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il libro e` stato scritto mentre la guerra devastava quella bellissima e composita citta` che era sarajevo. traccia la cronaca di quei giorni, visti dalla parte degli assediati legando una storia all`altra, la sorte d`un uomo a quella di una donna, di una casa indenne o colpita dalle cannonate. ne risulta un racconto elegiaco e corale, di amore e malinconia per una terra distrutta, ma senza lamenti inutili, accettando l`inevitabilita` della sorte e degli accadimenti. la nuova edizione contiene una prefazione di claudio magris e un racconto inedito dell`autore.

segni disarticolati, scomposti, distorti, che si accavallano gli uni sugli altri, talvolta parole discrete, talaltra espressioni sfacciate e oscene, occasionalmente semplici segni figurati di acceso realismo: gli antichi graffiti latini rompono non soltanto la "grammatica della lingua", ma anche la "grammatica della scrittura". domina un`anarchia della disposizione che contesta continuamente programma, ordine e geometria delle iscrizioni pubbliche e private di rango istituzionale, restituendoci una letteratura marginale e straordinaria che nasceva nelle piazze, nei bordelli, nelle scuole, nelle osterie, nelle case private e negli edifici pubblici. ne risulta un`immagine dell`antica roma profondamente viva.

a prima vista sembrano due atti unici. il sipario si apre su una stanza d`ospedale: ma chi e` il medico e chi il paziente, chi il folle e chi lo psichiatra? fra scene spassose lo spettatore assiste all`inizio del secondo atto, e di colpo sembra un`altra commedia: l`argomento e` completamente diverso, ma il grado di humour rimane lo stesso. una coppia, gary e lynette, alla spasmodica ricerca di una compagnia teatrale che quasi nessuno e` riuscito a vedere perche` recita in clandestinita`, in posti e in citta` diversi e mai nei teatri, con date e orari imprecisi.

come parlare dell`olocausto alle nuove generazioni, a chi e` troppo giovane per aver vissuto l`orrore? a questa domanda - una necessita` ineludibile - posta dallo scrittore elie wiesel, david grossman ha risposto con questo romanzo. protagonista e narratore e` il piccolo momik che, figlio di deportati, sente parlare in modo oscuro e allusivo dell`olocausto, si interroga sul mistero dei numeri tatuati sulla pelle dei genitori, crede che la "belva nazista" sia realmente un animale feroce, sconosciuto e terribile. ma per capire davvero dovra` crescere, diventare scrittore e seguire le tracce del nonno in polonia; poi compiere un viaggio impossibile per mare, lasciarsi trasportare da personaggi immaginari e approdare all`ultima fantastica invenzione del libro: un`enciclopedia dove si raccolgono i fili innumerevoli del romanzo, e della vita. cosi`, con questa grande creazione etica, con questo libro insieme folle e scientifico, ingenuo e poetico, drammatico e grottesco, grossman realizza il tentativo di interpretare e inventare una realta` segnata indelebilmente dal dolore.

la contiguita` cronologica stabilisce un primo e diretto legame tra questi tre racconti della maturita` di tolstoj. nati uno a ridosso dell`altro, uno nelle pieghe dell`altro, come a integrarsi e a glossarsi a vicenda, i racconti sono legati dall`ossessiva tenacia di un tema: il rifiuto e la condanna dell`educazione sessuale nella societa` moderna. tolstoj e` particolarmente interessato a illuminare gli impulsi nascosti e inconsapevoli delle azioni, a smascherare quanto c`e` di insincero nell`"io ufficiale". nei suoi racconti non ci sono teorie astratte o verita` rivelate, ma una tenace ricerca della sostanza delle cose, del senso profondo della vita.

Un giovane ufficiale di marina compie la sua ultima missione prima di congedarsi e in fondo al mare scopre il relitto di una goletta. Tornato a casa recupera il relitto sperando di trovarvi un favoloso tesoro. Troverà solo poche monete di rame e intraprenderà una fortunata carriera come cantante di night.

i testi teorici di jon fosse, tradotti e curati da franco perrelli. un volume composito che raccoglie le opere del grande autore norvegese, scritte tra il 1990 e il 2000, apre un varco sulla vastita` del suo pensiero, sulla fabbrica della sua arte. una prosa letteraria e filosofica dove svaniscono i confini tra i generi, tra intimismo e misticismo, tra autobiografia e confessione, tra sfogo e speculazione. una riflessione sulla vita e sull`arte, ascetica e rockettara.

esuli in patria, costretti a palcoscenici marginali, a spazi culturali periferici: cosi` i fascisti descrivono la propria condizione all`indomani del 1945. eppure, sin dall`immediato dopoguerra, le edicole di tutta italia si riempirono di rotocalchi i cui articoli raccontavano con toni agiografici, o quanto meno indulgenti, le imprese di mussolini e dei suoi fedelissimi. gli scaffali delle librerie ospitavano memoriali, biografie e persino romanzi firmati da fascisti e filofascisti. andava cosi` in scena, agli albori del processo di costruzione di una memoria pubblica attorno al ventennio e alla stagione della guerra civile, la riscrittura di quello stesso passato da parte fascista. una simile operazione di per se` non sorprende: la voglia di raccontare la propria versione dei fatti piegando il racconto in base ai propri interessi e` un fatto fisiologico. semmai a sorprendere e` il buon esito di quell`operazione ed e` in particolare questo punto che il libro indaga, dando conto del grado di complicita` mostrato da ampi settori del mondo giornalistico ed editoriale. non e` cosi` ovvio, infatti, che i protagonisti di un regime autoritario e liberticida e di un governo, quello della rsi, complice di una forza occupante, disponessero della possibilita` di far circolare legalmente la propria versione dei fatti.

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