
"l`eco della concezione estetica di diderot fu ampia e vivace presso i contemporanei, e ando` accrescendosi a mano a mano che venivano alla luce i molti scritti che egli aveva lasciato inediti o che erano stati diffusi solo in un ristretto circolo di amici. in germania, uomini come lessing, goethe, schiller ne rimasero profondamente impressionati. ma l`entusiasmo manifestato da questi tre grandi uomini non fu dovuto a un`infatuazione o a ragioni contingenti. la vitalita` della concezione estetica di diderot si paleso` in modo durevole e universale, quanto piu` si fece chiaro il ruolo ineliminabile da essa esercitato negli ulteriori sviluppo della produzione artistica." (dalla nota di guido neri)


e il 23 marzo 1890 a san pietroburgo e, nell`ampio corridoio del teatro mariinskij, e` in corso una delle sfilate piu` emozionanti che sia dato vedere nella splendida citta` affacciata sul golfo di finlandia. la famiglia reale e` accorsa al gran completo per il saggio finale delle giovani allieve del corpo di ballo. gli zar romanov sono i finanziatori di buona parte dei teatri imperiali e non mancano mai alle occasioni in cui e` possibile scorgere le prime esibizioni delle future e`toiles. lungo il corridoio, l`imperatore alessandro iii avanza a grandi passi, seguito dall`imperatrice gracile e minuta. piu` indietro ancora lo zarevic nicola, detto niki, un fauno, piccolo, esile nella sua uniforme, le guance morbide e graziose, i lineamenti fini. raggiunta la tavola allestita per la sobria cena della scuola, l`imperatore fa sedere alla sua sinistra nicola e, accanto a lui, la ragazza che piu` di tutte promette di essere una stella del mariinskij: mathilde kschessinska, la figlia piu` giovane del grande felix kschessinsky, che ha danzato per i romanov per quasi quarant`anni. l`intento di alessandro iii e` palese: fare in modo che il figlio renda onore a una lunga tradizione che vuole imperatori, granduchi, conti e ufficiali scegliere le loro amanti tra le ballerine di danza classica. per mathilde kschessinska e` l`occasione di puntare dritta al cielo, un premio inaspettato al suo talento.







l`ascesa al potere del governo berlusconi venne salutata da "tribu`" di g. a. stella che, con i tratti del riso amaro, raccontava la nuova classe dirigente, da gianni baget bozzo a lucio colletti, da ignazio la russa alla carlucci, passando per giuliano ferrara, guazzaloca e iva zanicchi. oggi, alcuni di quei personaggi sono caduti in disgrazia o sono stati sostituiti da altri. questo libro di stella riaggiorna quella cartografia con una serie di nuovi ritratti che, unitamente a quelli relativi ai politici ancora in sella, restituiscono una mappa vivace dei nuovi poteri, ma in fondo anche dell`antropologia piu` profonda dell`homo italicus.






il bravo poliziotto non e` senza paura, e` un uomo che la paura ha imparato a conoscerla, a dominarla, ne ha fatto un`arma di difesa e contrattacco. lo sa bene l`ispettore giovanni galasso, che in trent`anni di carriera ha combattuto la criminalita` di strada e quella organizzata, imparando sulla propria pelle che l`unico modo per restare vivi e` non abbassare mai la guardia. a palermo ha subito il piu` ignobile degli attacchi, ha dovuto accettare il trasferimento, e adesso alla squadra mobile di roma ha trovato una seconda casa, un gruppo di amici leali, una famiglia. ma nella vita di uno sbirro la pace non puo` durare troppo a lungo: succede cosi` che l`omicidio di anna de caprariis, un`affascinante nobildonna nota nella capitale come organizzatrice di iniziative benefiche, diventa per galasso l`inizio di un`indagine piena di insidie e interrogativi, destinata a riportare alla luce antichi misteri personali. come quello del suicidio di laura, sua fiamma giovanile, che scopre collegata alla de caprariis attraverso discutibili amicizie. per venirne a capo servira` intuito, cattiveria e quel pizzico di imprevedibilita` che appartiene soltanto ai numeri uno.

dei 142 libri che componevano l`imponente "storia" di livio ne sono pervenuti solo 35. con stile maestoso e scorrevole il grande storico ripercorreva le vicende di roma, dall`arrivo di enea in italia ai funerali di druso, figliastro di augusto (9 a.c.), con l`intento di fornire all`urbe, nel momento culminante della sua potenza e della sua gloria, un`esposizione artisticamente valida del suo passato. il successo della storia liviana fu enorme fin dall`antichita`, non solo per il suo valore storiografico quanto per la visione d`insieme, che vede quasi prevalere gli aspetti artistici, letterari e morali su quelli puramente storici. questi libri proseguono il racconto delle tre guerre sannitiche gia` avviato nei libri vii-viii con il definitivo trionfo nella penisola che portera` la potenza romana ad affacciarsi piu` decisamente sul mediterraneo.


nel settembre del 1937 antonin artaud venne arrestato a dublino, dov`era andato per restituire agli irlandesi il bastone di san patrizio. espulso come , sbarco` la settimana dopo a le havre gia` in camicia di forza, pronto per marcire in manicomio a tempo indeterminato. nel febbraio del 1943, grazie agli sforzi del poeta robert desnos, venne trasferito nel territorio di vichy e assegnato all`istituto di rodez, diretto da gaston ferdie`re - vecchio sodale dei surrealisti parigini, poeta dilettante, seguace dell`arteterapia, nonche` pioniere della , ovvero l`elettroshock. a rodez, dove rimase sino al maggio 1946, dopo anni di silenzio artaud ricomincio` a scrivere, soprattutto lettere: agli amici - jean paulhan, roger blin, andre` gide, arthur adamov -, alla madre, ai medici che lo avevano in cura, in particolare il dottor ferdie`re, suo salvatore e suo aguzzino. sono pagine incandescenti, dove artaud parla della fame, delle privazioni che e` costretto a subire e degli orribili effetti di spossessamento e torpore causati dagli elettroshock, ma non solo: parla di mistiche e di santi, di teatro e di poesia, della alice di carroll e dei libri di gue`non, del rifiuto della sessualita` in nome dell`aspirazione a un`assoluta castita` e dell` di cui si ritiene vittima, della famiglia mitica che si e` costruito e dei demoni che lo martirizzano. e soprattutto rivendica il suo essere un poeta veggente che anela - ed e` un anelito tutt`altro che delirante - a una verita` metafisica.



Il nuovo album, 2018


annota flaiano nel febbraio del 1936, mentre, sottotenente del genio, partecipa alla guerra d`etiopia. . non a caso, attendera` dieci anni prima di ricavare da quella sofferta esperienza - fatta di sete e stanchezza, caldo e paura - un romanzo. un romanzo sconcertante, tanto piu` in pieno clima neorealista, che ha come sfondo non la , ma il paese triste, ingrato, ambiguo, sfuggente delle iene (e che dunque cela di necessita` ), e al centro una vicenda : un delitto futile e fatale, che scatena in chi l`ha commesso un corrosivo delirio. e gli trasmette il morbo di un , di un senso di colpa inscindibile dal rancore, di una pieta` commista a disprezzo per un mondo ignoto, l`africa - , dove gli occidentali vanno .