
"non esiste opera d`arte senza sistema. se la drammaturgia e` un linguaggio, questo e` retto da una grammatica, cioe` da regole. e, come tutte le regole, esse devono essere imparate per poter essere poi trasgredite. poiche` la drammaturgia resta un`arte e non sara` mai una scienza esatta, la conoscenza delle regole non toglie nulla al talento, semmai consente di nutrirlo". "l`abc della drammaturgia" e` il primo manuale europeo di tecnica narrativa che fonde la pragmatica statunitense con la cultura e la tradizione francese e italiana. e un libro che sfida il tempo perche` insegna i fondamentali del linguaggio drammaturgico, elementi di base che servono sia per i testi teatrali che per quelli cinematografici, televisivi o radiofonici.



tutto ha inizio con l`assillo positivista di alfred binet che all`inizio del novecento decise di misurare nei bambini una cosa che fino allora non era mai stata misurata: l`intelligenza. arrivo` poi il q.i. inventato dallo psicologo tedesco william stern, che presto sarebbe stato adottato dall`esercito americano per arruolare soldati per la prima guerra mondiale. nella nostra societa` l`intelligenza e` una delle virtu` che sembra venire prima di tutte le altre. per enzensberger l`intelligenza e` un`invenzione moderna di cui l`umanita` ha fatto per secoli a meno. e poi, che peso dare alla creativita`, all`ispirazione, all`empatia, all`intuitivita`? come misurarle? non certo con il q.i. i test per di piu` esigono una sola risposta, cosa abbastanza rara, un`eccezione, non certo una regola: la complessita` del reale, le scienze cognitive e le ricerche sul cervello dovrebbero convincere aziende, eserciti e pubbliche amministrazioni a smettere di basarsi, quando devono decidere chi e` piu` capace, sui risultati infidi e parziali di quiz e test di intelligenza.

pietro apre gli occhi e vede una realta` sconosciuta: un collegio, un posto squadrato anche fisicamente, cinto da un muro oltre il quale s`intuisce l`acqua. forse e` un`isola. ma lui non sa perche` e` li`. nella sua mente ci sono sprazzi di eden: c`e` una ragazza che corre con lui, e` irina, la sua fata compagna di giochi. e da qualche parte, altrove, ci sono le immagini di un corpo femminile impossibilitato a muoversi, in un luogo misterioso. tornato a casa, vedra` la madre, bellissima e terribile, intrattenersi con stranieri che lui solo non vuole riconoscere come nazisti e sulla lapide di irina e fra le pagine del suo diario segreto apprendera` infinite cose sulle persone e sui tempi attorno a lui.




combattimenti tra cani, risse da bar, coppie alla deriva, giocatori d`azzardo: sembra il consueto campionario di uomini alla deriva che la letteratura americana ha saputo da sempre rappresentare. ma l`originalita` di davidson consiste nel trattare questa materia con una sconfinata umanita`, un amore per la vita meravigliosamente intrecciato con un`acuta percezione dell`oscurita`. sono racconti sulla solitudine e sulla disillusione, sulla paura e sulla violenza che governa i rapporti umani, primi tra tutti quelli tra i padri e i figli, tra l`aguzzino e la sua vittima, tra il vincitore e il vinto.





una aristocratica cavalleria teutonica contro masse di fanti comunali appiedati. un ambizioso progetto di governo universale contro l`autogoverno di citta` libere. una societa` fortemente gerarchizzata contro comunita` di uomini eguali in grado di autodeterminarsi. e questa la guerra durata oltre vent`anni che vede federico barbarossa, imperatore del sacro romano impero, tentare di piegare sul campo di battaglia i comuni italiani. non solo uno scontro fisico e strategico ma anche ideologico tra due societa` agli antipodi. l`obiettivo dell`imperatore e` di riacquisire il controllo perduto sul regno d`italia per poi assoggettare il mezzogiorno normanno. ma durante l`assenza del potere imperiale dalla penisola, le citta` italiane sono cambiate: sono citta` ricche, militarmente potenti, che pensano a se stesse come collettivita` di uomini liberi. quando cala alla testa dell`esercito teutonico, federico barbarossa si trova di fronte i comuni italiani. paolo grillo ricostruisce la guerra che sconvolse l`italia intera e duro` dal 1154 al 1176, prima di giungere a una pace definitiva nel 1183: dagli scontri campali in lombardia alle battaglie urbane a roma, dagli assedi di alessandria e di ancona alla spedizione bizantina in puglia. i protagonisti sono federico barbarossa, i papi che gli si opposero, i re normanni, l`imperatore di costantinopoli e, soprattutto, le popolazioni dei comuni italiani del nord, del centro e del sud che si batterono per difendere la loro autonomia e la loro idea di liberta`.


il pensiero cinese antico e i principi del buon governo che hanno guidato la cina per oltre due millenni furono elaborati nel periodo che precedette l`unificazione imperiale (221 a.c.), caratterizzato da grandi trasformazioni e profondi sconvolgimenti politici, sociali, spirituali. fu in quel periodo che mencio (390-305 a.c), affascinato dalle dottrine di uno dei piu` grandi maestri dell`antichita`, confucio (551-479 a.c), formulo` e sistematizzo` una serie di precetti che, a suo dire, i sovrani dell`epoca avrebbero dovuto far propri, applicandoli a una pratica di governo volta alla creazione di uno stato forte e autorevole, nel quale il benessere materiale e spirituale della popolazione avrebbe avuto un ruolo prioritario, presupposto essenziale per la costituzione di una societa` pacifica, giusta e armoniosa. le dottrine sull`arte di governo di mencio divennero il paradigma dell`arte di governo in epoca imperiale e sono, ancor oggi, tenute in altissima considerazione dalla dirigenza cinese. il curatore ha selezionato, tradotto e commentato i numerosi brani del mengzi (maestro meng), l`opera che tramanda il pensiero del grande filosofo, relativi all`arte di governo.