
il narratore della "recherche", ha detto deleuze, e` simile a un ragno in agguato ai margini della sua tela che vibra, gli trasmette messaggi discontinui, gli indica la presenza di una preda: controfigura dell`uomo che trascorre lunghi anni in una camera foderata di sughero, lontano da quella realta` di cui cerca di registrare i segnali, anche i piu` impercettibili, con il solo strumento - la scrittura - di cui dispone. chi osserva la vita quotidiana di marcel proust e riconosce in essa alcuni dei germi che nella "recherche" verranno metabolizzati e sottoposti a un radicale disorientamento, ha spesso l`impressione di assistere al formarsi progressivo, sui margini, di una glossa smisurata, antropo-faga e invasiva. i frammenti biografici, che affiorano in modo discontinuo tra le pagine di questo libro e che sembrano obbedire alle necessita` dell`opera a venire, ci permettono di riconoscere l`alfabeto in cui si elabora la "lingua straniera" di cui proust vuole impadronirsi e nella quale, diceva, sono scritte tutte le grandi opere; additano lo snodo dove l`autobiografia del possibile si innesta sull`autobiografia reale di chi ha prodotto quel gigantesco, tentacolare agglomerato, che incamera e deforma ogni dettaglio, ogni sintomo e "fatto" biografico, ogni radice, ogni lettura, ogni sollecitazione e ogni impronta, che divora il suo creatore e, con la sua consapevole complicita`, lo riduce all`ombra di un altro che potremmo, con albertine, chiamare "marcel".

cosa significa tradurre un classico, tanto piu` se questo classico e` virgilio, anzi il virgilio piu` lirico, prezioso, l`inventore del paesaggio arcadico? paul vale`ry, che tradusse in francese, durante gli anni dell`occupazione nazista, tutte e dieci le ecloghe virgiliane, confesso` di invidiare una lingua poetica tanto piu` densa della sua. di questa opera nel quale gli de`i convivono con gli uomini, la storia si fonde con il mito, i paesaggi padani trascolorano in quelli mediterranei, non sono certo mancate traduzioni in lingua italiana; qui edoardo zuccato ne propone una versione in parte in lingua italiana, parte in dialetto altomilanese, non senza ardite e sperimentali commistioni.