

una collezione di ritratti letterari di cani a firma di grandi scrittori di tutto il mondo e di tutte le epoche riuniti in una sorta di antologia. fra gli autori: nantas salvalaggio, italo svevo, ernst junger, carlo levi, isabel allende, a. c. doyle, jack london, thomas mann, elsa morante, tomasi di lampedusa, graham greene, goffredo parise, john steinbeck, alberto moravia, guy de maupassant, stephen king, francis scott fitzgerald, italo calvino, agatha christie.



"verbale" e` il rendiconto di una nuova tappa verso quella sua laica "noche oscura" dove principio e fine (agostinianamente) s`incontrano e si confondono, in un reciproco scambio di ruoli e di identita` e a dispetto di ogni tentazione consolatoria. ranchetti esorcizza ogni atteggiamento retorico (l`invocarla come il temerla) verso quella nostra finale e fatale me`ta che un grande etnologo come ernesto de martino definiva "crisi della presenza". e del resto "io come il ragno tesse/ la sua tela traendola/ da se` da se` ed essa/ e` per lui nido territorio e arma e per altri morte/ cosi` cio` che da me/ proviene e` solo/ altra forma del corpo/ e della mente nella crescita/ del puro delirio".



vita sackville-west, scrittrice e poetessa, e` stata una grandissima esperta di giardinaggio, e uno degli scrittori piu` autorevoli dell`argomento, del ventesimo secolo. sul giardinaggio la sackville-west non scrisse mai un libro compiuto, ma per ben quindici anni, dal 1946 al 1961, tenne una rubrica sull`observer dove comparvero numerosi articoli sull`arte e la tecnica del giardinaggio. questa nuova raccolta di quegli articoli, altre sono gia` state pubblicate in passato, suddivisa nell`ordine dei mesi per seguire naturalmente l`andamento dei lavori in giardino, oltre ai consigli e alle idee per l`appassionato giardiniere, rappresenta comunque una lettura piacevolissima per chiunque sia attratto dal mondo della natura.

"la mia pittura non nasce sul cavalletto. non tendo praticamente mai la tela prima di dipingerla. preferisco fissarla non tesa sul muro o per terra. ho bisogno della resistenza di una superficie dura. mi sento piu` a mio agio se la tela e` stesa sul pavimento. mi sento piu` vicino, piu` parte del quadro: posso camminarci intorno, lavorare sui quattro lati, essere letteralmente nel quadro. e un metodo simile a quello degli indiani del west che lavorano sulla sabbia. mi allontano sempre piu` dagli strumenti tradizionali del pittore come il cavalletto, la tavolozza, i pennelli... preferisco la stecca, la spatola, il coltello e la pittura fluida che faccio sgocciolare, o un impasto grasso di sabbia, di vetro polverizzato e di altri materiali non pittorici. quando sono nel mio quadro, non sono cosciente di quello che faccio. solo dopo, in una sorta di "presa di coscienza", vedo cio` che ho fatto. non ho paura di modificare, di distruggere l`immagine, perche` un quadro ha una vita propria. tento di lasciarla emergere. solo quando perdo il contatto con il quadro il risultato e` caotico. solo se c`e` un`armonia totale, un rapporto naturale di dare e avere, il quadro riesce". con fotografie e introduzione di hans namuth.



