
Uno dei dischi più belli, ma anche meno considerati di Greg Brown. Nuova edizione, in occasione del trentesimo anniversario della pubblicazione. Rimasterizzato, edizione Red House, Usa.


la madre di tzippy goldman ha progettato il matrimonio della figlia prima ancora che nascesse. ma tzippy, considerata gia` zitella a ventidue anni, ha altri programmi. non vede l`ora di fare nuove esperienze e rifugge le prospettive soffocanti dei moniti religiosi e dei convenevoli romantici. il suo futuro marito, bryan miller, vive con la famiglia in una comunita` ebraica del new jersey. come tutti gli ebrei ortodossi del mondo trascorrono i sabati nelle sinagoghe e la domenica vanno con i figli al campionato di baseball. ma bryan e` stanco di questi compromessi, lui crede con convinzione e anela a un conforto divino. il corteggiamento tra i due ragazzi rappresenta il momento di incontro e scontro tra antico e moderno.

quando muore il marito vince, un giudice che durante gli anni del fascismo ungherese aveva subito gravi torti, la vecchia signora szocs si ritrova completamente sola nella modesta casa di famiglia nella campagna ungherese. e allora che la figlia iza, una dottoressa di successo che vive sola nel rigore di budapest, decide di portare la madre a vivere con se`. ma nella nuova casa, perfetta e confortevole come vuole la posizione di iza, la signora szocs non si trova affatto a suo agio: tutto e` troppo freddo e senza vita, proprio come iza. e cosi`, a poco a poco, la fragile donna si chiude in un mutismo impenetrabile, affievolendosi inesorabilmente fino al giorno in cui non decide di ritornare al suo villaggio per compiere un gesto inatteso e liberatorio.


"se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie". si apre cosi la lettera che vanda scrive al marito che se n`e` andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta. si sono sposati giovani all`inizio degli anni sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo e` cambiato, e ritrovarsi a trent`anni con una famiglia a carico e` diventato un segno di arretratezza piu` che di autonomia. percio` adesso lui se ne sta a roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a napoli con i figli, a misurare l`estensione del silenzio e il crescere dell`estraneita`. che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? e che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? perche` niente e` piu` radicale dell`abbandono, ma niente e` piu` tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. e a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte. domenico starnone ci regala una storia emozionante e fortissima, il racconto di una fuga, di un ritorno, di tutti i fallimenti, quelli che ci sembrano insuperabili e quelli che ci fanno compagnia per una vita intera.



maria ha superato da poco i quarant`anni, vive a napoli, lavora come insegnante in una scuola serale e un giorno, al sesto mese appena di gravidanza, partorisce una bambina che viene subito ricoverata in terapia intensiva neonatale. dietro l`oblo` dell`incubatrice maria osserva le ore passare su quel piccolo corpo come una sequenza di possibilita`. niente e` piu` come prima: si ritrova in un mondo strano di medicine, donne accoltellate, attese insensate sui divanetti della sala d`aspetto, la speranza di portare sua figlia fuori da li`. nei giorni si susseguono le mense con gli studenti di medicina, il dialogo muto con i macchinari e soprattutto il suo lavoro: una scuola serale dove camionisti faticano su dante e leopardi per conquistarsi la terza media. la circonda e la tiene in vita un mondo pericolante: quello napoletano, dove la tragedia quotidiana si intreccia con la farsa, un mondo in cui il degrado locale e` solo la lente d`ingrandimento di quello nazionale.