
l`11 gennaio 1927 tamara entrava per la seconda volta al vittoriale e questa volta siamo informatissimi su tutto quanto ella fece e non fece nella casa di gabriele. questo soggiorno, infatti, ha trovato una cronista inaspettata in ae`lis mazoyer, una strana figura di donna che, entrata giovanissima al servizio di gabriele d`annunzio come cameriera, e ben presto divenuta sua amante, rimase accanto al poeta sino alla morte e tenne per tutto il tempo un disordinato ma eccezionale diario, in cui registrava tutto quel che accadeva intorno a lei [...] la cronaca dei giorni che tamara trascorre al vittoriale e` la cronaca di una tentata seduzione: una cronaca precisa e particolareggiata, ma anche sofferta dalla cronista. ae`lis e` fortemente interessata all`opera di seduzione e, naturalmente, parteggia per il "comandante": non solo perche` e` felice di vedere le attenzioni del "comandante" dirottate su un`altra persona, ma anche perche` non vuole ammettere che un uomo come il suo padrone possa fare "fiasco" con una donna. ae`lis registra tutto. le varie situazioni, tutte ambigue e assai piccanti. le reazioni di tamara e quelle del "comandante". le confidenze dell`uno e quelle dell`altra. ne` trascura la puntuale e illuminante raffigurazione della varia umanita`, pressoche` tutta composta di donne, che ruotava intorno al poeta in quegli anni. (dalla presentazione di piero chiara) con uno scritto di annamaria andreoli

in questo libro salamov ripercorre l`epoca della sua infanzia e formazione a vologda, citta` del nord nivea e cupoliforme, densa di significati sovrapposti nella storia russa - primo fra tutti quello di essere stata citta`-simbolo dei confinati politici sotto gli zar. con naturalezza, cercando di mantenere sempre la "percezione giovanile degli eventi" e oscillando nel tempo come seguisse il "mugghiante dondolio dello sciamano" (e di ascendenze sciamaniche era la sua famiglia), salamov e` riuscito a mescolare la corrente della sua vita al turbinoso flusso dela storia russa, senza mai distaccarsi dal tono fondamentale della sua opera.



francesco, architetto cinquantenne di successo, una domenica, insieme a moglie, figli e altre famiglie modello, si imbarca per una gita alle isole della laguna veneta. ma non riesce a godersi la bella giornata. il cellulare squilla in continuazione, e a ogni chiamata i fili della sua vita sembrano aggrovigliarsi nella sua testa in modo inestricabile. c`e` quella ragazza, che sceglie sempre il momento sbagliato. e poi il polacco, che polacco forse non e`. e poi ci sono i ricordi, piu` vivi della gente che lo circonda. quelli teneri dell`infanzia, quando giocava lungo l`argine del fiume e quelli molto piu` prossimi, che si affacciano come incubi. i terreni venduti, il dolore e la rabbia di suo padre sul letto di morte. d`altronde ne aveva bisogno. di proprieta` ne e` rimasta una sola, quella dove abita zio tarciso. quel vecchio pazzo. il lento snodarsi di un pranzo slow food, ricordi che montano fino a irrompere nella realta` con la cruda durezza del crimine. un romanzo di atmosfere e rimpianto, in cui l`ironia lucida e disperata della prosa di avoledo racconta il progressivo deterioramento dei nostri fiumi e delle nostre vite.


una vita apparentemente "normale" di una donna di oggi, una donna che, per dirla con pablo neruda, ha "molto vissuto". i genitori, i nonni, il marito, i figli, i nipoti. e poi gli studi, la passione sportiva, l`arrivo da cantu` a milano, la grande scoperta di una adolescenza inquieta, di quelle che segnano e determinano un destino: la scoperta dell`arte e di una congenialita` spontanea con tutto cio` che l`arte significa e rappresenta per una giovane ansiosa di capire e di "sentire" con la natura, le cose e le persone. ecco allora un percorso di formazione all`accademia, l`insegnamento e infine la scelta definitiva, la consacrazione a tempo pieno alla forma di conoscenza in cui si e` incarnato quel destino adolescenziale. ma giunge, nell`esistenza di angiola, il momento del dolore, della malattia, da cui solo la forza acquisita con una grande passione conoscitiva puo` far uscire. e ancora gli slanci del cuore non sono finiti: la politica e` l`ultimo amore, a cui corrisponde una presa di coscienza insolita, una volonta` di esserci che provoca anche contrasti, tutti riconducibili a un impegno - per l`africa, per gli animali, per tutti i piu` deboli del pianeta - che non conosce soste. angiola non si e` mai spaventata per queste difficolta`, e` andata avanti, spesso controcorrente, come tanti illustri predecessori ideali. questa e` la sua storia, il suo libro, la sua "idea".

"ibsen assale a volte la societa` contemporanea in forme esplicitamente sati`riche, ma piu` spesso la indaga nel segreto della psicologia individuale, dove piu` insidioso si cela il compromesso tra l`autenticita` della vita e la menzogna di regole di comportamento passivamente subite. ibsen ha una concezione religiosa dell`esistenza, il cui valore e` per lui nella libera realizzazione di un destino che ipocrisia, egoismo e vilta` impediscono invece di conseguire. l`unico, vero peccato e` dunque il tradimento della propria vocazione". (dall`introduzione di claudio magris)

con l`esposizione "cranach: l`altro rinascimento" la galleria borghese e` arrivata alla quinta edizione del progetto "dieci grandi mostre", fatto proprio dal ministero per i beni e le attivita` culturali e dichiarato "di interesse nazionale". per la prima volta in italia viene presentata una selezione monografica di opere dell`artista, offrendo una suggestiva restituzione della sua vasta produzione pittorica e grafica.

Il lupo è tornato, riconquistando gli antichi territori. Se quarant’anni fa in Italia la specie sembrava prossima all’estinzione, oggi il vento ha cambiato il suo giro e i tempi difficili sono finiti. Quello scritto da Marco Albino Ferrari non è solo un sorprendente libro di etologia, ma anche un inedito diario di viaggio in luoghi marginali, misteriosi, affascinanti: il grande corridoio ecologico della nostra Penisola dove la natura riassorbe i vecchi sentieri, i terrazzamenti, gli antichi paesi abbandonati. Claudio Visentin, “Il Sole 24 Ore”







la via occupa un posto di particolare rilievo nella civilta` giapponese medievale, dando vita, nelle varie forme in cui si manifesta, tra le quali la via del guerriero, del te`, della poesia, al nucleo fondamentale della cultura che si sviluppo` tra i secoli xii e xvii. e il periodo in cui i samurai vennero alla ribalta della scena politica e sociale, e poi anche culturale, prendendo e gestendo il potere effettivo: un`epoca di sanguinose lotte, ma pure di una grande fioritura intellettuale che ha lasciato un segno indelebile persino sulla societa` giapponese contemporanea. questo libro ripercorre le principali fasi dello sviluppo dell`ideale della via, esplorandone la storia e le principali manifestazioni all`interno del pensiero dei samurai, nella poesia e nel buddhismo. guerrieri, monaci e poeti sono gli attori principali della scena medievale giapponese: nella pratica della via, nella sua forma piu` elevata, essi sono uniti dall`unico ideale del perfezionamento spirituale. la narrazione, che si snoda attraverso le citazioni dei testi piu` rappresentativi del periodo, da` voce a chi della via fece lo scopo della propria vita, producendo un pensiero e forme d`arte di insuperata raffinatezza.




iniziato il 6 ottobre 1935 durante i giorni del confino politico, "il mestiere di vivere" accompagna cesare pavese fino al 18 agosto 1950, nove giorni prima della sua morte, e diventa a poco a poco il luogo cui affidare i pensieri sul proprio mondo di scrittore e di uomo e, soprattutto, le confessioni ultime su quei drammi intimi che laceravano la sua esistenza. amaro, disperato, violento, ironico, raramente sereno, pavese consegna al lettore una meditazione sulla vita, sui sogni, sui ricordi e sull`arte condotta con rigore intellettuale e morale; e allo stesso tempo, pagina dopo pagina, testimonia con lucidita` la sua incessante autoedificazione poetico-letteraria, l`evoluzione di un personale mestiere di vivere.

