
la lenta agonia di un uomo a cui viene diagnosticato un cancro mortale. e un figlio che, pur standogli accanto, ha perso la capacita` di piangere. niente sentimentalismi, solo un lucido e freddo distacco, scopre in se` il protagonista con impotente strazio nel racconto che apre questa raccolta. al centro del secondo c`e` uno strazio analogo, provato durante le visite domenicali ai genitori, quando l`aria e` satura d`un amore informe e ingombrante, che si incanala in una malinconica e quasi insostenibile tenerezza. scritti nel 1954, questi due racconti avrebbero dovuto essere il nucleo di un romanzo, dalla storia apertamente autobiografica, che non vide mai la luce. quando, nel 1989, a broyard viene diagnosticato lo stesso cancro del padre e` come se quella storia si compisse: risoluto a farsi trovar vivo dalla morte, in un piccolo saggio, che costituisce una sorta di capitolo conclusivo, l`autore medita sul proprio male con serenita`, comicita`, euforia.


un`estate torrida in una vecchia casa in toscana. qui tristano vive la sua lunga agonia: una cancrena gli divora la gamba, i dolori sono lancinanti e la malattia si estende a tutto il corpo. lo assiste la vecchia frau, la stessa che da bambino gli raccontava fiabe e poesie in tedesco, affinche` imparasse la lingua. in uno stato allucinatorio, tristano vecchio e incattivito, racconta di se` ad uno scrittore perche` sia testimone della sua agonia e dei ricordi di una vita. fantasmi di donne amate si sovrappongono nel delirio e poi la guerra, combattuta in grecia, la scelta della liberta` e della resistenza. alla fine della vita tutto appare uguale a se stesso, un incubo che tutto sovrasta e tutto circonda.