile degli imprevisti. ma i tempi di imprevisti, avrebbe teorizzato piu` avanti hirschmann, sono anche tempi di possibilita` che invitano a essere pensate, e percorse, a prescindere da come la storia sia andata. serve anche a questo la letteratura, ci dicono queste pagine, a rivivere dall`interno di ogni personaggio quel passato che non si e` ancora chiuso, per provare a raccoglierne l`eredita` irrisolta.

Questo sito utilizza solo cookies tecnici e cookies analitics propri e di terzi. Per ulteriori informazioni vedi la nostra informativa. Chiudi