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nella parigi della belle epoque il poeta jean mortimar succede in seno all`accadeia di francia al monsignor d`abbeville, noto per le sue virulente polemiche contro la scienza positivista. al momento della prolusione, mortimar riceve un biglietto di minacce e, non appena attaccato il discorso, crolla a terra cadavere. a sostituirlo sulla medesima poltrona viene designato il capitano di vascello maxime d`aulnay, cui viene recapitata un`altra missiva minacciosa pochi istanti prima che prenda la parola per il discorso inaugurale. ma, appena finito di pronunciare le ultime parole, il poveretto porta le mani al viso con un gesto disperato e stramazza al suolo...

Commedia in due atti scritta nel 1929, e rappresentata per la prima volta dalla compagnia «Teatro Umoristico i De Filippo» il 9 ottobre 1932 a Napoli, al Teatro Sannazzaro, Chi è cchiu felice 'e me! ha - come ha sottolineato Fiorenza Di Franco - «il fondo delle vecchie farse sul tema tradizionale dell'infedeltà coniugale e della cecità del marito tradito. Ma l'accuratezza con cui vengono sottolineati i tratti del protagonista fanno pensare che Eduardo abbia voluto andare oltre alla presentazione caricaturale di un tipo. Mettendo in risalto l'individualismo di Vincenzo, la sua sete di meschina felicità, il suo isolarsi nel suo piccolo mondo, suggerisce una critica alla borghesia italiana - certamente non recepita all'epoca - che proprio con questo modo di concepire la vita ha permesso l'avvento del fascismo e il suo progressivo rafforzamento».

questo rappresenta la prima edizione integralmente tradotta dal latino, annotata e con apparati filologici, di un`ampia selezione dell`innografia cristiana d`occidente costituitasi a partire dal iv secolo e proseguita poi in eta` moderna fino ai nostri giorni. si tratta dei testi entrati nella liturgia horarum iuxta ritum romanum, cioe` nel corpus approvato e utilizzato nella liturgia delle ore dalla chiesa cattolica di rito romano. a parte ilario di poitiers, della cui produzione sono stati tramandati solo sparuti inni frammentari, il piu` antico innografo e` sant`ambrogio, vescovo di milano, operante negli ultimi decenni del iv secolo. i suoi testi poetici e quelli dei primi secoli dell`innografia cristiana sono preghiere in metrica latina, ma con caratteristiche gia` volte a ritmi di indole piu` popolare. gli inni cristiani d`occidente coniugano forme della poesia latina classica con i temi e i contenuti piu` cari al cristianesimo. per questa mescolanza di sacro e profano non hanno avuto vita facile in alcuni periodi, soprattutto nell`alto medioevo, avversati talvolta dagli ordini monastici piu` rigidi e anche dalle autorita` ecclesiastiche, che in certe fasi storiche ritenevano solo la parola di dio, dunque solo antico e nuovo testamento insieme, degna di essere pronunciata o cantata nella liturgia. cio` nonostante, la tradizione innografica si e` via via consolidata, anche per la sua grande forza di coinvolgimento dei fedeli. ed e` interessante vedere come gli inni cambino il loro aspetto letterario nel corso dei secoli. per esempio nel rinascimento, a parte il ricorso a forme metriche piu` eleganti e ricercate, entrano in gioco addirittura personaggi della mitologia classica accanto alle figure della religione cristiana. dunque la stratificazione del corpus innografico e` arrivata a contenere tutti gli aspetti della spiritualita` e della devozione cristiane assunti nel trascorrere dei secoli, nelle forme che la sensibilita` culturale dei vari perio

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