



"il `genji monogatari` viene spesso indicato come il primo esempio di romanzo psicologico. se simili attribuzioni suonano sempre alquanto arbitrarie, leggendolo non si puo` evitare di avvertire quanto si proceda in profondita` nello scandagliare l`animo umano e come il quadro che ne deriva sembri spesso in sintonia con il modo di sentire di oggi. da questo punto di vista, esso merita a buon diritto il titolo di classico della letteratura universale, sebbene solo di recente, in pratica poco piu` di cento anni, sia entrato nell`orizzonte culturale occidentale e abbia preso a influenzarlo. la sua modernita` risiede nella precisa volonta` dell`autrice di non limitarsi a presentare intrecci tali da attirare l`attenzione e distrarre dalle pene quotidiane, ma anche di trasmettere sensazioni e sentimenti nella convinzione che altri possano e debbano condividerli. (...) da questo punto di vista il collegamento con i grandi romanzi occidentali appare inevitabile, ma ogni forma di confronto, classificazione e competizione si rivela alla fine incongrua. si puo` dire che murasaki shikibu ricorda nelle sue introspezioni proust o che il `genji monogatari` sta al mondo cortese dell`anno mille come `madame bovary` sta al mondo borghese dell`ottocento. ma il `genji monogatari` non puo` non essere letto, analizzato, se possibile apprezzato, come un`opera profondamente, organicamente medievale. (...)." (dall`introduzione di maria teresa orsi)


queste storie raccontano due diverse e molto singolari forme di inquietudine: il malessere sottile che si allarga come una crepa nella vita in comune di due uomini, e la lunga guerra in cui puo` trasformarsi un matrimonio di vecchia data. le due coppie non potrebbero essere piu` distanti: lo scrittore in crisi creativa che divide un appartamento a tribeca con un avvocato in carriera, e i due pensionati di una spenta cittadina di provincia, dove gli unici eventi degni di nota sono le periodiche inondazioni del fiume e gli appuntamenti della chiesa metodista. casi da cui emana la sensazione di ; e infatti, sotto la superficie, questi rapporti vanno in pezzi davanti ai nostri occhi, lasciandoci attoniti e frastornati. solo peter cameron sembra avere ancora il coraggio, e la forza stilistica, di trasformare storie simili in opere di varia lunghezza, fatte di dettagli che riconosciamo, e del vuoto spesso atroce che li separa. perfette trappole narrative in cui scivolare e` facilissimo, e istantaneo rimanere prigionieri. senza pero` provare il desiderio di liberarsene.

"calvino manda ogni tanto al quotidiano a cui collabora un articolo su un`esposizione insolita, che gli permette di raccontare una storia attraverso una sfilata d`oggetti: antichi mappamondi, manichini di cera, stampe popolari, vestigia di culture tribali... alcuni tratti della fisionomia dello scrittore vengono fuori in queste pagine: onnivora curiosita` enciclopedica e discreta presa di distanza da ogni specialismo; rispetto del giornalismo come informazione impersonale e piacere d`affidare le proprie opinioni a osservazioni marginali o di nasconderle tra le righe; meticolosita` ossessiva e contemplazione spassionata della verita` del mondo."
corredata di schizzi e cimeli, questa panoramica in edizione compatta dell`impatto dirompente di salvador dali sulla storia dell`arte passa in rassegna tutti i dipinti del maestro del surrealismo. pur essendo meno note, molte di queste opere incarnano alla perfezione le rappresentazioni daliniane del misterioso funzionamento della mente subconscia.