



Giunti, 1995, IT. L'eminente critico musicale Riccardo Bertoncelli ripercorre la storia dei Led Zeppelin dagli Yardbirds al rock blues, dall'hard rock allo scioglimento, recensendo tutti i dischi ufficiali dall'esordio omonimo agli inediti di Remasters del 1993.


la citta` e la possibilita` di governarne lo sviluppo per il bene comune sono temi fondativi della sinistra. basta riandare alla manchester descritta da engels o alle lotte di inizio novecento per i diritti elementari e i bisogni primari del proletariato urbano, da cui presero l`avvio partiti e sindacati di sinistra e la stessa urbanistica moderna. da qui, la riflessione dei due autori arriva a esplorare un paradosso italiano. vi e` stato un tempo, nel dopoguerra, in cui la sinistra - non solo quella comunista - rifiutava l`etichetta di riformista, ma nei fatti metteva in campo, sulla citta`, visioni e azioni squisitamente riformiste. erano gli anni delle lotte contro il sacco urbanistico di roma, napoli, palermo e contro i comitati d`affari incistati nella politica; e gli anni di alleanze per l`epoca decisamente inedite. ed ecco il paradosso. mentre oggi la sinistra rivendica con orgoglio la propria natura riformista, ha quasi smarrito la tensione di allora: distante com`e` dalla riflessione attualissima sull`urgenza di un freno al consumo di suolo; troppo legata, in alcuni, a pregiudizi ideologici - la mitizzazione dell`esproprio, la demonizzazione dei pri-vati - e troppo vicina, in tanti altri, a quel "partito del cemento" trasversale che spesso detta legge sul futuro delle citta` ed e` fonte di inquinamento affaristico della politica. ma la sinistra puo` permettersi di tradire la citta`? o non rischia cosi` di condannare se stessa?





"questo romanzo e` il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso? piu` che come un`opera mia lo leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale d`un`epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della seconda guerra mondiale. al tempo in cui l`ho scritto, creare una `letteratura della resistenza` era ancora un problema aperto, scrivere `il romanzo della resistenza` si poneva come un imperativo; ...ogni volta che si e` stati testimoni o attori d`un`epoca storica ci si sente presi da una responsabilita` speciale ...a me, questa responsabilita` finiva per farmi sentire il tema come troppo impegnativo e solenne per le mie forze. e allora, proprio per non lasciarmi mettere in soggezione dal tema, decisi che l`avrei affrontato non di petto ma di scorcio. tutto doveva essere visto dagli occhi d`un bambino, in un ambiente di monelli e vagabondi. inventai una storia che restasse in margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma nello stesso tempo ne rendesse il colore, l`aspro sapore, il ritmo..." (italo calvino)