

dispersi in numerose citta`-stato, senza coscienza nazionale, i fenici appaiono fra i grandi protagonisti del mediterraneo antico per la loro capacita` di sfruttare le risorse di un territorio stretto fra mare e monti (il libano di oggi) e per la loro posizione strategica, al centro dei flussi commerciali fra oriente e occidente, anatolia e arabia. inventarono l`alfabeto e lo trasmisero ai greci, ma il loro patrimonio testuale e` completamente scomparso. e quindi attraverso lo sguardo degli altri (greci e romani, assiri, egiziani ed ebrei) che e` possibile ricostruire la loro vicenda con l`aiuto di una prudente indagine storico-archeologica, che segue le loro orme fino ai confini dell`occidente mediterraneo.







la pechino dei primi anni trenta, con l`invasione giapponese che incombe, fa da sfondo alle vicende di xiangzi, un giovane venuto dalla campagna che lavora come tiratore di riscio`. la parabola della sua vita incarna alla perfezione questo momento incerto e confuso della storia della capitale, spossessata eppure magnifica; ma le vicissitudini della citta` imperiale non sembrano incidere piu` di tanto sulla vita dei personaggi, diseredati, povera gente senza nome, come lo stesso protagonista, che di suo ha solo il soprannome "cammello". ingenuo, onesto, gran lavoratore, uomo di pochissime parole ma di fervidi pensieri, xiangzi rincorre la fortuna. ma nonostante il nome, che significa "fortunato", la sorte non gli sara` amica: la volonta` di migliorare se stesso e il proprio stato, che lo percorre come una febbre in tutta la prima parte del romanzo, lo condurra` all`ineluttabile sconfitta.