in un mondo dominato dalla scienza e dalla tecnica, rischiamo di non capire piu` i grandi capolavori della letteratura. sul versante della critica, negli ultimi decenni abbiamo messo a punto una serie di strumenti assai efficaci per l`analisi dei testi, a cominciare dalla filologia e dallo strutturalismo, che hanno assunto un`importanza crescente nell`insegnamento. in parallelo, fiorisce una produzione narrativa sempre piu` ripiegata sull`io, e hanno grande fortuna i romanzi di puro intrattenimento. tuttavia rischiamo di perdere di vista quello che e` il senso profondo della opere letterarie, quello che le rende importanti e necessarie. in queste pagine appassionate e polemiche, tzvetan todorov - che all`inizio degli anni sessanta ebbe un ruolo determinante nella diffusione dei formalisti russi - va al cuore del problema: a che cosa ci serve, oggi, la letteratura? todorov parte dalla propria vicenda di studioso, prima nella bulgaria sovietica e poi nella parigi di genette e barthes. discute i metodi piu` in voga d`insegnamento della letteratura. esplora l`attuale produzione narrativa. soprattutto, si confronta con la lezione dei grandi del passato per ritrovare e rilanciare il valore insostituibile della letteratura.
il 22 aprile 1516 usciva a ferrara, presso l`editore giovanni mazocco, la prima edizione dell`"orlando furioso". ariosto coronava cosi` il lavoro di una dozzina d`anni, ma le cose non sarebbero finite li`. per il poeta inizio` subito un periodo di revisione del suo capolavoro che avrebbe portato all`edizione intermedia del 1521 e a quella definitiva del 1532. questo lavoro di riscrittura avrebbe indotto l`autore ad ampliare il poema portandolo da quaranta a quarantasei canti, a ristrutturare l`intreccio dei vari episodi, e soprattutto a cambiare profondamente la lingua adeguandola ai dettami ispirati alle "prose della volgar lingua" di pietro bembo, che nel frattempo si stavano imponendo fra i letterati italiani di ogni regione. dunque il "furioso" che tutti leggono normalmente e` scritto nel toscano letterario esemplato sui grandi trecentisti, quell`italiano che ha costituito la lingua letteraria dominante fino ai primi del novecento. il primo "furioso", invece, assemblava liberamente il toscano con molti latinismi, con il lessico del volgare padano, con svariati termini dell`espressivita` popolare. una lingua imperfetta ma molto creativa, quasi inventata ottava dopo ottava. l`edizione che qui proponiamo offre il testo del "furioso" originario con un ampio commento sugli elementi caratteristici di questa lingua, sottolineando tutti i passaggi piu` rilevanti che avverranno nell`edizione definitiva.
in un villaggio delle alpi austriache due giovani donne, brigitte e paula, lavorano come operaie in una fabbrica di biancheria intima. sognano la felicita`, una bella casa e un uomo gentile, ma la vita insegnera` presto a entrambe che il loro essere donne, nella societa` in cui vivono, le obbliga a scelte difficili e spesso dolorose. in un racconto incessante, diretto nell`indagare l`animo delle due protagoniste, l`autrice ci porta all`interno della vita e dei sogni di paula, che crede di aver trovato il suo grande amore in erich, un taglialegna rozzo ma bellissimo, e di brigitte che in heinz, un elettricista ingenuo, intravede una possibilita` d`elevazione sociale. entrambe sono imprigionate nello stereotipo di un ruolo femminile, quello di madre e moglie devota, entrambe sono vittime e complici della loro sottomissione. elfriede jelinek con una scrittura sperimentale e provocatoria traccia un ritratto spietato della societa` patriarcale, stigmatizzando il ruolo assegnato alle donne e, al contempo, la loro incapacita` di reagire superando i ruoli imposti.
geografie tentacolari e geometrie non euclidee sono parte ineludibile dell`immaginario oscuro di h. p. lovecraft, che nei decenni ha travalicato la pagina scritta per ispirare autori, illustratori e registi. da aira, la citta` di marmo e berillio, fino a kadath, l`ultima dimora degli dei della terra, tra monti inespugnabili, deserti, foreste inestricabili, questi luoghi non sono altro che sogni. ma se e` vero che in fondo tutte le cose umane non sono altro che sogno, questo atlante visionario non e` diverso da ogni altro catalogo di posti mai visitati. a compilarlo e` carlo baja guarienti, aiutato dalla matita di alberto ponticelli, con una postfazione di s.t. joshi e la mappa disegnata da francesca baerald. cio` che ne esce e` una imperdibile guida ai reami fantastici nati dalla penna del solitario di providence.