
arnoldo foa` appartiene alla stagione dei grandi protagonisti del teatro italiano: gli attori memorabili che con la loro personalita`, acquistata a prezzo di sacrificio di se` ma portata con apparente facilita`, occupavano l`intero ambito dello spettacolo nazionale, dal palcoscenico allo schermo alla camera di doppiaggio e, a partire dagli anni del miracolo economico, anche alla televisione. una versatilita` difficile da ritrovare oggi. di quelle figure e di quelle professionalita` ne circolano non poche in questo libro, i tanti incontri che popolano la memoria di un grande attore. ma in questa autobiografia - che meglio sarebbe definire, smorzando l`ironia, "ricordi": eccentrici, lampi di vissuto, con un piacere particolare nel ricreare l`intensita` di un rapporto umano, l`importanza di un incontro minore, il sarcasmo o lo sgarbo inferto a qualcuno che lo meritava anche se pericolosamente potente -, in questo testo dal tono diretto di chi sa intrattenere si parla di piu`, in effetti, di quello che c`era dietro quelle grandezze, della materia dura che ha permesso di forgiare quella versatilita`, cioe` la vita. molto avanti con gli anni, difatti, foa` ricorda se stesso piu` come un artista dell`esistenza che come un artista dello spettacolo.

dopo la locandiera, goldoni mette in scena le donne curiose. la lontananza da venezia, i lunghi anni trascorsi dalla data della prima rappresentazione, avevano fatto decantare la "pericolosita`" del vero argomento della commedia, ben dissimulato dietro le innocenti risorse comiche del tipico difetto muliebre, la curiosita`. e da parigi goldoni rivela apertamente le proprie intenzioni di un tempo, facendo tra l`altro risiedere in quel motivo nascosto la ragione autentica degli applausi entusiasti di veneziani e stranieri al teatro. stranieri, infatti, e precisamente inglesi, erano coloro che a venezia avevano importato il sistema delle logge, ma veneziani coloro che, in quelle "conversazioni" di soli uomini avevano individuato una nuova forma di socialita`.




