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l`autore, nelle vesti di narratore, incontra in un caffe` di locarno, matthias aebi, maggiore dell`esercito svizzero in pensione, che lo invita a cena e gli racconta di aver passato alcuni anni in prigione per reati a sfondo sessuale, anni da lui raccontati in un libro rimasto inedito. dopo un anno il narratore, letto il romanzo, torna a locarno, ma il maggiore e` morto. decide lo stesso di pubblicare il libro e di iniziare un`indagine per ricostruire i fatti precedenti al processo. il narratore interroga le amanti, i conoscenti del maggiore, torna sui luoghi. nel ricostruire la personalita` di aebi, le sue ossessioni feticistiche e voyeristiche, il narratore arriva a constatare che queste ossessioni sono forse anche sue, individuando una componente comune a tutti.

questo romanzo-confessione, pubblicato per la prima volta nel 1963 dopo quattordici anni di silenzio narrativo, e` la cronaca di un confronto con i luoghi e i personaggi-spettri (le furie, appunto) del proprio passato, e insieme un affondo nelle inquietudini, nelle illusioni e disillusioni, nelle passioni e nei tradimenti degli intellettuali italiani. sullo sfondo di una vicenza amata e rinnegata guido piovene ha costruito una spietata analisi dei fantasmi esistenziali e ideologici propri e dei coetanei, condannando un mondo in decadenza, fatto di vizi passati per virtu`, ferocia parossistica mascherata nella piu` totale carita`, fede che diventa feticismo, libido assurta a santita`, vigliaccheria e vuota integrita`.

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