

la scoperta della doppia elica del dna nel 1953, cui watson lavorava da anni, suggeriva la soluzione di due fra i piu` antichi misteri della biologia: l`archiviazione e la replicazione dell`informazione ereditaria. la doppia elica portava fin dentro la cellula una visione unitaria del mondo biologico e del mondo inanimato e, nella confusa complessita` della biologia e nella sterminata varieta` delle forme viventi, watson introduceva un elemento materiale unificante e una nuova chiave interpretativa. il cinquantenario della rivoluzione del dna ha coinciso con la pubblicazione della prima sequenza del genoma umano e cio` ha offerto allo scienziato inglese l`occasione per una magistrale lettura della sua storia e dei suoi problemi.



tra i tanti oggetti pervasivi ed elusivi che affollano la dimensione invisibile del mondo subatomico, il "bosone di higgs" e` stato il piu` pervasivo ed elusivo: quella particella era l`elemento cruciale che mancava a completare il puzzle del modello standard, perche` conferiva massa a tutte le altre particelle elementari, un enigma rimasto altrimenti insoluto. quando finalmente il 4 luglio 2012 il cern ne ha annunciato la verifica sperimentale, la "particella di dio" (come un fisico l`ha temerariamente denominata) ha attirato su di se` i riflettori dell`attenzione mediatica mondiale. affrontando l`intera questione con un rigore che ne acuisce la densita` intellettuale e la vertigine tecnologica, jim baggott segue due percorsi paralleli. non solo, infatti, ne ricostruisce la genesi teorica, ma ripercorre tutte le stazioni di avvicinamento all`eclatante risultato di ginevra: il legame tra i primi acceleratori degli anni venti e le collisioni di particelle nei raggi cosmici; la messa a punto del ciclotrone da parte di lawrence; il contributo di van der meer, il cui metodo di "raffreddamento stocastico" ha permesso al gruppo di rubbia l`individuazione dei bosoni w e z, decisivi per arrivare alla scoperta del bosone di higgs; e le svolte successive del lep (large electron-positron collider) e dell`ormai leggendario lhc (large hadron collider), che con i suoi 1600 magneti superconduttori ha permesso di sviluppare energie senza precedenti. prefazione di steven weinberg.
