
"il palestinese emil habibi sa che l`umorismo e` l`espressione gentile della disperazione. egli va oltre e scrive sul suo popolo con le parole crudeli della storia facendoci ridere e riflettere... ne` del tutto ottimista, ne` del tutto pessimista, emil habibi e` realista e commovente." (tahar ben jelloun)

il romanzo orchestra le voci narranti dei quattro protagonisti in un continuo gioco di rimandi. e` il 1973 e nella cittadina di new canaam, connecticut, due soli giorni e una tempesta di neve bastano a mandare in frantumi i delicati equilibri della famiglia hood. in quarantotto ore i destini e le scelte di benjamin, il padre adultero, di elena, la moglie esasperata, e dei loro inquieti figli adolescenti wendy e paul subiscono un`accelerazione improvvisa, si intrecciano e finalmente si sciolgono in un finale imprevisto che segna la fine di una stagione, collettiva e individuale, e l`inizio di una nuova, faticosa maturita`.

d. w. winnicott sviluppo` tra il 1964 e il 1968 un tipo di intervento applicabile nel primo colloquio con bambini come strumento diagnostico-terapeutico, e lo chiamo` squiggle game, ossia il `gioco dello scarabocchio`. egli lo presentava al bambino semplicemente cosi`: "io chiudo gli occhi e faccio uno scarabocchio sul foglio; tu ci disegni sopra e lo fai diventare cio` che vuoi. poi tu fai un tuo scarabocchio su un altro foglio e io lo faccio diventare cio` che voglio". e essenziale comprendere che questa non e` mai stata considerata da winnicott una `tecnica`, ma solo un modo per entrare in rapporto col piccolo paziente, per creare un colloquio con lui. per winnicott la psicoterapia stessa e` qualcosa che ha a che fare con due persone che giocano insieme, e il gioco dello scarabocchio serve, appunto, a creare uno spazio in cui possa esprimersi il potenziale ludico della mente infantile. quando cio` avviene, il bambino si apre interamente e crea col terapeuta una relazione densa, piena e fiduciosa che e` molto raro poter raggiungere con altri mezzi in un primo contatto. dopo un`ampia rassegna del lavoro di ricerca che a partire da winnicott e` stato elaborato sul gioco dello scarabocchio, l`autore presenta in grande dettaglio quattordici casi di intervento con bambini e adolescenti, quasi tutti riportati integralmente, con i disegni annessi e i punti salienti del colloquio che si e` instaurato tra terapeuta e paziente a proposito dei disegni stessi.


Come mai in un'epoca caratterizzata dalla proliferazione dei mezzi di comunicazione, la reciproca comprensione è più difficile? Come mai ci ostiniamo a credere che il presente si riduca alla novità e che la novità si identifichi con la verità? Come mai le parole di Lucrezio sull'universo, di Cicerone sulla politica, di Seneca sull'uomo colpiscono la mente e curano l'anima più e meglio dei trattati specialistici? Ivano Dionigi, latinista, già rettore dell'Università di Bologna, con Il presente non basta affronta tali domande volgendo lo sguardo alla lingua che l'Europa ha parlato ininterrottamente per secoli, attraverso la politica, la religione, la scienza. Il latino evoca un lascito non solo storico, cultuale e linguistico ma anche simbolico: si scrive «latino», ma si legge «italiano, storia, filosofia, sapere scientifico e umanistico, tradizione e ricchezza culturale». Non è un reperto archeologico, uno status symbol o un mestiere per sopravvissuti; è il tramite che – oltre Roma – ci collega a Gerusalemme e ad Atene, l'eredità che ci possiamo spartire, la memoria che ci allunga la vita. È un'antenna che ci aiuta a captare tre dimensioni ed esperienze fondamentali: il primato della parola, la centralità del tempo, la nobiltà della politica.

tramite le parole dei poeti, dai lirici greci alle elegie di ovidio, l`immagine del mare d`amore ha attraversato i secoli. nelle saghe mitologiche gli amanti eroici, teseo e arianna, giasone e medea, paride ed elena, solcano le onde sospinti dal vento del desiderio. isole e scogli sono spesso scenari dei drammi amorosi e un tuffo tra le acque, come quello di saffo dalla favolosa rupe di leucade, sigilla talvolta una storia infelice. sullo sfondo c`e` il culto della dea afrodite che per i greci non era solo la divinita` dell`amore ma anche la signora dei mari e della navigazione.

"ero solo, in una casetta in bretagna, davanti al computer," ha raccontato una volta emmanuel carre`re "e a mano a mano che procedevo nella storia ero sempre piu` terrorizzato". all`inizio, infatti, il piccolo nicolas ha tutta l`aria di un bambino normale. anche se allo chalet in cui trascorrera` la settimana bianca ci arriva in macchina, portato dal padre, e non in pullman insieme ai compagni. e anche se, rispetto a loro, appare piu` chiuso, piu` fragile, piu` bisognoso di protezione. ben presto, poi, scopriamo che le sue notti sono abitate da incubi, che di nascosto dai genitori legge un libro, dal quale e` morbosamente attratto, intitolato storie spaventose, e che, con una sorta di torbido compiacimento, insegue altre storie, partorite dalla sua fosca immaginazione: storie di assassini, di rapimenti, di orfanita`. e sentiamo, con vaga ma crescente angoscia, che su di lui incombe un`oscura minaccia - quella che i suoi incubi possano, da un momento all`altro, assumere una forma reale, travolgendo ogni possibile difesa, condannandolo a vivere per sempre nell`inferno di quei mostri infantili. questo perturbante, stringatissimo noir e` da molti considerato il romanzo piu` perfetto di emmanuel carre`re - l`ultimo da lui scritto prima di scegliere una strada diversa dalla narrativa di invenzione.