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"a me non piacciono, i film. mi piace farli". una delle battute piu` celebri di orson welles sembrerebbe un paradosso, se si considera che di film propriamente intesi questo puro genio ne ha girato uno solo, a 24 anni, nel 1939, e che da quel momento fino alla sua morte i film li ha piu` che altro raccontati, immaginati, cominciati, interrotti, perduti, ritrovati - o se li e` fatti massacrare. ma per chi conosce bene la sua storia il paradosso e` un altro, e cioe` che proprio quella specie di fantasticheria permanente in 35 millimetri, che welles sottoponeva a chiunque avesse voglia di ascoltarlo, ha finito nell`immaginario di tutti per diventare il cinema - una sostanza quasi alchemica che i film in sala contengono spesso solo in tracce. per tutti gli altri, che magari di welles conoscono solo l`immagine, o il frammento di una delle innumerevoli leggende da lui stesso messe in circolo, queste conversazioni settimanali con harry jaglom a un tavolo del ma maison di los angeles costituiscono la migliore introduzione possibile a una biografia per definizione piu` grande del vero, raccontata quasi dalla stessa voce che aveva tanti anni prima reso celebre, alla radio, il suo protagonista.