a pochi chilometri da mosca, nel quartiere della rublevka vive il gotha della politica, della finanza e, piu` semplicemente, della ricchezza russa. risiedere dietro ai muri altissimi che circondano ville piu` o meno sontuose e` segno di appartenenza all`olimpo. di appartenenza al gioco, come lo definisce l`autore. che del gioco studia le origini (dagli zar ai giorni nostri, passando per lenin e la nomenklatura sovietica), osserva i partecipanti (la fauna locale: come e perche` e` diventata tale, come si comporta dentro e fuori la recinzione, come giustifica, o non giustifica, le proprie scelte, come trascorre le proprie giornate), cerca - e non sempre trova - le regole (non scritte, ma rigidamente attestate).
a berlino est una donna vive apparentemente libera e felice. in realta` e` rosa da un male molto "moderno": l`insensibilita`, cui si e` condannata per evitare coinvolgimenti emotivi, per proteggersi da affetti e passioni che - lo sappiamo - non sono mai disgiunti da dispiaceri e sofferenze. "nell`amico estraneo per scuotere il lettore ho utilizzato un `sottotesto` che e`, come in cechov, un continuum. quando la protagonista dice `sto bene` si legge `sono infelice, disperata, sto male`. non sono nichilista, il nichilismo deprime, non attivizza e questo libro non deprime, ha un enorme effetto morale, perche` con la sua rabbia, la sua sincerita`, da` forza". (christoph hein)