l`apparato di 186.668 soldati delle forze armate italiane non serve piu` alla difesa della patria. non c`e` un solo soldato a guardare le frontiere e non si sa neppure da chi venga la vera minaccia. il problema della sicurezza e` planetario, per affrontarlo dovremmo integrare le forze almeno in europa e avere una nostra politica. lo stesso senso della guerra e` cambiato. si combatte per i cicli produttivi: in tutto il globo e senza fine. gli eserciti ne escono trasformati. ai soldati di leva si affiancano i professionisti, ai militari i civili: mercenari o contractors. un testimone d`eccezione, interno alla macchina militare, ci restituisce il quadro mutato dei nuovi professionisti della sicurezza: che quando cadono commuovono, al piu` spaventano, quasi sempre appaiono impotenti. fabio mini e` stato capo di stato maggiore del comando nato delle forze alleate sud europa e al vertice della kfor in kosovo.
l`universita` italiana sta morendo di nepotismo, scarsa selezione nel vagliare il corpo docente, mancanza di incentivi alla produzione scientifica, incapacita` di individuare prospettive da seguire da parte di chi ha il compito di governarne l`evoluzione. l`universita` italiana non e` produttiva ne` equa, non facilitando la mobilita` sociale. praticamente ogni ministro ha legato il proprio nome a una rivoluzione dell`universita`, suscitando dibattiti infiniti su ogni comma di legge. ma un osservatore esterno che guardasse ai risultati invece che ai mille rivoli delle normative non si accorgerebbe di nulla. cio` che serve e` una cosa sola: abbandonare l`illusione di poter controllare tutto dal centro e introdurre invece un sistema di incentivi e disincentivi efficaci. questo saggio e` la fotografia impietosa di una catastrofe educativa che pesa sul futuro dell`italia. ma anche la coraggiosa proposta di alcune riforme semplici e radicali, per rompere definitivamente con decenni di palliativi. un sistema dove sia nell`interesse stesso degli individui cercare di fare buona ricerca e buona didattica ed evitare comportamenti clientelari. un sistema in cui ogni ateneo possa fare quello che vuole, ma dove chi sbaglia sia chiamato a pagare. un sistema che elimini la straordinaria iniquita` attuale, in cui le tasse di tutti finanziano l`universita` gratuita dei piu` abbienti.
con piu` di 70 prose - e una storia - pamuk mette in scena nelle pagine di questo libro un singolare autoritratto intellettuale costruito con sequenze di frammenti autobiografici, pensieri e "momenti d`essere". al centro mette la sua citta` e la sua attivita` preferita (oltre a quella quasi compulsiva di leggere e scrivere): "guardare fuori dalla finestra", perche` le finestre di istanbul contengono tutte le storie della citta` - un gesto che da` il titolo al racconto che chiude il volume. lo scrittore turco riunisce in un continuum narrativo situazioni, idee e immagini che quasi inspiegabilmente non sono mai confluite nei suoi romanzi.
via del corno e` troppe cose per essere solo una strada: in quei cinquanta metri privi di marciapiedi e di interesse, esclusi dal traffico e dalla curiosita`, ci si puo` imbattere nel meglio e nel peggio del mondo, in cuori e cervelli malati di ossessioni e desideri, ma soprattutto nell`autenticita` di un gruppo di persone che usa dire "noi". via del corno "e` tutta udito", e anche quando le finestre sono chiuse, le vicende, le rivalita`, gli amori di uomini e donne si intersecano, si mischiano, trapassano da muro a muro. finche`, inevitabilmente, si confondono con il secolo e i suoi eventi: il duce, il regime, la violenza politica, la repressione. pratolini diceva che via del corno - e lui la conosceva bene, per averci abitato da ragazzo - era la sua aci trezza, la sua epica popolare. il romanzo che le dedico` nacque mentre l`autore lavorava con rossellini alla sceneggiatura di paisa`: aveva il cinema neorealista "addosso" e lo trasferi` su pagina, facendo della firenze degli anni venti l`icona indimenticabile di un mondo dolente ma vivo, dove la speranza era ancora accesa. prefazione di walter siti.
un padre, un figlio, una malattia che li separa in pochi mesi, prima che riescano a dirsi quel che non si sono detti mai. cosi` il figlio si ritrovera` con poche tracce in mano per poter ricostruire quella figura affascinante ma enigmatica. l`ingegner albinati faceva parte di una generazione sposata al proprio lavoro: uomini intraprendenti, fumatori incalliti e padri evasivi, che hanno domato il boom economico e consumato la vita fino all`ultima goccia. tra la vergogna di prendere appunti mentre suo padre sta morendo e la paura di perderlo per sempre, e cosi` di perdersi, lo scrittore albinati tenta una riconciliazione personalissima con il proprio genitore, che e` pero` la stessa sfida per tutti i figli quando devono, loro malgrado, diventare uomini. un libro necessario su un legame delicato, sottilmente in equilibrio tra il pudore e il bisogno di raccontare, di capire.
all`inizio, internet era un luogo senza legge, popolato da geni della truffa che rendevano l`acquisto o la vendita di qualsiasi cosa online un affare rischioso. poi amazon, ebay, upwork e apple crearono piattaforme digitali sicure per la vendita di beni fisici, la ricerca di un lavoro e il download di app. in seguito, pero`, questi giganti della tecnologia hanno continuato a governare internet come autocrati. come e` potuto accadere? in che modo utenti e lavoratori sono diventati gli sfortunati sudditi degli imperi economici online? internet non doveva liberarci dal potere delle istituzioni? l`esperto di economia digitale vili lehdonvirta ci racconta il rapporto tra tecnologie digitali e societa` prendendo di volta in volta spunto dalla storia di un personaggio influente o di una piattaforma significativa tra quelli che hanno contribuito a plasmare l`odierna economia digitale, da nomi familiari come jeff bezos di amazon a eroi misconosciuti come kristy milland di turker nation. lehdonvirta esplora l`ascesa dell`economia delle piattaforme verso il dominio completo delle nostre vite e propone una via alternativa da seguire. perche` solo se comprendiamo le piattaforme digitali per quello che sono - istituzioni potenti come stati - possiamo avviare una vera fase di democratizzazione.
la tragedia dei migranti raccontata dalla voce contraddittoria di un carnefice, vittima del ricatto di un paese nel caos. khaled e` libico, ha poco piu` di trent`anni, ha partecipato alla rivoluzione per deporre gheddafi, ma la rivoluzione lo ha tradito. cosi` lui, che voleva fare l`ingegnere e costruire uno stato nuovo, e` diventato invece un anello della catena che gestisce il traffico di persone. organizza le traversate del mediterraneo, smista donne, uomini e bambini dai confini del sud fino ai centri di detenzione: le carceri legali e quelle illegali, in cui i trafficanti rinchiudono i migranti in attesa delle partenze, e li torturano, stuprano, ricattano le loro famiglie. khaled assiste, a volte partecipa. lo fa per soldi, eppure non si sente un criminale. perche` abita in un paese dove sembra non esserci alternativa al malaffare.
. un aforisma scelto da quello che, pur contenendone tematiche e pensiero, e` forse il romanzo meno aberrante del celebre marchese. per certi versi, lo si potrebbe considerare perfino (mostruosamente) spiritoso dato che, con una risata da vero orco, sade consiglia a ogni madre di prescriverne la lettura alla propria figlia... : si apre cosi` questo stupefacente trattato erotico-filosofico-politico del marchese di sade, e si direbbe quasi un omaggio a rabelais (), altro irregolare incarcerato e messo all`indice. per quanto riguarda l`erotismo, anche se quello che fanno i suoi personaggi in pochissime ore - e fanno anche piu` di quanto sia possibile - risulta piuttosto inverosimile, nondimeno non puo` non insegnare al lettore una percezione del proprio corpo nuova, gioiosa e liberatoria: e` l`habeas corpus della sessualita`. per quanto riguarda la filosofia e la politica, geniali intuizioni di abbagliante verita` e attualita` erompono dalle teorie di un uomo inchiodato al suo tempo, non solo dal disprezzo aristocratico, e ineluttabilmente crocefisso alle sue ossessioni. le parole di madame de saint-ange a dolmance`: , piu` che il ritratto del protagonista, sembrano il piu` completo e perfetto autoritratto di sade. prefazione di michele mari.
