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in occasione del centenario di jules verne, jean cocteau e marcel khill vengono ingaggiati da paris-soir per ripetere il viaggio degli eroi di verne, appurando che, incredibilmente, le difficolta` incontrate nell`800 da phileas fogg e passepartout sono rimaste le stesse.

collocato tra il mito e la storia, esopo, il leggendario "padre della favola", ha tramandato all`umanita`, dai primordi della letteratura greca in prosa, un arguto e amabile messaggio di vita, nel quale saggezza e sottile ironia si fondono felicemente in una narrazione sorridente e garbata, che dispensa consigli e ammaestramenti sotto forma di fantasiosi apologhi. siano uomini o divinita`, piante o animali, i personaggi di esopo dialogano e si confrontano in una rappresentazione spontanea e sapidamente mimetica, che brilla per naturalezza e colpisce per l`originalita` delle invenzioni.

una nonna precipita nell`oblio della vecchiaia cancellando dalla memoria dapprima la figlia e poi la nipote, e chiudendosi nel castello inattaccabile di chi si approssima alla fine. niente sembrerebbe destarla alla vita, ne` il cibo ne` le premure dei familiari. un giorno, pero`, la nipote le porta una granita gelata, un piccolo gustoso monte fuji identico a quello assaporato qualche anno prima a un chiosco non lontano da casa, e allora la nonna ritrova un guizzo di gioia e vitalita`. una donna gravemente ammalata decide di dedicare i suoi ultimi giorni a insegnare alla sua bambina come preparare un buon misoshiru, la zuppa di miso, la pasta di soia fermentata servita in una ciotola di brodo denso. ha promesso al marito di preparargli ogni giorno l`adorato piatto e non vuole che, dopo il suo congedo dal mondo, un`altra donna, estranea alla famiglia, assolva quel compito. una coppia alla vigilia della separazione si reca nella penisola di noto per un`ultima cena. il tipico aroma speziato dei funghi matsutake, il sashimi di cernia macerata con alga konbu e un bel po` di sake fanno dileguare per un istante rimpianti e tristezza dell`addio. i personaggi del nuovo libro di ito ogawa celebrano quasi tutti degli addii - il congedo dal mondo, dagli affetti piu` intensi, da un lungo rapporto d`amore, dai luoghi piu` cari - in compagnia di un cibo. per un breve fugace momento, il cibo lenisce la crudelta` dell`addio e restituisce piacere della vita e le gioie del palato.

non e` amabilmente consolatore, il mondo di landolfo, ne` amichevole, ne` tantomeno compiacente. estraneo, piuttosto, luminosamente torbido e degradato. e, come in questa raccolta di racconti del 1975 - l`ultima sua -, piu` che mai urtante, percorso com`e` da un eros luttuoso e sogghignante, da orride agnizioni, da avvilenti confessioni, da personaggi oltraggiati dalla vita, feriti dall` che li separa dagli altri, torturati da un`animale e irrimediabile tristezza. sicche` ogni racconto cela una sorpresa che ha su di noi lo stesso effetto di (i. calvino): ci fa rabbrividire, e subito vorremmo scacciarla. invano: incapsulata in una lingua tanto inconsueta quanto secca, lucida ed esatta, ogni immagine torna a riaffacciarsi, come una piccola testa malevola. il fatto e` che per landolfi, uccisa ogni speranza, dobbiamo accontentarci . non c`e` altra via di scampo, se non, estremo rimedio, un capace di liberarci da una .

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