
wittgenstein e` stato un ammiratore di freud, ma questo non deve sorprendere, se si pensa che freud possedeva piu` di ogni altro una qualita` che wittgenstein riteneva fondamentale in filosofia, la capacita` di proporre analogie nuove e illuminanti per la comprensione di fatti che sono nello stesso tempo familiari ed enigmatici. il lavoro di freud, per lui, consiste anzitutto nel proporre eccellenti analogie, come per esempio quella tra un sogno e un rebus. egli ci fornisce una "rappresentazione di fatti" a cui nessuno aveva pensato prima di lui. freud ha torto nell`esprimersi "come se avesse scoperto che nella mente umana vi sono desideri e atti inconsci"; il che e` del tutto errato, secondo wittgenstein.
nei quattro contributi qui raccolti, tratti dalla "letteratura italiana" diretta da alberto asor rosa, viene tracciata una vera e propria "storia formale" della letteratura, cioe` una storia dal punto di vista dell`evoluzione e della dialettica delle forme narrative. piu` che le grandi costanti, maggiormente presenti nell`ambito della poesia, gli autori esaminano le evoluzioni formali della prosa come un processo articolato che porta inciso in ciascun momento del suo sviluppo le ragioni del suo continuo mutarsi: dagli exempla al "novellino", dalla "vita nova" all`esperienza narrativa del boccaccio, dalle prose cinquecentesche al romanzo del seicento, fino a giungere alle forme narrative ottocentesche e alla prosa di gadda e calvino.