
dominata da servizi innovativi e ad alto valore aggiunto, destinata a far tramontare la cultura del lavoro salariato, la societa` della piena disoccupazione e` un fenomeno che spaventa e genera polemiche. alle classi dirigenti spetta prendere atto che il problema non e` combattere il precariato, ma garantire opportunita` di lavoro e protezione sociale per chi deve affrontare una vita lavorativa piu` frammentata. con i nuovi meccanismi di produzione del quaternario il lavoro restera` necessariamente flessibile e volatile. per la politica la sfida e` complessa e ineludibile. solo le comunita` capaci di adattarsi al cambiamento, anche rivoluzionando l`organizzazione dello stato sociale, riusciranno a ottenere benefici dall`avvento della societa` dei servizi personalizzati. mentre i mercati del terzo mondo sfruttano la disoccupazione per affermare le proprie merci nei mercati aperti mondiali, nell`occidente avanzato molti sono disoccupati perche` sempre in formazione, imprenditori a rischio di fallimento o di spiazzamento competitivo, in cerca di un nuovo lavoro, con un assegno minimo, disoccupati perche` lavoratori part-time o stagionali o a contratto a termine. ma la strada intrapresa dalla politica economica per garantire crescita e sviluppo puo` paradossalmente dare al lavoratore piu` potere e porre alla politica nuovi e assillanti problemi.

«E fu cosí che sprecai insensatamente, su una squallida sedia d'alluminio di una lavanderia a gettoni, parte delle ultime, preziose ore che mi restavano da vivere. Il mio orologio segnava le dodici e diciassette».

l`universita` italiana sta morendo di nepotismo, scarsa selezione nel vagliare il corpo docente, mancanza di incentivi alla produzione scientifica, incapacita` di individuare prospettive da seguire da parte di chi ha il compito di governarne l`evoluzione. l`universita` italiana non e` produttiva ne` equa, non facilitando la mobilita` sociale. praticamente ogni ministro ha legato il proprio nome a una rivoluzione dell`universita`, suscitando dibattiti infiniti su ogni comma di legge. ma un osservatore esterno che guardasse ai risultati invece che ai mille rivoli delle normative non si accorgerebbe di nulla. cio` che serve e` una cosa sola: abbandonare l`illusione di poter controllare tutto dal centro e introdurre invece un sistema di incentivi e disincentivi efficaci. questo saggio e` la fotografia impietosa di una catastrofe educativa che pesa sul futuro dell`italia. ma anche la coraggiosa proposta di alcune riforme semplici e radicali, per rompere definitivamente con decenni di palliativi. un sistema dove sia nell`interesse stesso degli individui cercare di fare buona ricerca e buona didattica ed evitare comportamenti clientelari. un sistema in cui ogni ateneo possa fare quello che vuole, ma dove chi sbaglia sia chiamato a pagare. un sistema che elimini la straordinaria iniquita` attuale, in cui le tasse di tutti finanziano l`universita` gratuita dei piu` abbienti.


un appassionato appello a favore del dialogo e della pace, contro la paura della diversita` che genera l`odio verso l`altro. "nel momento in cui scrivo queste righe, nei locali di `charlie hebdo` dieci persone che, pochi istanti prima, vivevano e sognavano di farci ridere, giacciono esanimi. vi domandate che cosa mi autorizza a esortarvi alla riconciliazione? nato a varsavia poco prima della seconda guerra mondiale, so a cosa puo` portare un solo insulto, un solo gesto di violenza. e la storia non ha mai smesso di ricordarcelo. oh, amici, fratelli. so quanto e` difficile vedere la luce nell`oscurita`. spesso l`odio acceca. e basta una mano posata davanti agli occhi per nascondere il sole. provateci comunque! chissa`? forse, alzando la testa, troverete anche voi una luce. quella che vi mancava per scorgere la mano tesa del vostro vicino. allora, finalmente, la stringerete in un gesto di riconciliazione".
