

in un`intervista rilasciata verso la fine della sua vita, carlo bo annoverava esplicitamente clemente rebora tra le tre o quattro figure letterarie del xx secolo che egli auspicava potessero essere traghettate nel iii millennio. maestro di un sapere che intreccia ardore poetico e passione religiosa, rebora merita certamente di essere reso meglio accessibile al pubblico degli studiosi anche attraverso un`accurata edizione del suo epistolario. il volume, primo di una trilogia, e` frutto di una ricerca avviata dall`itc-isr centro per le scienze religiose di trento nel 1995, nell`ambito del

l`intervista-colloquio di mollica con fellini e` durata quasi una vita. e quello che mollica propone e` un delicato mosaico dove un fellini rilassato e segreto, curioso di tutto, sembra conversare con noi, seduto in poltrona. il libro e` diviso in tre parti, musica, fumetto e cinema. a scandire le tre sezioni, mollica ha inserito lunghe sequenze del fellini disegnatore: fellini che interpreta toto` in trenta tavole, come un immaginario cartone animato. oppure fellini che traccia i "suoi" ritratti: mastroianni, de sica, giulietta masina, josephine baker, anna magnani, ma anche leopardi... la sezione cinema, infine, si pare con una lunga conversazione in cui fellini racconta il proprio incontro con i grandi del cinema.









l`italiano per sebastiano vassalli e` colui che, convocato da dio nel giorno del giudizio, risponderebbe: "chi, io?". dall`ultimo doge di venezia, un ludovico manin ormai vecchio e sgradito al popolo, al padre della patria francesco crispi che rivive a occhi aperti i momenti cruciali della sua vita; da emanuele notarbartolo, la prima vittima della mafia, alla poetessa sibilla aleramo, che deve fare i conti con le conseguenze della sua indipendenza, fino al signor b., l`arcitaliano, che ha trionfato nell`unire il paese sommerso e quello legale. con ironia e compassione laica per i suoi personaggi vassalli riesce a delineare il profilo piu` autentico dell`italianita`, presa tra incoerenze inconciliabili, condannata forse al limbo per l`eternita`.

francesco ogliari ritorna ancora una volta a parlare di milano, la sua vecchia e sempre giovane passione. con l`abilita` e l`umorismo che lo contraddistinguono, si nasconde dietro o dentro le mille statue di questa meravigliosa citta` per poterne parlare con la massima liberta`. anzi, sono le statue stesse che parlano, in notturni e imprevisti convegni mettendo sul tappeto i sempre risorgenti problemi che gli uomini affrontano e che non sono in grado mai di risolvere, come il problema dello smog, della casa, della viabilita` e del traffico, delle tasse, dell`incuria in cui giacciono i monumenti artistici.




